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I buoni postali per minori sono interessanti?
2 anni fa - venerdì 2 ottobre 2020
Buoni postali
La risposta è sì: il consiglio di non investire in buoni postali vale anche per quelli dedicati ai minori.
il motivo è lo stesso: non rendono abbastanza per ripagarti del rischio legato al nostro Paese, anche se offrono rendimenti superiori a quelli dei BTp.
Come vedi dalla tabella qui sotto, per ogni data scadenza i Buoni postali per minori rendono infatti di più dei nostri titoli di Stato.
BUONO POSTALE A CONFRONTO CON IL BTP |
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Scadenza |
Buono postale |
BTp |
Scadenza |
Buono postale |
BTp |
1 anno e sei mesi |
0,50% |
-0,22% |
10 anni |
1,50% |
0,79% |
2 anni |
0,50% |
-0,19% |
11 anni |
1,50% |
0,89% |
3 anni |
0,50% |
-0,06% |
12 anni |
2,00% |
0,93% |
4 anni |
0,75% |
0,24% |
13 anni |
2,00% |
1,06% |
5 anni |
1,00% |
0,26% |
14 anni |
2,00% |
1,14% |
6 anni |
1,25% |
0,38% |
15 anni |
2,00% |
1,16% |
7 anni |
1,25% |
0,54% |
16 anni |
2,50% |
1,23% |
8 anni |
1,50% |
0,62% |
17anni |
2,50% |
1,31% |
9 anni |
1,50% |
0,68% |
18 anni |
2,50% |
1,36% |
IL PROBLEMA STA NEI RENDIMENTI DEI BTP
Il problema è però che oggi i rendimenti dei BTp sono bassi e tenuti tali dalle politiche ultra-espansive della Banca centrale europea che compra obbligazioni, BTp compresi, sul mercato per decine di miliardi di euro al mese, influenzando così i prezzi e tenendoli artificialmente alti e per converso i loro rendimenti sono bassi. E non è tutto. A mantenere i rendimenti dei nostri titoli di Stato sui minimi storici non solo sono gli attuali acquisti della Bce, ma anche l’attesa per i soldi provenienti dal Recovery fund europeo, che fornirà liquidità vitale alle nostre casse statali, e la speranza che la Bce, nei prossimi mesi, metta ancora mano al portafoglio ed aumenti i suoi acquisti di titoli. I rendimenti dunque dei BTp oggi non sono quelli reali e soprattutto non riflettono le reali difficoltà del nostro Paese. Oggi infatti il rating del nostro Paese è solo un gradino sopra il livello di un titolo spazzatura – vedi sotto - e se non è stato declassato è solo per i soldi che arrivano dalla Bce e dal Recovery fund, che daranno fiato alle casse statali per un po’. Attenzione, però, le cose non dureranno in eterno. Prima di tutto le speranze del mercato per un incremento del piano di acquisti devono essere ancora soddisfatte: se la Bce, imbrigliata dalle divisioni politiche esistenti tra gli Stati membri della zona euro, dovesse deludere queste attese, i rendimenti dei BTp subirebbero un contraccolpo – e quindi anche i nostri conti pubblici. In secondo luogo, il Recovery fund aiuta, certo, ma non è infinito. Una volta finiti questi soldi, e quelli della Bce, l’Italia dovrà far fronte da sola al finanziamento del suo ingente debito pubblico – quest’anno supererà il 160% del Pil – insieme ad una crescita oramai tradizionalmente asfittica.
I rendimenti dei nostri BTp oggi sono inferiori anche al rendimento medio pagato anche dai bond con rating BBB, lo stesso dell’Italia.
DESTINO SEGNATO?
Tutto questo significa che l’Italia è destinata ad esser declassata e i suoi BTp a diventare un titolo spazzatura? Le probabilità ci sono, ma non è ancora detto. Come visto, i soldi dell’Europa potranno rimandare il taglio del nostro rating, e questo è un primo aspetto di cui tener conto: un taglio oggi ha un certo impatto sui prezzi dei BTp – e sui suoi rendimenti, un taglio che avviene tra diversi anni ha un impatto diverso. Inoltre, il taglio potrebbe anche non avvenire.
Se l’Italia sarà in grado di sfruttare a dovere i soldi del Recovery fund e stimolare la crescita, il debito pubblico potrebbe essere più sostenibile, anche con un rapporto debito/Pil più alto. Inoltre, c’è anche l’eventualità che il nostro Stato sia costretto a finanziarie molto dure – patrimoniali comprese – per mettere a posto i conti. Manovre “lacrime e sangue” sono un costo per i contribuenti, ma per i mercati sono invece buone notizie, perché sono viste come mosse per mettere in sicurezza i conti pubblici. Infine, anche quando la Bce smetterà di acquistare titoli, continuerà a reinvestire tutti quelli in suo possesso che andranno in scadenza e successivamente inizierà a comprarne sempre meno. Insomma, pur riducendosi nel tempo, l’ombrello protettivo della Bce rimarrà aperto per molto tempo, aiutando i nostri titoli di Stato.
Non è quindi detto che per forza i nostri BTp saranno declassati. Questo significa che il rendimento dei nostri titoli di Stato non deve essere automaticamente uguale a quello che oggi pagano i bond con rating BB, quello a cui potremmo venir declassati. Deve piuttosto tener conto delle varie probabilità che il declassamento avvenga o meno oppure che avvenga ma più in là con il tempo. Inoltre, abbiamo voluto tener conto di un altro aspetto. I rendimenti dei titoli con rating BB oggi beneficiano anch’essi della politica espansiva della Bce: non sono direttamente comprati, ma il ribasso dei rendimenti ha toccato, seppur in maniera minore, anche loro. Per cui abbiamo anche considerato quanto dovrebbero rendere i bond con rating BB senza gli acquisti della Bce nel momento in cui i nostri BTp dovessero essere declassati. Considerando ciò, un BTp decennale oggi dovrebbe renderti il 2,53% lordo annuo, rispetto allo 0,79% odierno – in tabella trovi quanto dovrebbero rendere i BTp con le altre scadenze.
Per il calcolo del valore “corretto” dei BTp abbiamo dunque tenuto conto del rendimento dei bond BBB, che sono già più alti di quelli dei BTp e di quelli con rating BB. Tra l’altro, in caso di taglio, non è detto che il rating scenderebbe direttamente a BB: significherebbe che il nostro Paese subirebbe un declassamento di ben due gradini. In realtà è più probabile che il declassamento sia prima a BB+ e poi a BB. Inoltre, come scritto, abbiamo “depurato” dai rendimenti offerti dai bond con rating BB l’effetto delle politiche espansive della Bce.
BUONO POSTALE A CONFRONTO CON QUELLO CHE DOVREBBE ESSERE IL BTP |
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Scadenza |
Buono postale |
BTp |
BTp “teorico” |
Scadenza |
Buono postale |
BTp |
BTp “teorico” |
1 anno e sei mesi |
0,50% |
-0,22% |
1,33% |
10 anni |
1,50% |
0,79% |
2,53% |
2 anni |
0,50% |
-0,19% |
1,39% |
11 anni |
1,50% |
0,89% |
2,65% |
3 anni |
0,50% |
-0,06% |
1,51% |
12 anni |
2,00% |
0,93% |
2,76% |
4 anni |
0,75% |
0,24% |
1,64% |
13 anni |
2,00% |
1,06% |
2,87% |
5 anni |
1,00% |
0,26% |
1,78% |
14 anni |
2,00% |
1,14% |
2,97% |
6 anni |
1,25% |
0,38% |
1,92% |
15 anni |
2,00% |
1,16% |
3,07% |
7 anni |
1,25% |
0,54% |
2,07% |
16 anni |
2,50% |
1,23% |
3,16% |
8 anni |
1,50% |
0,62% |
2,22% |
17anni |
2,50% |
1,31% |
3,24% |
9 anni |
1,50% |
0,68% |
2,31% |
18 anni |
2,50% |
1,36% |
3,32% |
TORNIAMO AL BUONO POSTALE
Dunque, riconfrontando il rendimento che dovrebbero avere i BTp con quanto offerto dai Buoni postali per minori, puoi vedere che quest’ultimi non offrono mai di più rispetto al rendimento “corretto” dei BTp. Ecco perché non ti consigliamo di sottoscriverli.
Dove investire allora per un minore?
Una possibile soluzione è il fondo pensione. Coi fondi pensione puoi versare infatti i tuoi soldi anche a favore di un familiare a carico, tipicamente un figlio. Puoi versare tu per lui fin dalla sua nascita: quando sarà adulto si ritroverà, quindi, un bel tesoretto. Quanto versare? Normalmente i fondi pensione lasciano una certa libertà per i versamenti. Non c’è, quindi, alcun vincolo per il versamento: sarai tu a decidere se, quando e quanto versare. L’importo lo puoi stabilire di volta in volta, quasi sempre senza limiti minimi e massimi e senza scadenze. Puoi sospendere, modificare e riprendere il versamento in totale autonomia, senza comunicare nulla preventivamente al fondo. Ricorda: l’importante è che i figli siano fiscalmente a tuo carico (se sei un nonno non puoi farlo direttamente, ma qui a lato ti diciamo come aggirare l’ostacolo). Inoltre, i contributi per il figlio sono anch’essi deducibili e li puoi sommare a quelli che fai per te: il limite di deducibilità però non raddoppia, resta 5.164,57 euro. Quindi, se non versi già al massimo della deducibilità per te, puoi risparmiare ancora più tasse. I vantaggi sono anche per tuo figlio. Quando inizierà a lavorare non sarà vincolato dalle scelte che hai fatto tu. La scelta su dove destinare i suoi risparmi previdenziali sarà libera e potrà decidere di lasciare il Tfr “in azienda” e tenere aperta la posizione nel fondo che hai fatto tu per lui oppure potrà decidere di trasferire quanto versato (e maturato) da te presso un altro fondo pensione – il suo di categoria, per esempio. Inoltre, la soluzione del fondo pensione consente di avere anche una certa flessibilità nell’attingere a quanto messo da parte. Il figlio, infatti, potrà anche ritirare, per esempio, il 75% per comprare casa oppure ritirare fino al 30% di quanto accumulato per un qualunque motivo (per esempio pagarsi gli studi). Per il fondo da scegliere, puoi fare i versamenti a favore di tuo figlio anche nel tuo fondo (chiuso o aperto): il comparto da scegliere per lui è l’azionario.
E SE SONO UN NONNO?
Se un nonno vuole fare un fondo pensione per un nipotino, il versamento non può partire direttamente da lui, perché per legge solo il titolare del fondo, il nipote – lo immaginiamo minorenne e senza reddito – o colui che ha in carico fiscalmente la persona può fare il versamento. Il modo, però, si può comunque trovare. È necessario fare un passaggio in più: il nonno dà i soldi a suo figlio e sarà quest’ultimo, che ha fiscalmente in carico il nipote, a effettuare il versamento nel fondo pensione per lui. Se vuoi approfondire l’argomento puoi leggere un nostro articolo qui https://bit.ly/367Lihy.