Ci sono decisioni che sappiamo essere giuste, ma che continuiamo a rimandare. Una di queste è l’adesione a un fondo pensione. Tutti capiscono che “prima si inizia, meglio è”, eppure molti rinviano di anno in anno. Perché succede? La risposta sta nei meccanismi della finanza comportamentale, che studia come le nostre emozioni e i nostri automatismi influenzano le scelte economiche.
IL PESO DELLE DECISIONI UNA TANTUM
Le scelte “una tantum”, cioè quelle che si fanno una sola volta o molto di rado, sono le più difficili. Non abbiamo l’abitudine o l’esperienza per affrontarle con sicurezza, e spesso ci sembrano più complesse e definitive di quanto non siano davvero. Aderire a un fondo pensione, per esempio, è percepito come un impegno lungo, quasi irreversibile. Questo basta per farci scattare la paura di sbagliare o di “legarsi le mani”.
IL BIAS DEL PRESENTE E LA PROCRASTINAZIONE
A complicare tutto c’è il “bias del presente”, cioè la tendenza a dare più peso al qui e ora rispetto al futuro. Rinunciare a una piccola parte dello stipendio oggi per avere un beneficio tra 30 anni ci sembra poco conveniente, anche se razionalmente sappiamo che è l’opposto. Così, rimandiamo. “Lo farò l’anno prossimo”, pensiamo. E l’anno dopo diciamo la stessa cosa.
L’AVVERSIONE AL RIMPIANTO E ALLO SFORZO
Un altro meccanismo potente è l’avversione al rimpianto: preferiamo non decidere, pur di non rischiare di pentirci. In fondo, non scegliere ci fa sentire al sicuro. Ma, come mostrano molte ricerche, restare fermi è spesso la scelta peggiore: non fare nulla significa rinunciare, inconsapevolmente, a decenni di vantaggi fiscali e di rendimento. In più, ogni decisione “una tantum” richiede uno sforzo cognitivo elevato. Dobbiamo informarci, valutare, confrontare opzioni, immaginare il futuro. Tutto questo richiede energia mentale — e il nostro cervello tende a risparmiare energia. Così, spesso, ci rifugiamo nell’inazione.
COME AIUTARSI: RENDERE LE BUONE SCELTE PIÙ FACILI
La buona notizia è che si può aggirare questa trappola mentale. Molti paesi, e anche l’Italia, hanno introdotto meccanismi di adesione automatica ai fondi pensione o formule di “silenzio-assenso”. In pratica, se non si fa nulla, si aderisce comunque. È una forma di “spinta gentile” (nudging): non toglie libertà, ma aiuta chi tende a rimandare a fare finalmente la cosa giusta. Anche l’automazione può dare una mano. Programmare versamenti automatici o aumenti graduali dei contributi – ad esempio +3% all’anno o in coincidenza con gli aumenti di stipendio – permette di costruire una pensione integrativa senza doverci pensare ogni volta. Dopo la prima decisione, tutto procede da sé.