Se guardassimo solo al rischio-Italia, la crisi economica che porta lo Stato a incassare meno dalle tasse e a spendere di più in sussidi avrebbe dovuto tradursi in un aumento dei tassi di interesse dei BTp. E invece così non è stato, perché la valanga di liquidità messa in campo dalle Banche centrali ha “spianato” i tassi di interesse, compresi quelli dei nostri titoli di Stato. Per le banche, questo si è tradotto in un beneficio nei conti, perché i tassi calanti significano prezzi più alti per i BTp in portafoglio. L’effetto è stato, poi, amplificato dal fatto che, come puoi vedere nel grafico, le banche hanno via via incrementato l’importo dei titoli di Stato detenuti: se a fine 2017 erano scesi a meno di 350 miliardi, ora hanno sforato i 450 miliardi di euro. E tutto questo senza che, nel frattempo, le banche si siano particolarmente “corazzate” per far fronte a un eventuale calo dei prezzi: anche il rapporto tra l’importo dei titoli di Stato e l’intero capitale delle banche è schizzato verso l’alto, e oggi BTp & affini pesano per una volta e un quarto l’importo del capitale di tutte le banche italiane messe insieme!
Se a inizio anno i titoli di Stato italiani rendevano, in media, l’1,6% lordo, a fine 2020 il rendimento medio è sceso intorno allo 0,7%. L’indice che riassume il valore di tutti i titoli di Stato è salito, da inizio 2020, di circa il 9% - coerentemente con la durata media dei titoli che è circa 9 anni.
Certo, più volte in passato, gli acquisti delle banche sono serviti anche a stabilizzare il mercato controbilanciando le fughe degli investitori esteri in periodi di crisi. Ma la motivazione “patriottica” non attenua la rischiosità dell’esposizione attuale.
Nessuno in Europa come noi | |||||
Eurozona | Italia | Spagna | Germania | Francia | |
Titoli governativi detenuti dalle banche del Paese (1) | 1735,8 | 525,8 | 269,5 | 287,2 | 271,2 |
Rapporto titoli di Stato / totale degli attivi delle banche | 5,1% | 13,8% | 9,3% | 3,2% | 2,7% |
(1) In miliardi di euro. Non si tratta necessariamente di titoli emessi dallo Stato a cui appartengono le banche (per questo, per esempio, l’importo dell’Italia non corrisponde con quello del grafico qui sotto), ma in buona maggioranza sì.
E non è finita: l’esposizione italiana a un calo dei prezzi dei titoli di Stato non ha eguali negli altri Paesi europei, come puoi vedere nella tabella qui sopra. Considera che 525 miliardi di titoli, supponendo una loro vita media residua di 9 anni, significa quasi 50 miliardi di perdite per ogni 1% di rialzo dei tassi. Un motivo in più, se mai ce ne fosse bisogno, per scegliere con cura la banca a cui affidare i tuoi risparmi.
Le banche italiane hanno un terzo dei titoli di Stato di tutte le banche dell’eurozona: in Spagna, Francia e Germania le banche ne hanno poco più della metà rispetto a noi. Il divario tra noi e l’Europa si amplia se guardiamo al rapporto tra titoli di Stato e totale degli investimenti: è quasi il triplo della media europea, e oltre il quadruplo di quello delle banche tedesche e francesi.
Nuovi, pericolosi record
L’area colorata rappresenta l’ammontare (in miliardi, scala di sinistra) dei titoli di Stato italiani detenuti dalle banche del nostro Paese. I circa 450 miliardi attuali rappresentano un record, ma a rendere ancora più rischioso questo scenario è un altro elemento, e cioè il rapporto tra gli stessi titoli di Stato e il capitale delle banche (è la linea in grassetto; in percentuale, scala di destra). Dopo il calo tra fine 2017 e inizio 2018, anche questo rapporto è risalito a livelli mai visti nell’ultimo decennio: ora BTp & affini pesano per il 125% nel capitale delle banche.