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La pulizia di bilancio non è finita

Analisi di bilancio

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Data di pubblicazione 30 dicembre 2019
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Analisi di bilancio

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Anche se in Italia iniziano a circolare opinioni rassicuranti, i crediti “marci” rappresentano ancora una grossa incognita.

Problema superato? Tutt’altro!

Dopo gli allarmi degli scorsi anni, il problema dei crediti “marci” – i prestiti che le banche hanno concesso, ma che non riescono a recuperare – sembra un po’ uscito dalla luce dei riflettori. Da esponenti di alcune istituzioni si comincia addirittura a sentir dire che l’elevato volume di crediti inesigibili non rappresenta più un problema per la stabilità finanziaria in Italia.

Ma sarà davvero così? Anche se in calo rispetto agli scorsi anni (vedi qui a lato), parliamo comunque di una mole di crediti da 168 miliardi a metà 2019. Di questi, 90 miliardi sono sofferenze, cioè i crediti più problematici. In rapporto al totale dei crediti erogati, l’Italia è ancora indietro rispetto all’Europa: da noi i crediti “marci” sono l’8% del totale dei crediti concessi dalle banche, contro il 3% della media europea. E se questo ancora non basta a convincerti del fatto che il problema non è affatto superato, pensa che 168 miliardi pesa per poco meno della metà del patrimonio di tutte le banche italiane messe insieme! Anche tenendo conto delle cifre che le banche hanno già accantonato per far fronte alle perdite su questi crediti, la cifra ancora a rischio è, comunque, un quarto circa del patrimonio.

 

Ora anche la Germania comincia a tremare

Se da noi il problema sembra passato di moda, nonostante i numeri che ti abbiamo mostrato, ora è la Germania che comincia ad impensierirsi. Il rapporto tra crediti “marci” e crediti complessivi resta da prima della classe, 1,25% nel 2° trimestre, ma è in aumento rispetto all’1,19% del 1° trimestre. Certo è una variazione marginale, ma è bastata a far scattare dei campanelli d’allarme tra le autorità politiche del Paese, tanto più che l’economia tedesca non viaggia più a pieno ritmo e questo può far pronosticare ulteriori rialzi di questa percentuale. Tutto questo può sembrarti lontano, ma in realtà ha delle conseguenze anche per te: visto il peso della Germania nelle decisioni europee, il rischio è che per non far deragliare i conti delle banche tedesche le regole diventino più stringenti per tutte le banche.

 

Nuovi paletti in vista?

Già le ultime norme varate, ancora in fase di “limatura” e di discussione, impongono alle banche di liberarsi in tempi brevi dei loro crediti marci (non a caso alcune tra le banche italiane più esposte, come Unicredit e Mps, stanno lavorando molto su questo fronte, vedi qui a lato). Se si dovesse andare verso una normativa ancora più stringente, il rischio è che le banche decidano sempre più di “svendere” i crediti a rischio a soggetti esterni specializzati nel recupero. Con un doppio rischio: da un lato per chi investe nelle banche, perché spesso la “fretta” di vendere significa accontentarsi di prezzi da saldo, con conseguenti perdite sui conti. Dall’altro per gli stessi debitori, che potrebbero trovarsi con meno tutele (vedi qui a lato). Come difenderti? L’unico sistema è non abbassare la guardia: le banche più patrimonializzate sono quelle che possono resistere meglio a tutto questo. Ecco perché guardare alla solidità della tua banca non passa mai di moda.

 

A fine 2015, i crediti “marci” nel portafoglio delle banche italiane hanno raggiunto il picco di 341 miliardi, più del doppio dei 157 miliardi del 2010. Sono poi scesi a 325 miliardi nel 2016, 266 miliardi nel 2017, 182 miliardi nel 2018.

 

Alla fine del 3° trimestre Unicredit aveva crediti “marci” per quasi 29 miliardi (5,7% dei crediti totali) che diventano 11 miliardi (2,3% del totale) al netto delle svalutazioni già effettuate. È in calo dai 38 miliardi di fine 2018 e nelle ultime settimane ha annunciato ulteriori cessioni. Percentuali più pesanti per Mps: 14,6% del totale dei crediti alla fine del terzo trimestre, ridotto però al 12,5% con le cessioni finalizzate nell’ultimissima parte del 2019.

 

Rischi anche per i debitori

Tra quelli già ceduti e quelli in mano alle banche, il totale dei crediti a rischio è 330 miliardi. Gran parte di questi crediti non sono più gestiti dalle banche, ma da società specializzate. Le prime 10 detengono ben il 78% di questi 330 miliardi: un mercato sempre più “all’ingrosso” e impersonale, che rischia di garantire minori tutele anche ai debitori che si trovano loro malgrado ad aver difficoltà nel rimborso. Per questo, lavoriamo con altre associazioni europee di consumatori affinché le nuove normative tutelino anche loro.