Obbligazione indicizzata

Che cos’è un'obbligazione indicizata? 

Un’obbligazione indicizzata è un titolo di debito emesso da governi o imprese che, a differenza delle obbligazioni tradizionali, lega il proprio rendimento a un parametro di riferimento esterno. Questo parametro, o indice, può essere rappresentato dal tasso di inflazione, da un tasso di interesse interbancario o da altri indicatori economici. 

In altre parole, un’obbligazione è sempre un prestito: l’investitore presta capitale all’emittente che si impegna a restituirlo alla scadenza, corrispondendo interessi periodici. Nel caso delle obbligazioni indicizzate, il capitale e/o le cedole non sono fissi, ma si adeguano a seconda dell’andamento dell’indice scelto. 

Inizialmente questi strumenti sono nati con l'obbiettivo di proteggere l’investitore dall’erosione del potere d’acquisto causata dall’aumento del livello generale dei prezzi. Con l’inflazione in crescita, i flussi di cassa futuri di un titolo di debito perdono valore reale; lo scopo proprio quello di mitigare questo effetto. Col tempo, però, il concetto si è evoluto, includendo altre forme di indicizzazione legate a indici finanziari o panieri azionari, con finalità non solo di protezione ma anche di diversificazione e ricerca di rendimento.

Come funzionano? 

Il funzionamento delle obbligazioni indicizzate può essere riassunto in due meccanismi principali: 

- Adeguamento del valore nominale: alcune emissioni prevedono che il valore nominale del titolo – ossia il capitale che sarà rimborsato a scadenza – venga rivalutato periodicamente in base all’andamento dell’indice di riferimento. Se l'indice si muove allora anche il capitale rimborsato cambierà. 

- Adeguamento delle cedole: altre emissioni collegano il pagamento degli interessi all’indice di riferimento. In questo caso, il tasso di interesse applicato può essere la somma di una componente fissa e di una variabile legata all’indice.

Esempio: immagina di sottoscrivere un’obbligazione indicizzata all’inflazione con valore nominale di 1.000 euro e cedola reale dell’1%. Se nell’anno l’indice dei prezzi al consumo cresce del 3%, il capitale viene rivalutato a 1.030 euro. La cedola si calcola su questo nuovo valore: 1% di 1.030 = 10,30 euro. Alla scadenza riceverai quindi un capitale e cedole già adeguati al tasso di inflazione, mantenendo più stabile il tuo potere d’acquisto.

È importante distinguere le obbligazioni indicizzate all’inflazione da altre tipologie di titoli strutturati, che possono essere legati non all’andamento dei prezzi ma a quello di indici finanziari o panieri azionari. In questo caso si parla di index linked bond, quando il riferimento è un indice, oppure di equity linked bond, quando la cedola o il rimborso dipendono dall’andamento di un paniere di azioni. Questi strumenti condividono con le obbligazioni indicizzate all'inflazione il fatto di avere una componente variabile, ma hanno finalità e rischi differenti: non servono a proteggere dall'aumento dei prezzi, bensì a offrire rendimenti collegati all’andamento dei mercati azionari o di altri indici.

Le obbligazioni indicizzate possono essere emesse sia da governi (le cosiddette obbligazioni governative) sia da imprese. Tra gli esempi più noti vi sono i Treasury Inflation Protected Securities (TIPS) degli Stati Uniti, titoli di Stato il cui valore è collegato all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo americano. 

Quali indici vengono usati? 

Gli indici utilizzati per l’aggancio delle obbligazioni indicizzate dipendono dal Paese e dal tipo di emittente. I più diffusi sono: 

- Indice dei prezzi al consumo (CPI – Consumer Price Index): misura la variazione dei prezzi di un paniere rappresentativo di beni e servizi consumati dalle famiglie. È l’indice più usato a livello internazionale, e il principale riferimento per i TIPS negli Stati Uniti. 

- Indici armonizzati europei (HICP): sono indicatori statistici elaborati da Eurostat per misurare in modo uniforme l’inflazione nei diversi Paesi dell’Unione Europea. Si basano su un paniere di beni e servizi rappresentativo dei consumi delle famiglie, costruito con criteri comuni a tutti gli Stati membri. In questo modo permettono confronti affidabili tra Paesi. Utilizzati anche per le emissioni di questo tipo di obbligazioni da alcuni Stati membri, in quanto garantiscono una misurazione omogenea dell’inflazione tra diversi Paesi.  

- Altri indici specifici: alcune obbligazioni possono collegarsi a indici settoriali, ai tassi interbancari o persino al PIL nominale. In ogni caso, lo scopo è quello di riflettere un fattore macroeconomico rilevante. 

Vantaggi e svantaggi 

Vantaggi

- Protezione dal rischio inflattivo e rendimenti reali: la caratteristica principale delle obbligazioni indicizzate all’inflazione è la difesa del potere d’acquisto. In contesti di aumento del livello generale dei prezzi, questi titoli offrono una salvaguardia che le obbligazioni a tasso fisso non garantiscono. L’investitore non si limita a ricevere interessi nominali, ma beneficia di cedole e capitale rivalutati in termini reali, al netto dell’inflazione. Questo li rende strumenti adatti soprattutto al lungo termine, quando la perdita di valore della moneta diventa più significativa. 

- Diversificazione del portafoglio: possono essere un complemento utile a un portafoglio composto da obbligazioni tradizionali e azioni, perché reagiscono in modo diverso alle dinamiche inflattive. Anche le varianti index linked o equity linked, pur non avendo la finalità di protezione dall’inflazione, consentono di diversificare ulteriormente i rendimenti collegandoli a indici finanziari o panieri azionari. 

Svantaggi

- Rendimento inferiore in scenari di bassa inflazione: quando il tasso di inflazione è molto basso o addirittura negativo (deflazione), le obbligazioni indicizzate tendono a generare rendimenti inferiori rispetto alle obbligazioni tradizionali. 

- Complessità: il funzionamento non è immediato, per un investitore non esperto può risultare difficile comprendere come il valore nominale e le cedole vengano rivalutati. Le versioni index ed equity linked aggiungono ulteriore complessità, perché il rendimento dipende da mercati azionari o da indici talvolta molto volatili. 

- Rischio diverso rispetto alle obbligazioni a tasso fisso: l’investitore deve essere consapevole che questi strumenti non offrono la stabilità di un flusso di cedole fisso e prevedibile. Nel caso delle obbligazioni indicizzate all’inflazione, la variabilità può essere un vantaggio solo se i prezzi salgono. Nel caso delle index o equity linked, invece, l’andamento è legato a mercati più rischiosi, con la possibilità che i rendimenti siano anche molto inferiori alle attese. 

Ruolo delle obbligazioni indicizzate negli investimenti 

Le obbligazioni indicizzate all’inflazione rappresentano una particolare categoria di strumenti che può essere utile per chi desidera proteggersi dal rischio legato all’aumento dei prezzi. Strumenti come i Treasury Inflation Protected Securities negli Stati Uniti, o le emissioni governative simili in Europa, mostrano come i governi utilizzino questo tipo di titoli di debito per offrire agli investitori un’opzione differente rispetto alle obbligazioni tradizionali. 

Tuttavia, non sono strumenti adatti a ogni contesto o a ogni investitore. La loro convenienza dipende molto dal ciclo economico, dall’andamento del tasso di inflazione e dei mercati e dall’orizzonte temporale.

Come per qualsiasi investimento, è importante comprendere bene come funzionano, quali rischi comportano e quale ruolo possono avere all’interno di un portafoglio ben diversificato.