I primi freddi autunnali

Settimana Borse
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Brividi
Diversi i motivi di preoccupazione che hanno portato le Borse – soprattutto quelle occidentali – a chiudere la settimana in calo e a registrare un bilancio mediamente negativo per settembre. In primo luogo, nonostante le rassicurazioni arrivate dalle Banche centrali, il mercato teme comunque la corsa dei prezzi: sono emerse preoccupazioni sul carovita, per effetto dei problemi di approvvigionamento che si stanno riscontrando per diversi prodotti, soprattutto i chip informatici. Tutto questo ha cominciato a far riaffiorare i timori sulle contromosse necessarie a contrastare la corsa dei prezzi: non per nulla i rendimenti di mercato dei titoli di Stato americani, soprattutto nella prima parte della settimana, ne hanno risentito. Ma a sua volta, queste tensioni sui tassi potrebbero condizionare le spese di famiglie e imprese. La crescita economica rischia di rallentare? Il timore si è diffuso anche perché già alcuni dati in settimana non sono stati buoni: per esempio, l’indice sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è sceso al di sotto delle attese, mentre l’indice che misura l’attività delle industrie manifatturiere cinesi è tornato sui valori registrati durante la pandemia. In questa situazione ci aspettiamo ancora Borse nervose: se sei un buon padre di famiglia affidati ai nostri portafogli per affrontare i freddi autunnali.
Restano tensioni anche sul caso Evergrande: se la Cina ha fornito rassicurazioni per gli investitori “domestici”, la questione per quelli esteri sembra più complessa – altre obbligazioni internazionali non sono state ancora onorate.
Tra pandemia e bolletta energetica
Un altro dato preoccupante è arrivato dalla Cina: la crescita dei profitti delle aziende del Dragone ha rallentato per il sesto mese di fila e la banca d’affari Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime di crescita economica del colosso asiatico per il 2021. Due i motivi all’origine di queste difficoltà. In primo luogo il costo dell’energia che continua a crescere: in settimana il prezzo del petrolio di qualità brent, per esempio, è salito del 5,4% arrivando a sfiorare gli 80 dollari al barile – valori che non si vedevano dalla fine del 2018. Questo non solo significa maggiori costi per le imprese, ma in Paesi come la Cina significa che l’energia sta diventando un bene prezioso: Pechino ha imposto dei piani di “salvaguardia energetica” che hanno costretto alcune imprese a fermare l’attività per non consumare troppa energia – e se le fabbriche si fermano significa che ci sono meno prodotti da vendere, a detrimento dei ricavi. In secondo luogo c’è la pandemia che ha costretto la Cina, recentemente, a imporre dei lockdown in alcune città (e parliamo di milioni di abitanti). È un problema che a noi in Europa sembra ormai lontano, grazie alla diffusione della campagna vaccinale. A tal proposito va segnalato che, a sorpresa, la francese Sanofi (82,61 euro; Isin FR0000120578) ha deciso di rinunciare al lancio del suo vaccino contro il Covid-19 basato sulla stessa tecnologia di quello di Pfizer (42,93 Usd, Isin US7170811035; -2,3%, acquista). Nonostante i buoni risultati sperimentali, il gruppo avrebbe valutato che il lancio sarebbe avvenuto troppo in ritardo. Ciò, però, non rimette in discussione né il piano di investimenti per lo sviluppo di altri vaccini basati sulla stessa tecnologia innovativa, né il lancio, entro fine anno, del vaccino contro il Covid-19 basato su una tecnologia più "tradizionale" – potrebbe essere usato come richiamo in Regno Unito e diversi Paesi emergenti. Le azioni Sanofi hanno chiuso la settimana in rialzo dello 0,7%, ma secondo noi valgono ancora un acquisto.
Il rialzo del greggio non può che far bene ai prezzi delle azioni delle compagnie petrolifere: in media hanno chiuso la settimana con un guadagno del 3,5%. Restiamo, però, cauti anche in virtù dei costi legati alla transazione energetica: non è il caso di acquistare ora azioni del settore petrolifero.
Tecnologia e banche allo specchio
Il rialzo dei tassi d’interesse non poteva che fare male ai titoli del settore tecnologico – alcune società non producono utili attualmente, ma lo faranno in futuro, solo che in finanza un euro oggi vale di più di un euro domani e quanto più i tassi salgono, tanto più quell’euro futuro vale meno. Le azioni delle società che fanno microchip, per esempio, hanno archiviato un calo del 4,9%. In questo clima negativo si inquadra il -14,5% registrato dalle azioni ASML (632,25 euro; Isin NL0010273215) che, però, in settimana ha annunciato di attendersi da qui al 2030 una crescita media annua dei ricavi dell’11%, superiore a quella media attesa per il mercato dei semiconduttori. La richiesta di attrezzature per la creazione dei chip resta, infatti, elevata e, secondo noi, le azioni meritano ancora un acquisto. Al contrario, se i tassi si rialzano a godere sono le banche, incassando di più dalla concessione di mutui e prestiti: non per nulla, in una settimana difficile, le azioni bancarie della zona euro hanno chiuso a +1%. L’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (180,33 euro; Isin IE00BYMB4Q22), che esprime l’andamento medio delle banche italiane quotate in Borsa, ha fatto +1,2% e resta sui massimi degli ultimi anni: se lo avevi già acquistato per scommettere su fusioni tra le banche italiane puoi ancora mantenerlo.
A proposito di lotta al Covid-19 va segnalato il balzo settimanale del 10,6% delle azioni Merck (81,4 Usd; Isin US58933Y1055): la compagnia farmaceutica americana ha rivelato risultati rassicuranti dai test sull’efficacia del suo antivirale contro il Covid-19 (non è un vaccino, è una cura) e si è detta pronta a chiedere alle autorità Usa l’autorizzazione all’uso emergenziale. Se hai le Merck in mano puoi mantenerle.
Cambiamenti nei consigli |
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IGT 27,95Usd Isin GB00BVG7F061 |
M ➜ V |
M: mantieni; V: vendi |
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