Premio al rischio
Cos’è il premio al rischio?
Il premio al rischio può essere definito come la differenza tra il rendimento che un investitore si aspetta da un’attività rischiosa e quello che otterrebbe da un investimento privo di rischio. In altre parole, è il “compenso” che il mercato richiede per assumersi un rischio aggiuntivo.
Per chiarire, immaginiamo un confronto tra un titolo obbligazionario considerato privo di rischio – ad esempio i titoli di Stato di un Paese con elevata affidabilità creditizia – e un investimento nel mercato azionario. Le azioni offrono un rendimento atteso più alto, ma con maggiore volatilità. La differenza tra il rendimento atteso delle azioni e quello dei titoli di Stato rappresenta il premio al rischio azionario.
Questo concetto è cruciale nei mercati finanziari, perché spiega la relazione tra rischio e rendimento. Senza premio al rischio, nessun investitore accetterebbe di allocare risorse in strumenti incerti rispetto a un’alternativa sicura.
Come si calcola
Non tutti i rischi sono uguali. Una parte del rischio di un investimento può essere eliminata attraverso la diversificazione, ma rimane sempre un rischio non eliminabile, chiamato rischio di mercato. È proprio questo rischio sistematico che determina il premio al rischio: gli investitori vogliono essere compensati per il rischio che non possono evitare neppure distribuendo il portafoglio su strumenti diversi.
Il premio al rischio viene stimato confrontando due grandezze fondamentali:
- Il rendimento atteso dell’attività rischiosa: è ciò che l’investitore prevede di guadagnare da un determinato strumento, ad esempio un’azione.
- Il rendimento dell’investimento privo di rischio: tipicamente si prendono come riferimento i rendimenti dei titoli di Stato a breve termine emessi da governi ritenuti molto affidabili, cioè caratterizzati da un rating creditizio elevato. Questi strumenti, infatti, rappresentano un punto di riferimento comunemente accettato per misurare la condizione “senza rischio”.
La formula più semplice può essere espressa come:
Premio al rischio = rendimento atteso – rendimento dell’attività priva di rischio
Per esempio, se il rendimento atteso di un portafoglio azionario è del 7% e il rendimento dei titoli di Stato a breve termine è del 2%, il premio al rischio è pari al 5%.
Il modello CAPM
Uno degli strumenti più noti per stimare il premio al rischio è il Capital Asset Pricing Model (CAPM). Questo modello collega il rendimento atteso di un’attività al rischio sistematico che essa porta con sé rispetto al mercato. Rispetto alla semplice differenza di cui abbiamo parlato prima, questo metodo può essere considerato più raffinato perché tiene conto delle caratteristiche specifiche del singolo titolo, o di un intero portafoglio, in relazione al mercato.
Il CAPM si basa su un’equazione che lega tre elementi:
- il tasso di interesse privo di rischio (tipicamente quello dei titoli di Stato);
- il premio al rischio del mercato, cioè la differenza tra il rendimento atteso del mercato azionario complessivo e il rendimento dell’investimento privo di rischio;
- il rischio specifico dell’attività, misurata dal beta, un indicatore di sensibilità che misura quanto l’andamento di un titolo sia correlato a quello del mercato.
Secondo il CAPM, il rendimento atteso di un titolo è dato da:
Rendimento atteso = Tasso privo di rischio + Beta ⋅ (Premio al rischio di mercato)
Questo significa che un titolo con un beta maggiore di 1 è più volatile del mercato e quindi deve offrire un rendimento atteso più alto per compensare l’investitore. Viceversa, un titolo con beta inferiore a 1 richiede un premio al rischio più basso.
Perché è rilevante negli investimenti?
Il premio al rischio ha diverse implicazioni pratiche:
- Valutazione delle opportunità: gli investitori lo utilizzano per confrontare strumenti diversi. Se il premio offerto da un’attività rischiosa non appare sufficiente rispetto al rischio percepito, l’investimento potrebbe non risultare conveniente.
- Determinazione del costo del capitale: per le imprese, il premio al rischio è un elemento centrale nel calcolo del costo del capitale proprio, utilizzato per valutare nuovi progetti o investimenti aziendali.
- Indicatore delle condizioni di mercato: nei periodi di incertezza o crisi, il premio al rischio tende ad aumentare perché gli investitori chiedono un rendimento extra più elevato per accettare esposizioni rischiose. Al contrario, in contesti di stabilità il premio tende a ridursi.
Per capire meglio il concetto, si possono osservare tre esempi tipici:
- Mercato obbligazionario: titoli corporate emessi da aziende con rating basso devono offrire un rendimento superiore rispetto ai titoli governativi sicuri, proprio per compensare il rischio aggiuntivo.
- Mercato azionario: storicamente, i rendimenti medi delle azioni hanno superato quelli dei titoli di Stato. Questa differenza tra il rendimento atteso delle azioni e quello degli strumenti privi di rischio rappresenta il premio al rischio azionario.
- Decisioni di investimento individuali: quando un risparmiatore valuta se acquistare un fondo azionario o mantenere liquidità in strumenti governativi a breve termine, implicitamente sta confrontando il premio al rischio offerto dal mercato azionario con la sicurezza dei titoli di Stato.
Sebbene il concetto di premio al rischio sia ampiamente diffuso, esistono alcune difficoltà pratiche:
- Stima del rendimento atteso: non esiste un valore certo, ma solo previsioni basate su dati storici e aspettative.
- Scelte del tasso privo di rischio: anche i titoli di Stato, seppure considerati sicuri, non sono completamente esenti da rischio, come dimostrano alcuni episodi di default sovrano.
- Variabilità nel tempo: il premio al rischio non è fisso, ma varia in funzione delle condizioni economiche, del livello di fiducia e della percezione di rischio da parte degli investitori.
Il premio al rischio riflette il rischio di mercato che non può essere eliminato con la diversificazione, e per questo è al centro delle valutazioni di chiunque debba prendere decisioni di investimento.
Comprendere il premio al rischio non significa prevedere l’andamento dei mercati, ma avere uno strumento per leggere meglio la relazione tra rischio e rendimento. In questo senso, rimane un pilastro dell’educazione finanziaria, utile per chiunque voglia orientarsi con maggiore consapevolezza nel complesso mondo degli investimenti.