Domani incontriamo a Roma il presidente delle quattro «nuove» Banca Etruria, Banca delle Marche, CariFerrara e CariChieti a capo del cosiddetto progetto «Good Banks» relativo ai fallimenti bancari e ai loro effetti sui risparmiatori, a cui presenteremo le nostre proposte in materia di salvataggi bancari. In particolare chiederemo:
1) Totale trasparenza, con la pubblicazione in tempi strettissimi sia di bilanci dettagliati delle “nuove” banche e della bad bank (la società in cui sono confluiti i crediti deteriorati delle quattro banche), sia delle modalità con cui è stato calcolato il prezzo di cessione dei crediti deteriorati dalle “nuove” banche alla bad bank.
2) Restando sul tema dei crediti deteriorati: il prezzo di cessione, inferiore alla media di mercato per operazioni del genere, si traduce in un danno per azionisti e obbligazionisti subordinati (con un prezzo più alto, il loro “sacrificio” avrebbe potuto essere inferiore o addirittura evitato). Chiediamo perciò l’attribuzione di un warrant a tutti gli azionisti e obbligazionisti subordinati. Il valore di questo warrant sarà legato all’ammontare recuperato dalla bad bank sui crediti ceduti, permettendo così a azionisti e obbligazionisti di recuperare le perdite ingiustamente subite a causa di una cessione a condizioni sfavorevoli.
3) No a nessun tipo di “minimizzazione” del danno: tutti gli obbligazionisti coinvolti devono aver la possibilità di accedere all’arbitrato. Il patrimonio complessivo depositato nella banca e il peso delle obbligazioni subordinate sul totale del patrimonio (i due parametri utilizzati dalle quattro banche per distinguere tra clienti più esposti, “casi medi” e casi meno problematici) non possono assolutamente essere utilizzati come criterio di “selezione preventiva” all’arbitrato. Tutti i bondisti hanno diritto ad accedervi.
4) No a qualunque tipo di “difesa” basata sul fatto che gran parte delle obbligazioni sono state collocate tra il 2006 e il 2008, quando era in vigore una normativa meno stringente. Era preciso dovere della banca informare gli obbligazionisti del cambiamento di normativa, e quindi del diverso profilo di rischio dei prodotti acquistati. Questa omissione di informazione ha causato un danno agli obbligazionisti, che davanti a questo mutato scenario avrebbero potuto uscire prima dall’investimento e evitare le perdite. Hanno quindi pienamente diritto a essere risarciti.
5) Infine, visto che non si è concretizzata la possibilità di un intervento governativo per concedere la deducibilità fiscale delle perdite, chiediamo che sia il sistema bancario a farsi fronte di questo problema attraverso il “riacquisto” delle attività assoggettate a bail-in. Lo scopo è far rientrare questi titoli nella casistica delle cessioni a titolo oneroso, permettendo così agli investitori di beneficiare, perlomeno, della deducibilità fiscale delle perdite. La cessione non deve comunque pregiudicare in nessun modo il diritto a portare avanti ogni azione legale volta a ottenere il risarcimento dei danni.