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Arriva la catastrofe? Non tutto è perduto, ma solo una buona parte…

Arriva la catastrofe

Arriva la catastrofe

Data di pubblicazione 30 dicembre 2019
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Arriva la catastrofe

Arriva la catastrofe

Ok, ammettiamo che sia andato tutto storto e che la tua banca sia fallita. La liquidità che hai sul conto corrente è salva fino a 100.000 euro per intestatario. Non hai un conto, ma sei, invece, azionista? Probabilmente resterai a secco. Passiamo in rassegna tutte le situazioni in cui puoi trovarti.

All’interno di ogni buon manuale di autodifesa che ti dice cosa fare nel caso in cui sinistri scricchiolii facciano temere cedimenti strutturali della tua banca, non possono mancare tutte le dritte per capire che cosa sarà a rischio e che cosa non lo sarà. Vediamo insieme, prodotto per prodotto, cosa rischi e cosa devi fare, salvo il caso del conto corrente di cui ti parliamo, dandoti molti dettagli nell'articolo dedicato al fondo di tutela.

Se sei azionista puoi dire (quasi sempre) addio ai tuoi soldi

Se la banca “salta” (si dice in liquidazione coatta amministrativa) di norma parte il processo di svendita dei suoi beni. Si aprono tutti i conti e gli scatoloni della banca e si mette in vendita tutto quello che vi si trova. Coi proventi della vendita si pagano i creditori (fornitori, dipendenti...). Se avanzano soldi si pagano anche gli azionisti. In teoria potresti anche ricevere qualche euro. Di fatto non sperarci, perché è alquanto improbabile.

C’è comunque da dire che difficilmente le banche falliscono; spesso si fa di tutto per salvarle, magari facendole comprare da una più grande, o facendone uno spezzatino. Non è che agli azionisti vada bene neppure in questi casi. Di solito le loro azioni finiscono per valere zero. Insomma, è assai improbabile che, anche nel caso in cui la banca si salvi, vada poi meglio agli azionisti rispetto a quanto accadrebbe loro in caso di un fallimento duro e puro. La morale è che le azioni della banca sono un titolo che non devi avere assolutamente in mano quando le cose vanno male (anzi è già troppo tardi). In caso di banche quotate la soluzione passa per una vendita in Borsa (accettando anche pesanti perdite). In caso di banche non quotate, invece, è un guaio. È proprio uno dei motivi per cui sconsigliamo sempre di comprare azioni di banche non quotate. In momenti come questi si fa meno fatica a divorziare da un coniuge che a liberarsi di queste azioni senza restare pieni di graffi e ferite.

Se sei correntista / obbligazionista dipende dai casi…

Se hai obbligazioni della banca che fallisce, le cose possono andarti un po’ meglio, ma non è detto. Quando si liquida una banca, man mano che si fa la svendita delle cose che aveva in cassaforte, si ripagano i creditori e gli obbligazionisti sono tra questi. Attenzione, però: non sono i primi della lista di quelli che vengono pagati. Prima si paga il fisco, gli stipendi etc etc… poi si pagano i conti correnti. Se i soldi finiscono prima di aver dato a tutti quanto dovuto per legge (fino a 100.000 euro a correntista) la differenza la mette il Fondo di garanzia. Se non finiscono subito i soldi, si pagano anche i conti correnti sopra i 100.000 euro. In parte o del tutto, dipende dai soldi in cassa. Abbiamo pagato tutti i correntisti per intero? Sono avanzati dei soldi? Bene, a questo punto si iniziano a ripagare gli obbligazionisti. Divisi, però, in categorie. Prima si mettono in fila i bondisti cosiddetti senior. Non bastano i soldi? Li si paga solo in parte. I soldi sono così tanti che ne avanzano ancora? Benissimo, a questo punto si pagano anche gli obbligazionisti che hanno in mano i bond subordinati che, in pratica, sono gli ultimi della lista. Una ingiustizia? No: in cambio di questo rischio, finché le cose sono andate bene, hanno ricevuto interessi più alti. Insomma, questo rischio di restare a secco è il rovescio della medaglia di interessi più alti. A conclusione di questo discorso abbiamo, però, due buone notizie. La prima buona notizia è che finora i fallimenti in Italia non hanno mai toccato gli obbligazionisti senior (cioè quelli con le obbligazioni che hanno la precedenza nei pagamenti), ma solo i subordinati. C’è stato solo un caso in Austria, in cui i senior hanno perso metà dei loro soldi. Insomma, la probabilità non è elevatissima. La seconda buona notizia è che ci sono anche alcuni bond che si salvano. Sono innanzitutto i covered bond: obbligazioni che garantiscono la restituzione del capitale investito e degli interessi maturati con una “fetta” del patrimonio della banca che viene dedicato proprio al loro rimborso. E, in secondo luogo, sono i titoli delle banche di credito cooperativo per cui si applica la tutela dell’apposito fondo.

Per i bond delle Bcc esiste il Fondo di Garanzia dei portatori di titoli obbligazionari emessi da banche appartenenti al Credito Cooperativo che è nato nel 2004. Le obbligazioni garantite dal fondo di Garanzia degli Obbligazionisti BCC sono contrassegnate da un apposito marchio. Puoi scoprire se il tuo bond è garantito qui http://www.fgo.bcc.it/geremodoc/default.asp?i_menuID=52790.

Se usi la banca come deposito: dormi sereno (o quasi)

La procedura fallimentare riguarda la banca, se tu sei creditore (o azionista) puoi perderci alle condizioni che abbiamo visto prima, se, invece, ne hai usato solo i servizi di compravendita e deposito titoli, allora puoi tirare un sospiro di sollievo. Non gli hai prestato nulla, gli hai solo dato in custodia delle cose tue, e la proprietà dei titoli resta tua, nessuno ci può mettere mano. Quindi deposita tranquillamente contanti, oro e gioielli nella cassetta di sicurezza (i creditori della banca non verranno a metterci mano), ma anche i titoli sul tuo conto titoli. Ovviamente ricorda che, se la banca sta fallendo, potrebbero esserci problemi tecnici nel gestire la tua cassetta di sicurezza e il tuo conto titoli. Magari c’è uno sciopero e trovi la filiale sbarrata, magari ci sono problemi informatici e non riesci ad accedere al tuo home banking. Ma, di base, i tuoi titoli non li tocca nessuno.

Facciamo un elenco di questi titoli che sono al sicuro: si tratta dei bond di altre banche, delle obbligazioni societarie, dei titoli di Stato, di azioni diverse da quella della banca che sta fallendo, di quote dei fondi pensione, di Etf e di quote di fondi comuni, di azioni di sicav, delle polizze assicurative. Attenzione, però, anche in questo caso a una unica accortezza: se senti che la tua banca va male, non prestarle titoli. È una possibilità che può essere prevista per farti avere qualche soldino in più: in pratica la banca ti paga perché le presti i titoli e poi lei li usa. Però è una possibilità che comporta dei rischi: mentre le presti i titoli va a finire che questi sono in mano alla banca e se, nel frattempo, la banca fallisce, tu li perdi. In pratica è un po’ come se da proprietario dei titoli tu diventassi creditore della banca.

Se vai in posta “stai sereno”

Il conto corrente postale gode di tutele diverse rispetto a quelle della banca. Per quanto riguarda i prodotti postali come libretti o buoni postali, ricordati che le Poste li commerciano, ma sono emessi dalla Cassa depositi e Prestiti (che è in buona parte dello Stato) e garantiti dallo Stato italiano. In questo senso anche se dovesse succedere qualcosa alle Poste, i tuoi investimenti postali di questo genere sono al sicuro. Certo il discorso cambierebbe nel caso in cui fallisse lo Stato italiano…

Banca in crisi: che succede?

Le crisi bancarie non sono frequenti, ma ce ne sono. Per vedere che cosa succede abbiamo cercato un esempio pratico. Siamo andati a prendere un caso recente e ne abbiamo ricostruito la storia dalle cronache dei giornali. Eccola!
Il 13 febbraio 2018 una piccola banca di Catania con solo 18 dipendenti e due sportelli, denominata Banca Sviluppo Economico (Banca Base) viene com-missariata e messa in amministrazione straordinaria a seguito di una pesante situazione di crisi che pare andare avanti da un po’. 
Il primo provvedimento, per evitare che una corsa agli sportelli distrugga quel che resta della banca, è il blocco dei prelievi. Il 22 febbraio il blocco viene mitigato e vengono consentiti prelievi di 250 euro, oltre al libero uso dei soldi che sono entrati nei conti correnti della clientela successivamente al 14 feb-braio. 
Intanto le autorità e il Fondo interban-cario si mettono in movimento. Il Fondo interbancario calcola che, anziché pa-gare direttamente i correntisti, è meno costoso contribuire con 4,5 milioni di euro perché attività e passività della banca siano cedute a Banca Agricola Popolare di Ragusa che nel frattempo si è resa disponibile a contribuire al sal-vataggio. 
Il 26 aprile viene, quindi, disposta la liquidazione coatta amministrativa di Banca Base e il giorno successivo Banca Agricola Popolare di Ragusa subentra a Banca Base nei rapporti con la clientela. 
Come vedi la crisi di questa piccola banca si è risolta nel giro di due mesi e mezzo. E ci sono alcune morali. La prima è che i 600 azionisti della banca ci hanno comunque perso. La seconda è che i circa 2.000 correntisti hanno passato mo-menti davvero brutti con l’ansia e il conto bloccato. 
Insomma, la morale è che è meglio non farsi trovare impreparati.