News

Il caro spread torna a far paura

Euro e Spread

Euro e Spread

Data di pubblicazione 30 dicembre 2019
Tempo di lettura: ##TIME## minuti

condividi questo articolo

Euro e Spread

Euro e Spread

Le incognite sui conti delle banche non si fermano ai crediti “marci”: c’è anche la mole di BTp nei loro portafogli.

Fine della tregua. Dopo anni di calo, e dopo le prime avvisaglie dello scorso anno, la mole di titoli di Stato detenuti dalle banche italiane ha ripreso nettamente a salire. In un solo anno, tra agosto 2018 e agosto 2019, le banche hanno aumentato la loro esposizione a BTp e affini da 372 a 409 miliardi di euro. Non solo: se si considera che nel frattempo il loro capitale è diminuito da 400 a 368 miliardi, complici le pulizie di bilancio dai crediti “marci”, i BTp sono tornati a pesare più dell’intero patrimonio delle banche.

Questa tendenza diventa ancora più preoccupante se la confronti con l’andamento dello spread, cioè la differenza di rendimento tra i BTp decennali e i bund tedeschi che fa da “termometro” della fiducia sull’Italia. Lo puoi vedere nel grafico qui sotto: negli ultimi anni le banche avevano approfittato del calo dello spread (o più precisamente del calo dei rendimenti dei titoli italiani) per alleggerire la propria posizione, ma anche per realizzare dei guadagni (rendimenti più bassi significa, infatti, prezzi più alti per i BTp). Ora, invece, la nuova fase di spread in calo si è accompagnata a una “impennata” negli acquisti: cosa che, nei conti 2019, permetterà di registrare un guadagno a breve termine, ma che espone le banche a un rischio molto più alto quando i rendimenti dei titoli di Stato dovessero ricominciare a salire, e di conseguenza i loro prezzi a scendere.

Ma a quanto ammonterebbero le perdite? Se i titoli presenti nei portafogli delle banche avessero la stessa durata media dell’intero debito pubblico italiano (poco meno di 7 anni), un aumento anche solo dell’1% dei tassi si tradurrebbe in una perdita di 28 miliardi, cioè l’8% del capitale. Ma anche ipotizzando una “vita media” più bassa, l’impatto resta tutt’altro che marginale. Ecco perché molte banche tornano ad annunciare l’intenzione di ridurre l’esposizione ai titoli di Stato. Ma dalle parole ai fatti…

chi ne ha di più?

Se consideri il valore assoluto, la banca italiana che ha più BTp è Unicredit che, nonostante la sua vocazione “paneuropea”, ha circa 50 miliardi di titoli di Stato italiani. La seconda è Intesa Sanpaolo, che si ferma poco oltre la trentina di miliardi (il totale dei titoli di Stato detenuti da Intesa è circa il doppio, ma l’altra metà non sono titoli italiani). Se però consideri non il valore assoluto, ma l’esposizione in rapporto alle dimensioni, la situazione cambia radicalmente. I due colossi bancari hanno una mole di BTp più o meno pari al loro capitale di vigilanza (il “famoso” Cet1 di cui ti abbiamo parlato alle pagine precedenti). Alcune banche di medie dimensioni, come Banco Bpm o Mps, hanno BTp per due volte e mezza il loro capitale di vigilanza. E per banche ancora più piccole, spesso l’esposizione è ancora più alta. Creval, per esempio, ha BTp per “soli” 5 miliardi, ma sono comunque 3 volte e mezza il suo capitale Cet1.