Premessa importante: la prima tutela dei tuoi risparmi passa senz’altro da ciò che fai tu a favore di te stesso; l’attenzione che presti (anche leggendo queste pagine) a mettere i soldi in una banca che sia il più possibile sana e affidabile è il primo passo fondamentale per dormire sonni tranquilli. Poi lo Stato ha previsto tutta una serie di controlli che dovrebbero aiutarti per questo scopo; ci sono, infatti, norme (come il Testo unico bancario in Italia) e istituzioni (come la Banca d’Italia e la Banca centrale europea - Bce) che dovrebbero tutelare la stabilità di tutto il sistema ed evitare situazioni incresciose come la corsa agli sportelli che tanti problemi generava fino all’inizio del secolo scorso. Tu, però, facci un affidamento ragionato.
La corsa agli sportelli è tipica di quando si crea panico tra i correntisti di una banca ed è capace di portare esso stesso al fallimento della banca. È un classico dei tempi andati e del cinema (La vita è meravigliosa, Mary Poppins…), ma, in tempi più recenti, è sempre stata evitata (almeno nei suoi effetti più duri) o dagli interventi delle Banche centrali che hanno dato liquidità alle banche (pensa in Grecia) o dall’imposizione di limiti ai prelievi (pensa al famoso “corralito” in Argentina nel 2001).
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Sui tuoi risparmi vegliano la Bce (se la tua banca è molto grande e, quindi, se un suo fallimento potrebbe creare problemi in più Paesi europei) e la Banca d’Italia (se la tua banca ha solo rilevanza nazionale). In mano queste istituzioni hanno grosso modo tre strumenti. Il primo è la creazione di regole, entro cui incanalare i comportamenti delle banche. Il secondo è la raccolta continua di informazioni come i dati contabili e amministrativi a cui si possono accompagnare dei controlli ispettivi per verificare che i dati siano corretti (cosiddetta vigilanza microprudenziale). Lo scopo di questa raccolta è essere pronti a intervenire direttamente sul comportamento della banca fino a condizionarne l’attività. Il terzo strumento è il monitoraggio di come va l’economia nel suo complesso, per intervenire prima che uno shock sistemico possa mandare a gambe all’aria tutto il mondo bancario facendolo venir giù come un castello di carte (cosiddetta vigilanza macroprudenziale).
Il crack del Banco Ambrosiano è uno dei più gravi casi di mal funzionamento del sistema bancario in Italia. Risale oramai a quasi 40 anni fa (la banca fu posta in liquidazione nel 1982). Le sue attività e passività furono poi acquisite dal Nuovo Banco Ambrosiano, creato apposta per risolvere la crisi grazie all’intervento di altre sette banche.
La vigilanza funziona?
Da un lato diciamo di sì, perché finora i casi in cui i correntisti han rischiato le penne sono pochi: dal 1987 a oggi il Fondo interbancario (che protegge i correntisti delle banche maggiori) è intervenuto solo 15 volte per salvare la ghirba ai correntisti e solo in due casi minori (pari al 3% dei soldi che ha messo nei suoi interventi) ha dovuto rimborsare direttamente i depositanti.
Da un altro lato, invece, siamo tentati di dire di no, perché in tutti questi anni non sono mai mancati gli scandali e neppure le banche che, pur non chiudendo i battenti, hanno dato dispiaceri a molti azionisti piccoli risparmiatori. Le grandi banche, infatti, fin qui sono passate di rado da dei fallimenti veri e propri (vedi a fianco per il Banco Ambrosiano), girandoci solo intorno. Pensa al caso recente di Mps che ha ingoiato miliardi di aiuti di Stato, o a Carige, più indietro nel tempo e sempre in tema di grandi istituti, pensa al Banco di Napoli che 25 anni fu inglobato nel Sanpaolo.
Tuttavia, forse siamo noi che abbiamo aspettative troppo alte: pretendere che la vigilanza sul sistema possa eliminare ogni rischio è probabilmente chiederle troppo. Fare la banca è una attività d’impresa e le imprese possono fallire. Ecco perché all’inizio insistevamo tanto sul fatto che tu devi essere il primo a tutelare te stesso facendo scelte accurate.