#content#
2° Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità
31 mar 2017La mattina del 6 aprile a Roma, presso il Tempio di Adriano, si terrà la Seconda Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità, presente il ministro Beatrice Lorenzin. Nel corso della giornata verranno presentati i risultati del secondo anno di attività del progetto «Curiamo la corruzione»: l’indagine sul livello di percezione della corruzione, l’analisi del rischio e degli sprechi economici e le raccomandazioni scaturite dal Tavolo di lavoro pubblico/privato.
Anche Altroconsumo parteciperà con l’intervento di Rosanna Massarenti, direttore responsabile; l’Organizzazione è parte della cordata guidata da Transparency International Italia, ispiratrice del Progetto «Curiamo la corruzione» dal quale è scaturita una petizione popolare per un sistema sanitario nazionale più trasparente, integro ed equo. Con la petizione i partner intendono dimostrare quanto gli italiani tengano al proprio sistema sanitario e chiedere che venga finalmente messo al riparo da corrotti e malfattori.
Altroconsumo si è immediatamente schierata a favore dell’iniziativa, dimostrando in concreto il coinvolgimento della società civile. Infatti con il Progetto Diritti in Salute offre informazione e consulenze ad hoc in materia sanitaria e di responsabilità medica, per migliorare l’accesso ai servizi sanitari e le conoscenze dei cittadini rispetto ai propri diritti. Sono i pazienti, infatti, che – dovendo affrontare quotidiane difficoltà di accesso alle cure - pagano il costo finale della corruzione in sanità e degli sprechi che comporta per il SSN. Garantendo l’accesso equo alle cure e l’informazione dei cittadini è possibile, invece, sottrarre linfa e ossigeno a pratiche opache, scarsamente trasparenti, nelle quali si annida la corruzione.
L’impossibilità di accesso alle cure presenta una forte matrice economica, che dipende anche dagli sprechi provocati dalla corruzione in sanità e dall’aumento dei costi dei servizi per la salute: da un’inchiesta di Altroconsumo di fine 2015 il 46% degli italiani rinuncia a qualche tipo di cura perché non può permettersela. Il 13% si è dovuto indebitare per pagarsi le spese mediche. Il 61% delle famiglie con un reddito complessivo compreso tra 1000 e 1500 euro al mese (il 75% di chi ha un reddito inferiore ai 1000 euro) dichiara di non riuscire ad affrontare tutte le spese sanitarie e quindi rinuncia a curarsi (ad esempio interrompendo un trattamento o ritardando un intervento).
Penalizzato il Sud: la regione dove si rinuncia di più alle cure mediche è la Campania (73%), seguita da Calabria (69%), Lazio (64%), Abruzzo (63%) e Sicilia (59%).
Tra le cure più sacrificate quelle odontoiatriche (38%), quelle oftalmiche (22%), la riabilitazione fisica (15%) e le cure ortopediche (11%).
Nei casi più gravi si rinuncia anche a visite assolutamente urgenti: il 23% in Sicilia, ad esempio, oppure il 18% tra coloro nella fascia di reddito inferiore ai 1000 euro al mese.
Per curarci spendiamo sempre più soldi di tasca nostra: in media il 14% del reddito netto familiare. Come dire che in un anno spendiamo circa 2mila euro a famiglia per cure sanitarie essenziali. E si sale a 2.400 euro se ci prendiamo cura di un malato cronico.