2020, prosegue la pulizia…
Se cinque anni fa i crediti “marci” – quelli che le banche non riescono a recuperare - avevano raggiunto picchi ben oltre i 300 miliardi di euro in Italia, la pulizia di bilancio ha portato i crediti problematici ancora presenti nel portafoglio delle banche a “soli” 133 miliardi a fine 2019. E anche il 2020 dovrebbe chiudersi con un nuovo miglioramento: le previsioni per l’anno che si sta chiudendo parlano di 113 miliardi. Ma non c’è troppo da festeggiare, anzi. Prima di tutto, la riduzione dei crediti a rischio nei conti delle banche è dovuta, in gran parte, alla cessione ad altri operatori (lo puoi vedere nel grafico qui sotto), non a una maggior capacità dei debitori di ripagare quanto dovuto: una conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del fatto che l’economia italiana arranca e parecchio. Ma soprattutto, non c’è da festeggiare perché nel 2021 ci sono due elementi che ribalteranno completamente la tendenza: effetto-Covid e nuove norme.
…ma nel 2021 sarà tutta un’altra storia
Per il momento, diversi interventi statali hanno “anestetizzato” gli effetti della crisi Covid sui conti delle banche: in particolare, le moratorie (la possibilità di rimandare il rimborso di mutui e prestiti) e le garanzie pubbliche sui prestiti hanno impedito che le difficoltà di molte famiglie e imprese si trasformassero in nuovi crediti “marci” nei conti delle banche. Ma quando queste misure d’emergenza finiranno, a metà 2021, i debiti non ripagati da chi ha perso il lavoro o la propria attività d’impresa finiranno di nuovo per essere classificati come “marci”. E tutto questo, proprio nell’anno in cui entreranno in vigore nuove norme che introdurranno nuovi paletti, e conseguenti costi, per le banche – te ne parliamo qui a lato. Tra Covid e nuove regole, insomma, un vero e proprio mix tossico. L’antidoto? Uno solo: scegliere una banca sufficientemente solida per reggere il colpo.
Combinata doppia da paura
Nel 2021 entrano in vigore due norme. La prima: d’ora in poi sarà più facile che un credito venga definito in default, perché le banche dovranno classificare in questa categoria tutti i crediti non ripagati entro tre mesi, anche se per importi minimi (da 100 euro). La seconda: una volta classificato come “deteriorato”, un credito dovrà essere interamente svalutato entro date precise, finora poteva invece essere svalutato anche solo in parte – tieni conto che per una banca svalutare un credito è un costo. Norme che certo hanno lo scopo di far pulizia nei conti delle banche, ma che sono state pensate prima che scoppiasse la crisi covid, che ne amplifica a dismisura gli effetti. Non a caso, le banche ne stanno chiedendo un rinvio, ma al momento in cui andiamo in stampa c’è stato solo un alleggerimento parziale, solo per alcuni mesi e solo per i crediti “in moratoria”.
Cambiamento di rotta
Le barre più scure sono i crediti “marci” ancora presenti nei portafogli delle banche (in miliardi), le barre più chiare quelli ceduti dalle banche ad altri operatori. Il numero in alto è il totale. Nel 2021, aumenteranno.
Dei 225 miliardi di crediti ceduti che vedi indicati per il 2020, due terzi (150 miliardi) è in mano a soli 6 operatori. Il che significa che le banche, dovendo far fronte a pochi interlocutori “forti”, riusciranno a spuntare prezzi bassi per cedere altri crediti.