Ecco perché non fai il fondo pensione

Perché non si fa il pensione
Perché non si fa il pensione
Dati alla mano, le persone in Italia che hanno una posizione aperta a fine 2023 in un prodotto di previdenza complementare - fondo pensione aperto, chiuso o Pip - sono 9,6 milioni. Sempre a fine 2023, in Italia ci sono 23,7 milioni di persone che lavorano, mentre la forza lavoro, cioè le persone in età da lavoro, 25,6 milioni. In sintesi, le persone che potenzialmente avranno una pensione ma che non hanno un prodotto previdenziale sono 16 milioni (il 62,5%). Insomma, quasi i due terzi dei futuri pensionati non ha un prodotto previdenziale. Come mai? I motivi sono diversi, e te ne abbiamo parlato spesso: pensare di non avere soldi da investire, considerarsi troppo giovani per pensarci, avere difficoltà ad orientarsi nella scelta e nell’investimento…
Quale che sia la motivazione, a volte è sbagliata su base concettuale, perché non si è ben informati, ci si basa su pregiudizi…, ma a volte è dettata da altre motivazioni, più emotive, magari anche inconsce, ma che pesano comunque sul risultato. Oggi te le presentiamo usando la finanza comportamentale: ovviamente si tratta di una rassegna generale, non è detto che ognuno di noi sia guidato da tutto quanto diremo. Ci sarà chi sarà influenzato da una motivazione e chi da un’altra – e chi con intensità diversa.
TESTA ED EMOZIONI
Una motivazione è l’effetto gregge, quindi quella tendenza a seguire cosa fa la massa. La maggior parte delle persone non sta facendo il fondo pensione, i conoscenti, colleghi non lo fanno… avranno tutti torto? Sembra strano, eppure questo effetto gregge è molto diffuso. Mai affidarti a cosa fanno gli altri: potrebbero sbagliarsi oppure potrebbero trovarsi in una situazione diversa dalla tua. Le decisioni sui propri soldi sono personali e prese sui propri bisogni e desideri, che sono diversi da quelli degli altri.
C’è poi il problema legato alla distanza temporale tra il momento in cui si inizia a risparmiare, e quindi si mettono da parte dei soldi e si rinuncia a qualcosa, con il momento in cui si beneficia di quanto accumulato. Passano decenni e questo rende difficile comprendere i reali benefici – li fa sembrare anche inferiori – di quanto si sta facendo. In realtà il rischio di povertà in vecchiaia è reale, anche se lontano nel tempo. C’è poi un problema oggettivo: scegliere tra i diversi fondi pensione e poi tra i diversi comparti, decidere come risparmiare, non sono scelte facili. Questo può portare a bloccarsi, a rinunciare. A bloccarci non è però solo la difficoltà di comprensione o la paura di sbagliare, ma anche quella tendenza a lasciare tutto così com’è: non toccare la situazione attuale - dei nostri investimenti, di quello che facciamo nella nostra vita… - è una soluzione preferita rispetto ad altre possibili soluzioni (il cosiddetto bias dello status quo).
Comune a tutti gli investimenti, poi, c’è anche l’avversione alle perdite, che però può diventare rilevante soprattutto se si parla di fondi pensione chiusi. In quest’ultimi, infatti, si aderisce versando il proprio Tfr e si ritiene, non in maniera del tutto corretta, che con il fondo si possano perdere soldi, mentre con il Tfr “lasciato in azienda” si è tranquilli. E poi, anche se ci si decide che bisogna sottoscrivere il fondo pensione, si continua a rimandare e rimandare… cioè a procrastinare e intanto il tempo passa e si perdono occasioni valide. Sono tutte cose che ci portano a non investire, non farlo nel modo corretto o farlo in ritardo. La conseguenza è però molto pericolosa.
La finanza comportamentale prende in considerazione anche i comportamenti delle persone. Aggiunge dunque anche la sfera dei sentimenti e delle emozioni alle cause che inducono le persone a investire oppure a non farlo o a investire in certi modi piuttosto che in altri. Trovi l’elenco di tutti i bias citati qui a lato, con le relative spiegazioni e su come superarli, qui.
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