Prevale l’incertezza

Settimana Borse
Settimana Borse
Prima brutto tempo, poi il sereno
La settimana appena conclusa era partita male, a causa della “congiunzione” di diversi elementi negativi per le Borse: l’aumento dei rendimenti obbligazionari, i nuovi timori sul pesante debito del colosso Evergrande e le incognite sulla capacità di realizzazione del piano infrastrutturale proposto da Biden. Tutto questo ha azzoppato le Borse, in particolare quella Usa che poi ha influenzato anche le altre. Col passare dei giorni, tuttavia, a fare da contraltare sono arrivate alcune notizie positive: in Europa alcuni dati sull’andamento dell’economia, oltreoceano l’approvazione da parte del Senato di una proposta di legge che permetta di alzare il “tetto” al debito Usa. Questo era un altro elemento che, come già successo più volte in passato, aveva preoccupato i mercati, perché senza un accordo gli Usa non avrebbero più, tecnicamente, potuto far fronte ai propri debiti. Ora, con l’intesa raggiunta, il problema è rimandato perlomeno fino a dicembre; non una prospettiva a lungo termine, certo, ma alla Borsa Usa è bastato a tirare un sospiro di sollievo, chiudendo la settimana in positivo e rasserenando un po’ il clima anche sulle altre Borse (vedi qui a lato).
Tecnologia inceppata
Tra i settori che hanno vissuto in pieno questo clima da ottovolante c’è quello tecnologico, che ha chiuso la settimana con un +1,2% nonostante gli scossoni di inizio settimana. Ma non mancano le eccezioni, come Facebook (330,05 Usd; Isin US30303M1027), tra i titoli peggiori della settimana (-3,8%) dopo il “lunedì nero”: da un lato l’effetto dell’intervista di domenica a una ex dipendente che ha lanciato pesanti accuse alla gestione del gruppo, dall’altro il blackout che ha reso inaccessibili per ore molte attività del gruppo. IBM (143,22 Usd; Isin US4592001014) si limita a un -0,1%. A sollevare il titolo non sono bastate le notizie sullo scorporo e la quotazione in Borsa di Kyndryl (25% circa del fatturato), che riunisce i servizi legati alla gestione delle infrastrutture informatiche delle aziende clienti - attività in declino e che da diversi anni frena la crescita del gruppo. Senza Kyndryl, il management conta di realizzare una crescita media annua del fatturato del 5% circa da qui al 2024. Le restanti attività saranno ripartire in tre divisioni: i software, la consulenza e le infrastrutture, con i software (43% del fatturato nel 2020) che rappresenteranno una quota crescente degli utili. Limitati a mantenere sia le azioni Facebook, sia le azioni IBM.
Il petrolio si infiamma
Grosse novità anche in casa Eni (11,86 euro, Isin IT0003132476): il gruppo ha avviato l’iter per la quotazione in Borsa della parte di azienda che integra le attività retail gas&power e quelle relative alle rinnovabili. Siamo solo al primo passo di questa operazione, che probabilmente sarà completata solo nel corso del 2022, ma già circolano alcune cifre. La nuova società, per ora provvisoriamente battezzata Eni R&R, dovrebbe realizzare, nel 2025, un utile industriale di 1,2 miliardi, meno di un decimo dell’utile industriale che l’intera Eni realizza già oggi. Ma avrà al suo interno le attività che il mercato sembra apprezzare di più, tant’è che in termini di prezzo il “peso” di Eni R&R sull’intera Eni è maggiore, grazie anche alla prospettiva di un aumento della base clienti da 10 a 15 milioni: il valore della nuova entità potrebbe aggirarsi tra i 9 e gli 11 miliardi, un quarto dei poco più di 42 miliardi di valore di Borsa dell’attuale Eni. Per ora il mercato è fiducioso (rialzo del 3,3% questa settimana), ma da qui alla quotazione vera e propria, è tutto da vedere se e quanto Eni saprà “piazzare bene” Eni R&R, facendo arrivare questo valore nelle tasche degli azionisti: limitati a mantenere. Nel settore, buone notizie anche per Exxon Mobil (62,18 Usd; Isin US30231G1012), la prima grande compagnia petrolifera a confermare che l’aumento dei prezzi del greggio e del gas farà migliorare i suoi risultati trimestrali (calcola questo surplus a 1,5 miliardi di dollari rispetto al trimestre precedente). Inoltre, anche i margini di raffinazione sono in aumento dopo diversi mesi molto difficili. Alziamo quindi le nostre stime sull’utile per azione 2021 a 4,5 Usd. Nonostante il rialzo del 2,1% messo a segno nell’ultima settimana, anche ai prezzi attuali l’azione resta correttamente valutata. Mantieni.
Tra i settori più brillanti della settimana c’è quello bancario, con un +4,5%. Tra i titoli migliori della settimana ci sono Santander (3,35 euro; +7,3%; Isin ES0113900J37) e UBS Group (15,55 CHF; +5,4%; Isin CH0244767585). Approfitta del rialzo per vendere Santander, se ancora l’hai in portafoglio. Puoi ancora acquistare, invece, UBS.
Leonardo (7.09 euro; -0,9% questa settimana; Isin IT0003856405) è stata scelta per aggiornare ai più recenti standard di sicurezza i sistemi di smistamento bagagli di 10 aeroporti spagnoli. La società si è aggiudicata tutti e tre i lotti previsti nel bando di gara pubblico emesso dall'operatore aeroportuale spagnolo Aena, per un valore complessivo di oltre 35 milioni di euro. Il nostro consiglio non cambia: mantieni.
La penuria di chip sta continuando a influenzare pesantemente il settore automobilistico che, tuttavia, chiude comunque la settimana con un +1,6%. Nel settore, d’altronde, gli impatti sulle singole società possono essere molto diversi, in base alla loro capacità di reazione.
Grandi manovre
L’elenco delle società in fibrillazione non è finito: le assemblee di A2A (1,8 euro; Isin IT0001233417) e Linea Group Holding (LGH) hanno approvato il progetto di fusione– operazione che completa il percorso di collaborazione con i soci di minoranza di LGH. Il mercato per ora sembra ottimista (+1,7% il risultato di A2A questa settimana), puoi mantenere A2A. C’è poi ABInbev (47,52euro; Isin BE0974293251) che secondo alcune voci sta studiando la cessione di alcuni marchi tedeschi. Che il gruppo abbia intenzione di fare delle cessioni per concentrarsi sui marchi premium non rappresenta, tuttavia, una novità. Il titolo questa settimana segna un -2,4%: mantieni.
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