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L’Obelisco è crollato, e adesso?

Fondo immobiliare

Fondo immobiliare

Data di pubblicazione 30 settembre 2019
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Fondo immobiliare

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Se avevi investito nel fondo immobiliare Obelisco, distribuito dalle Poste, hai visto azzerare il tuo capitale. Ma c’è modo di recuperare tutta la perdita, ecco come.

Mattone letteralmente sbriciolato

Obelisco è un fondo immobiliare chiuso che le Poste hanno collocato tra settembre e novembre 2005: in pratica una “scatola” tramite cui investire nel mattone (vedi qui a lato). A fine 2018 questo fondo è arrivato a scadenza, e ora si tirano le somme. In teoria, gli investitori avrebbero dovuto vedersi rimborsata la propria quota, magari aumentata per via del rincaro dei prezzi degli immobili contenuti nel fondo. In teoria però: complice la crisi del settore immobiliare degli ultimi anni, gran parte degli immobili di proprietà del fondo sono stati venduti (o forse è meglio dire svenduti) all’ultimo minuto, poco prima della scadenza del fondo, e il ricavato non basta nemmeno a ripagare i debiti contratti per acquistare quegli stessi immobili anni prima. Morale, il valore finale della quota da 2.500 euro che hai sottoscritto nel 2005 è… zero!

Pur contando i 300 euro che hai incassato tra il 2007 e il 2009 come dividendi e rimborsi parziali, la perdita è comunque di 2.200 euro, cioè l’88% del tuo investimento. Un bilancio addirittura peggiore di quello dei due predecessori di Obelisco, e cioè il fondo Invest Real Security (che nel 2017 ha chiuso i battenti con una perdita del 58%) e Europa Immobiliare 1 (liquidato nel 2018 con una perdita di poco meno di un terzo del suo valore).

Ma come funziona?

Un fondo immobiliare chiuso funziona così: il gestore raccoglie i capitali (per obelisco è avvenuto tra settembre e dicembre 2005) e poi li usa per acquistare immobili. Durante la “vita” del fondo il gestore può pagare dividendi, derivanti dagli affitti, poi, entro la data di scadenza del fondo, gli immobili vengono venduti e col ricavato si ripagano gli investitori. Se tutto va bene gli immobili dovrebbero esser rivenduti a prezzi più alti rispetto al prezzo di acquisto e la differenza è il guadagno per chi ha acquistato quote del fondo. Ma per obelisco non è andata così.

Non tutto è perduto

La buona notizia è che, come per i due fondi precedenti, anche questa volta Poste offre la possibilità di recuperare interamente la perdita, a patto che tu abbia acquistato le quote al momento del collocamento e che tu le abbia mantenute nel deposito titoli delle Poste, senza venderle né trasferirle, fino al 31/12/2018 (cioè fino alla data di liquidazione del fondo). Sono condizioni che portano, purtroppo, ad escludere alcuni investitori – basta, per esempio, che tu abbia trasferito le quote su un altro conto titoli per farti perdere il diritto al risarcimento; se rientri in questi casi e non vuoi darti per vinto di fronte all’azzeramento della quota, devi passare per le vie legali.

Se invece rientri nelle condizioni, come sarai risarcito? Le modalità sono le stesse dei due fondi precedenti. Se a fine 2018 avevi già compiuto almeno 80 anni, i 2.200 euro di perdita ti saranno rimborsati in contanti entro il prossimo 16 dicembre. Se invece hai meno di 80 anni, le Poste ti offrono una polizza assicurativa che ti darà sì i tuoi 2.200 euro, ma solo tra 5 anni; se decidi di liberarti della polizza prima della scadenza, incasserai meno.

Per decidere se accettare o meno l’offerta delle Poste, hai tempo dal 30 settembre fino al 6 dicembre. Se sei ultraottantenne accetta l’offerta e portati a casa i contanti, ma anche se sei più giovane la decisione sul che fare, in questo caso, è ovvia: se non accetti l’offerta delle Poste, non riceverai niente (come ti abbiamo detto, il valore finale della quota del fondo è zero), perciò piuttosto che niente… meglio la polizza.

E i fondi immobiliari aperti?

I fondi immobiliari aperti investono in titoli (per esempio azioni di società immobiliari) e non direttamente in immobili. Un’altra differenza è la durata del fondo. I fondi chiusi hanno una data di scadenza. Se nel frattempo te ne vuoi andare, devi vendere le tue quote a un altro investitore o in borsa, se quotato (quindi il patrimonio complessivamente investito nel fondo rimane invariato). I fondi aperti non hanno, invece, una durata predefinita: in ogni momento puoi acquistare nuove quote o riscattare quelle che già hai, quindi il patrimonio a disposizione del fondo cambia in base alle sottoscrizioni e ai riscatti.

Ma perché Poste lo fa?

Non si tratta certo di uno slancio di particolare generosità: Poste italiane, come nei due casi precedenti, lo fa per quieto vivere e per una questione di immagine. I prodotti postali sono sempre stati collocati (a torto o a ragione) come prodotti “sicuri”; casi come questi, se non risarciti, porterebbero molti investitori a evitare d’ora in poi i prodotti del gruppo. Il danno per la società derivante dalla “fuga” dei clienti sarebbe maggiore del costo (circa 120 milioni di euro) necessario per rimborsare i sottoscrittori del fondo. Morale, lo puoi considerare come un modo “alternativo” per farsi pubblicità – anche quella costa, ma poi si ripaga con il volume di affari. C’è poi da considerare che, accettando questa proposta, rinunci a intentare ulteriori cause alla società. In questo modo, perciò, Poste evita di trascinare per anni delle vertenze legali che, in molti casi, si chiuderebbero comunque con la condanna a risarcire i clienti. In altre parole, perché ti rimborsano? Perché potresti anche far loro causa, dato che te li hanno venduti senza informazioni adeguate. Poi, certo, va dimostrato davanti ai giudici…

E gli azionisti?

E se invece di aver sottoscritto il fondo immobiliare delle Poste, sei azionista della società? C’è da preoccuparsi? Te lo diciamo subito, la risposta è no. Anche se un centinaio di milioni di euro non sono certo una bazzecola, per le dimensioni di un colosso come Poste italiane questa cifra non è tale da destabilizzare i conti del gruppo. Per darti un’idea, considera che il patrimonio proprio del gruppo supera gli 8 miliardi e che il 2018 si è chiuso con utili di 1,4 miliardi (i primi sei mesi 2019, poi, hanno già registrato ulteriori profitti per 760 milioni). Ci sono, inoltre, delle attenuanti. Primo: proponendo una polizza al posto dei contanti, il costo per la società può essere “spalmato” su 5 anni. Secondo: il gruppo ha già accantonato una parte della cifra necessaria per i rimborsi (l’andamento negativo del fondo, d’altronde, non è certo stato una sorpresa). Insomma, il gruppo ha le spalle sufficientemente larghe per sopportare questo costo, e ben altro. Al più, ci si potrebbe aspettare una limatina ai dividendi (quello relativo al 2018 è stato di 0,441 euro, con un rendimento del 4% lordo).

Ma anche un ritocco di questo tipo è improbabile per questioni di “immagine”: il piano strategico varato nel 2018 ha, infatti, annunciato una politica di dividendi in crescita del 5% annuo. Morale, se hai azioni Poste italiane (10,26 euro) che, al momento, riteniamo correttamente valutate, puoi continuare a mantenerle: gli alti e bassi dello spread sono molto più dannosi, per le azioni del gruppo, di questo esborso. 

Un aiuto per chi è in difficoltà

Anche se hai meno di 80 anni, puoi ottenere un risarcimento in contanti se rientri in casi di particolare difficoltà: possesso della social card, perdita del lavoro per più di due anni e contestualmente reddito o patrimonio inferiore a certi limiti, invalidità al 100%, residenza nei comuni colpiti dal sisma del 2016 o nelle zone di genova colpite dal crollo del ponte morandi… se pensi di rientrare in uno di questi casi chiama la nostra consulenza giuridica allo 02/69.61.550 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Ti aiuteremo a capire come procedere.