Tasso d'inflazione
Che cosa rappresenta il tasso d'inflazione?
Il tasso d'inflazione indica la variazione percentuale del livello generale dei prezzi di un insieme di beni e servizi acquistati dalle famiglie in un determinato periodo di tempo. È uno dei principali indicatori macroeconomici.
Il tasso d'inflazione rappresenta quindi l'aumento dei prezzi medio che interessa un’economia. Non si limita al costo di un singolo prodotto, ma misura quanto varia, complessivamente, il prezzo di un insieme rappresentativo di consumi.
Un valore positivo segnala che i prezzi sono saliti rispetto al periodo precedente; un valore negativo indica che l'economia è in deflazione.
Come si misura praticamente
L’inflazione viene calcolata sulla base dell’indice dei prezzi al consumo (IPC). Questo indice viene costruito misurando periodicamente i prezzi di un paniere di beni e servizi considerati tipici del consumo delle famiglie.
Il paniere:contiene diverse categorie di spesa, come alimentari, trasporti, abbigliamento, spese per l’abitazione, beni durevoli, servizi e beni energetici (carburanti, energia elettrica, gas). Questo non è fisso, ma viene rivisto ogni anno per riflettere i cambiamenti nelle abitudini di consumo.
L'anno base: si stabilisce un anno di riferimento, fissando l’indice a 100. Gli anni successivi, i valori superiori o inferiori a 100 mostrano la dinamica dei prezzi rispetto a quell’anno.
Il tasso di inflazione si ottiene confrontando due valori dell’indice in momenti diversi, tramite la formula:
Tasso d'inflazione = [( IPCt - IPCt -1 ) / IPCt -1 ]⋅ 100
Va bene avere un tasso d'inflazione pari allo 0%?
Avere un’inflazione pari allo 0% non è necessariamente una buona notizia. Se i prezzi restano sempre fermi, le famiglie e le imprese possono decidere di rimandare acquisti e investimenti, pensando che non ci sia motivo di spendere subito. Questo comportamento rallenta l’attività economica.
Allo stesso tempo, quando i prezzi non crescono, i debiti diventano più pesanti da sostenere perché non si riduce mai il loro valore reale. Una situazione di stabilità assoluta dei prezzi può quindi trasformarsi in deflazione, cioè una diminuzione generale dei prezzi, che a sua volta rende più difficile la crescita e può avere effetti negativi sull’occupazione.
Per questo motivo le Banche centrali puntano ad avere sempre un po’ di inflazione, considerata sana quando si mantiene intorno al 2% all’anno.
Tipologie di tassi d'inflazione
Oltre al dato complessivo, esistono diverse misure di inflazione che permettono di distinguere meglio i fenomeni in atto:
- Tasso d'inflazione generale (o headline): misura il livello di inflaizone include tutte le componenti del paniere, compresi i beni energetici e gli alimentari freschi, spesso più soggetti a oscillazioni.
- Tasso d’inflazione core (o di fondo): è il tasso calcolato escludendo dal paniere i beni energetici e gli alimentari freschi, i cui prezzi sono soggetti a forti oscillazioni nel breve periodo. In questo modo si ottiene una misura più stabile, utile per valutare le tendenze di lungo periodo. Proprio per questo motivo viene seguito con particolare attenzione dalle Banche centrali quando devono definire le scelte di politica monetaria.
- Tasso d’inflazione armonizzato (IPCA): utilizzato nell’Unione Europea, calcolato secondo una metodologia comune per rendere comparabili i dati tra Paesi. È su questo che la Banca Centrale Europea basa le sue decisioni.
- Tasso d’inflazione super core (soprattutto negli USA): restringe ulteriormente il calcolo rispetto al core, escludendo anche alcune componenti di beni durevoli e concentrandosi in particolare sui prezzi dei servizi. Questo indicatore punta a cogliere la parte più stabile e persistente dell’inflazione, legata soprattutto ai salari e ai costi interni. La Federal Reserve lo considera un segnale importante per valutare la pressione inflazionistica di fondo.
Rilevanza per gli investimenti
Il tasso di inflazione ha un ruolo importante anche per chi investe, perché influenza il rendimento reale del risparmio. Se un titolo offre, ad esempio, un rendimento annuo del 3%, ma l’inflazione nello stesso periodo è al 2%, il guadagno effettivo non è del 3% ma soltanto dell’1%, perché una parte viene erosa dall’aumento dei prezzi.
L’inflazione incide anche sul valore delle obbligazioni a tasso fisso: quando i prezzi crescono oltre le attese, i loro rendimenti diventano meno interessanti e il valore di mercato tende a diminuire.
Per le imprese, invece, un aumento dei costi legato all’inflazione può ridurre i margini di profitto, soprattutto se non riescono a trasferire questi aumenti sui consumatori finali.
Per queste ragioni, in finanza si considerano spesso strumenti legati direttamente all’andamento dei prezzi, come i titoli di Stato indicizzati all’inflazione, che offrono una protezione parziale contro la perdita di potere d’acquisto.