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Al riparo dal crack della tua banca

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Data di pubblicazione 30 aprile 2020
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Quali sono i prodotti che ti mettono al sicuro da un possibile fallimento del tuo istituto di credito e quali, invece, no? Te lo diciamo qui di seguito.

Il crack di uno o più istituti bancari è un’ipotesi non così fantasiosa e, di certo, gli istituti in difficoltà non mancano, come dimostra la vicenda di Banca Popolare di Bari, vedi qui sotto. La crisi innescata dall’epidemia del coronavirus è solo agli inizi, e ancora deve mostrare la sua intera portata. Se temi questa possibilità, e punti a mettere al sicuro da un possibile bail-in, vedi a lato, il tuo denaro fai attenzione ai prodotti che ti elenchiamo qui di seguito.

 

Popolare Bari, risanamento sempre più in salita

Se la crisi attuale mette in difficoltà le banche finora “sane”, pesa ancora di più su quelle che, già prima dell’emergenza, navigavano in acque agitate. È il caso di Banca Popolare di Bari, commissariata dallo scorso dicembre. Per risanare i suoi conti servirebbe un aumento di capitale consistente – si parla di un miliardo, un miliardo e mezzo. Ma oggi è quasi impossibile trovare qualcuno disposto a metterci quattrini: e così, il fondo interbancario ha dovuto versare altri 54 milioni, dopo i 310 già versati a dicembre, come “acconto” sul futuro aumento di capitale. E comunque, l’iniezione di liquidità da sola non basta: sono partite le trattative per il taglio di 900 esuberi, quasi un terzo dei dipendenti. Ciliegina sulla torta, anche i clienti che vogliono richiedere il finanziamento da 25.000 euro garantito al 100%, previsto dai recenti decreti governativi, non hanno di che sorridere: il plafond messo a disposizione dalla banca è già esaurito. Che fare? Noi già dal 2017 ti avevamo messo in guardia dalle difficoltà di questa banca, sospendendone il giudizio. Ora per azioni e obbligazioni non puoi che aspettare, visto che i titoli sono sospesi. Se invece sei correntista, il nostro consiglio è lo stesso che ti diamo da tempo: se non superi i 100.000 euro non corri rischi particolari, ma viste le condizioni economiche dei conti correnti del gruppo… guardandoti intorno puoi trovare di meglio

 

I prodotti non sicuri…

Volendo dare una regola generale, l’avere in mano prodotti emessi dalla banca vittima del crack ti espone a un rischio. Non tutti, però, sono identicamente rischiosi: esiste una sorta di “gerarchia” tra i prodotti, che fa sì che alcuni vengano aggrediti prima di altri tentando di recuperare il denaro, e, solo se il denaro ottenuto dalla categoria precedente non è sufficiente, si passa ad aggredire quella successiva.

In caso di fallimento di una banca a perdere il loro denaro sono, per primi, gli azionisti dell’istituto di credito. A questi si accodano i possessori di obbligazioni emesse dalla banca stessa – per primi i titolari di obbligazioni subordinate, seguiti, eventualmente, da chi possiede bond “senior” - e, infine, dai correntisti, per gli importi che superano i 100.000 euro depositati sul conto. La prima cosa da fare, se temi che la tua banca fallisca, è, quindi, non avere in mano i suoi prodotti, e la seconda è limitare la giacenza sul tuo conto corrente a meno di 100.000 euro per correntista – la cifra garantita dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. Attenzione: se, presso la stessa banca, hai aperto un conto corrente e hai anche uno o più conti deposito con la stessa intestazione, tieni presente che il denaro che hai depositato in tutti questi prodotti fa cumulo e concorre al raggiungimento della soglia dei 100.000 euro “protetti” per correntista.

 

…e quelli che ti fanno stare tranquillo

Per lo stesso principio enunciato prima, a metterti al riparo da un possibile fallimento della tua banca sono i prodotti emessi da un altro intermediario, per i quali tu non sei creditore della banca, ma che la banca custodisce per te. Li trovi nella tabella qui sotto. Attenzione, non stiamo dicendo che questi siano prodotti per loro natura privi di rischio, ma che in questo caso il rischio non è legato al fallimento della tua banca.

 

I prodotti che ti mettono al sicuro dal bail-in

Titoli azionari diversi da quelli della banca oggetto di bail-in

Etf e fondi comuni

Obbligazioni di altre banche

Fondi pensione

Obbligazioni di emittenti diversi da una banca

Polizze assicurative

Conti corrente e deposito con giacenza inferiore a 100.000 euro

Conti deposito in altre banche

 

Abbiamo incluso nell’elenco anche i conti correnti e deposito con una giacenza inferiore a 100.000 euro a correntista, perché a rigore, in caso di bail-in, ti vedrai restituita l’intera cifra. Tuttavia, per prudenza, se la banca di cui sei cliente fosse in odore di crack, ti consigliamo comunque di cambiare istituto. Non si possono escludere, infatti, disguidi e ritardi nelle operazioni di restituzione del denaro dopo l’entrata in vigore della procedura di bail-in. Non rischiare, quindi, e, nel caso, cambia banca.

 

Il primo caso di applicazione di bail-in risale al 2013, quando Unione europea e Fondo monetario internazionale imposero a Cipro di attingere direttamente dai conti correnti dei clienti per salvare due banche in difficoltà. Dal 2015 la Direttiva europea 2014/59 che stabilisce che anche i possessori di obbligazioni “senior” e i correntisti dovranno contribuire economicamente al salvataggio della banca in difficoltà è stata recepita anche in Italia. 
 

E i BTP?

I BTp non dovresti proprio averli e te lo diciamo in continuazione, vedi per esempio, Altroconsumo Finanza n°1363, per via della situazione difficile in cui si trova il Bel Paese. Però, se la tua banca dovesse essere coinvolta in un fallimento, e tu avessi in portafoglio dei BTp, questi ultimi non sarebbero toccati, sempre per il principio che ti enunciavamo qui a fianco. La banca è il custode dei tuoi BTp, non la “proprietaria” ed è lo Stato italiano a garantirli, non la banca.