La finanza comportamentale ci insegna che gli esseri umani hanno una naturale inclinazione a privilegiare il presente. È il cosiddetto “present bias”: diamo molto più valore a un guadagno immediato rispetto a uno futuro, anche quando quest’ultimo è più grande. Questo atteggiamento porta a decisioni miopi, che privilegiano piccoli vantaggi nell’immediato a scapito di benefici ben più rilevanti nel lungo periodo.
Nei fondi pensione, questo comportamento diventa particolarmente evidente. Guardare i rendimenti mese per mese o anno per anno può generare frustrazione, perché le oscillazioni di mercato sono fisiologiche e non mancano mai. Tuttavia, la logica previdenziale è completamente diversa: più lungo è l’orizzonte temporale, maggiore è la capacità dell’investimento di produrre crescita grazie alla capitalizzazione composta.
Pensiamo a un semplice esempio: un giovane lavoratore che inizia a versare 100 euro al mese in un fondo pensione potrà accumulare, in 30 anni, una cifra molto più alta di chi ne versa 200 ma solo per 10 anni. La differenza non la fa solo l’importo, ma soprattutto il tempo.
Superare l’illusione del breve termine significa cambiare prospettiva:
- Guardare al quadro generale, non alle singole oscillazioni.
- Concentrarsi sul percorso, più che sulla performance di un singolo anno.
- Riconoscere che la costanza premia, perché i contributi versati nei momenti di ribasso acquistano più quote e nel lungo periodo si rivalutano.
In altre parole, il fondo pensione funziona come una maratona: chi si lascia distrarre dal cronometro al primo chilometro rischia di non arrivare mai al traguardo. Chi invece mantiene la rotta con pazienza e disciplina scopre che il tempo diventa il miglior alleato per costruire una pensione integrativa solida.