In caso di crisi dell’Italia il fondo di tutela dei depositi è sicuro?
Data di pubblicazione 19 dicembre 2011
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Se il sistema bancario italiano, preso nel suo complesso regge, sì. Se più banche importanti del Paese iniziano a cadere una dopo l’altra in un tragico effetto domino, è lecito dubitare.
· In Italia esistono meccanismi di garanzia che proteggono i correntisti dall’insolvenza delle banche: il Fondo interbancario di tutela dei depositi (sito www.fitd.it/) per la maggior parte delle banche del Paese.
· L’importo assicurato è pari a 100.000 euro per ogni depositante e per ogni istituto di credito. In poche parole se avete un conto con vostro fratello di 150.000 euro siete interamente coperti, se avete da soli un conto dello stesso importo siete coperti solo fino a 100.000 euro. Mentre, di nuovo se questi 150.000 euro li avete divisi e 75.000 euro sono in una banca e 75.000 euro in un’altra ed entrambe le banche per somma sfortuna falliscono siete coperti.
· I soldi devono essere rimborsati entro 20 giorni dal provvedimento di liquidazione coatta e un’eventuale proroga da parte di Banca d’Italia non può andare oltre 10 giorni. La garanzia copre: conti correnti, depositi, assegni circolari, certificati di deposito nominativi.
E le banche di credito cooperativo?
Per queste è in vigore il Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo (www.fgd.bcc.it). Inoltre sempre per queste banche è prevista una garanzia anche sulle obbligazioni attraverso il Fondo di garanzia dei portatori di titoli obbligazionari emessi da banche appartenenti al credito cooperativo (www.fgo.bcc.it).
· C’è rischio che il fondo non copra tutto? Dallo Stato patrimoniale del bilancio 2010 (la fotografia della ricchezza di una società) risulta che il fondo ha in cassa come disponibilità liquide circa 450.000 euro. In pratica c’è di che risarcire 100.000 euro a 4 correntisti e mezzo. Un po’ pochino in caso di crack. E, infatti, per capire la portata del fondo occorre guardare a un’altra parte del prospetto di bilancio, i Conti d’ordine, dove si registrano cioè tutte le varie ed eventuali che non hanno impatto sul patrimonio o sul reddito di una società.
· Qui saltano all’occhio quasi 1,77 miliardi di euro che costituiscono l’impegno complessivo delle banche facenti parte del fondo ad intervenire in aiuto dei correntisti di banche in liquidazione. Insomma ci sono disponibilità per poco meno di 20.000 correntisti. Certo il fondo può anche decidere di innalzare tale importo fino in pratica a raddoppiarlo. E non è detto che il fondo debba agire per forza dando i soldi ai correntisti, ma può anche operare in maniera differente per “tenere in piedi” la banca sull’orlo del tracollo. Tuttavia dubitiamo che tutto ciò sia sufficiente nel caso in cui crollino banche molto grosse o in cui ci sia una crisi di sistema nel suo complesso. Se un fallimento dell’Italia dovesse malauguratamente portare a una crisi a catena di una banca via l’altra questi soldi di fatto svanirebbero come neve al sole. È un’ipotesi remota, ma indica linee e confini del fondo.