Nel grafico “L’anno delle azioni bancarie” puoi notare come nel 2021 i titoli bancari a livello mondiale si siano comportati meglio del resto delle azioni mondiali, guadagnando circa il 32% contro il 24% della media dei listini azionari. I risultati sono stati simili un po’ dappertutto: le sole azioni bancarie europee, per esempio, hanno guadagnato mediamente il 37% mentre le banche italiane han reso circa il 35%, spingendo anche il prezzo dell’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (180,75 euro; Isin IE00BYMB4Q22).
L’ANNO DELLE AZIONI BANCARIE

La linea in grassetto blu rappresenta l’andamento medio delle azioni bancarie a livello mondiale, quella sottile arabìncione rappresenta l’andamento generale dei listini azionari mondiali. La base 100 è fissata all’inizio del 2021.
IL PERCHÉ DELLA RISCOSSA DEI BANCARI
Tre le ragioni della riscossa. Primo: l’economia sta uscendo dalla pandemia meglio del previsto. Diversi indicatori sulla crescita, soprattutto nella prima parte di quest’anno, sono stati rivisti al rialzo e anche nella seconda parte dell’anno, nonostante la variante Omicron, qualche segnale rassicurante c’è stato: ti basti pensare che per la prima volta dopo quasi 20 anni l’agenzia di rating Fitch ha migliorato il giudizio sull’affidabilità del nostro Paese. Tutto questo non può che favorire l’attività delle banche, che sono una “cinghia di trasmissione” della ricchezza all’interno del Paese: più imprese e famiglie stanno bene, più si sentono in grado di poter richiedere mutui e prestiti – alimentando l’attività tradizionale delle banche – per sostenere consumi e investimenti. Non solo: se consumi e investimenti aumentano, la ricchezza generale per tutti nel sistema tende ad aumentare e, dunque, si riducono i rischi che i prestiti e i mutui non vengano onorati, evitando così perdite pesanti alle banche. Secondo: il buon andamento generale delle Borse. Le banche sono ormai anche “fabbriche” di servizi/prodotti finanziari che vengono venduti alla clientela. Più l’umore sul mercato è positivo, più questa attività ne beneficia, perché i risparmiatori sono più inclini a investire in prodotti finanziari in vista del futuro. E maggiori sono gli investimenti da parte della clientela, maggiori sono le commissioni che le banche incassano sui servizi/prodotti finanziari venduti. Non per nulla, i ricavi commissionali sono quelli che maggiormente hanno trainato i risultati delle banche nel corso degli scorsi mesi, con risultati a volte anche in crescita a doppia cifra rispetto a quelli di un anno prima. Terzo: le autorità di vigilanza sono state un po’ più morbide. Da un lato, infatti, hanno concesso una serie di “agevolazioni” per evitare che le fasce più colpite dalla pandemia riversassero tali difficoltà sui conti bancari (vedi per esempio il sistema delle moratorie) e dall’altra hanno allentato i limiti imposti nel 2020 sulla distribuzione dei dividendi ai propri soci – diversi istituti hanno, così, recuperato anche la distribuzione di quanto non pagato nel 2020, fatto che ha reso un po’ più golose le azioni delle banche.
Le moratorie hanno permesso la sospensione del pagamento delle rate dei muti e dei prestiti da parte dei clienti in difficoltà senza che questo comportasse un peggioramento della valutazione di quel credito per la banca (sarebbero stati costi).
BISOGNA TORNARE A INVESTIRE SULLE BANCHE?
Tutto questo significa che ormai il quadro per le azioni bancarie è definitivamente cambiato ed il caso di tornare a comprarle? Attenzione, restano ancora diversi elementi di rischio. Primo: come detto la pandemia non è ancora finita. Non per nulla, le autorità europee hanno rilevato un aumento dei crediti non onorati in alcuni settori. Tra l’aumento dei crediti a rischio e il rallentamento dei ricavi che potrebbe esserci in caso di frenata della crescita economica, le banche rischiano di vedere bilanci poco brillanti e questo avrebbe contraccolpi sull’andamento delle loro azioni in Borsa. Secondo: le banche, soprattutto le europee, negli ultimi anni hanno sofferto, in termini di ricavi, i bassi tassi d’interesse. Guarda il grafico “Una storia poco brillante”, dove riportiamo l’andamento medio delle azioni bancarie europee negli ultimi 5 anni. Come vedi, il rimbalzo avvenuto negli scorsi mesi è stato solo sufficiente a riportare i prezzi medi delle azioni bancarie europee sui valori di cinque anni fa – nel frattempo, invece, le Borse mondiali hanno guadagnato tanto. Ora l’inflazione che corre ha già fatto avviare negli Usa una revisione della politica “di doping” da parte della Banca centrale americana e ci si aspetta un progressivo aumento dei tassi d’interesse. Per gli Usa, tuttavia, si preannuncia lento e moderato, mentre per l’Europa dovrebbe essere rimandato a oltre il 2022. Se i tassi d’interesse restassero tendenzialmente bassi ancora a lungo, le banche soffrirebbero.
L’indicatore che esprime gli introiti legati alla tradizionale attività bancaria di concessione dei prestiti/mutui e raccolta dei depositi si chiama in genere margine di interesse. Questo indicatore è legato anche al livello dei tassi d’interesse ed è quello che ha pesato sui bilanci bancari negli scorsi anni e ancora adesso li penalizza: per esempio, nel terzo trimestre del 2021 Unicredit ha mostrato un progresso del 12,5% dei ricavi commissionali, ma ancora un calo dell’1,4% del margine d’interesse rispetto allo stesso periodo di un anno prima.
Terzo: al di là delle raccomandazioni sui dividendi in periodo pandemico, negli ultimi anni l’occhio delle Autorità è sempre stato molto vigile nei confronti del settore bancario. Sono state introdotte una serie di regole (vedi quelle “di Basilea”) che hanno ridotto gli spazi di manovra delle banche, che non sono più quelle “vacche da mungere” di un tempo. Nuove regolamentazioni devono entrare in vigore e potrebbero esserci aumenti di capitale “forzati”, con effetti negativi per le azioni coinvolte.
UNA STORIA POCO BRILLANTE

La linea in grassetto blu rappresenta l’andamento medio delle azioni bancarie a livello europeo, quella sottile arancione rappresenta l’andamento generale dei listini azionari mondiali. La base 100 è fissata all’inizio del 2017. Nel grafico, sia per le azioni bancarie, sia per l’andamento medio delle Borse mondiali sono stati usati gli indici Datastream forniti da Refinitiv. Il settore bancario americano è influenzato dalle grandi banche d’affari che risentono meno dell’andamento dei tassi d’interesse. Le azioni bancarie ne sono, invece, più dipendenti e confrontare il loro andamento con quello medio delle azioni mondiali ci fa capire quanto i tassi bassi abbiano pesato su tali azioni.
I NOSTRI CONSIGLI
Tiriamo le fila: le regolamentazioni sempre più stringenti e i tassi d’interesse bassi nel corso degli anni scorsi hanno progressivamente ridotto la redditività delle banche. Nel 2021 ci son stati segnali di miglioramento, ma permangono diverse incognite. Nel complesso, gli indicatori di convenienza delle azioni bancarie sono sostanzialmente allineati a quelli medi storici. Non solo: sono azioni molto ballerine e, quindi, rischiose. Come dimostra l’indice di Sharpe pubblicato su Altroconsumo Finanza n° 1441, il rapporto tra rischio dell’investimento e rendimento atteso non è particolarmente interessante, se confrontato con quello di altri settori (L’indice di Sharpe è facile da leggere: più alto, meglio è. Quello del settore bancario è tra i più bassi in assoluto). Morale: non conviene puntare su fondi comuni o Etf che investono in generale sulle azioni del settore bancario. Ci sono, però, un paio di singoli titoli su cui può comunque valere la pena investire. Primo: Bnp Paribas (59,75 euro; Isin FR0000131104). Il gruppo francese ha mostrato eccellenti risultati nel corso del terzo trimestre del 2021 (ultimi dati disponibili al momento di questa analisi) che hanno dimostrato la bontà del suo modello organizzativo, dove accanto alla presenza di banca “tradizionale” sono molto rilevanti anche le attività di “banca d’affari”. A giocare a favore del gruppo anche una buona presenza a livello internazionale. Alcuni indicatori di convenienza sono migliori di quelli di altre banche – vedi per esempio il rapporto tra prezzo attuale di Borsa e utili attesi nel 2022 (più è basso, più un titolo è conveniente), pari a 8,3 per Bnp Paribas contro 9 di Intesa Sanpaolo (2,25 euro, Isin IT0000072618). Nel complesso, riteniamo le azioni Bnp eccessivamente penalizzate dal mercato. Si acquistano sulla Borsa di Parigi. Secondo: Ubs Group (16,43 franchi svizzeri; Isin CH0244767585). La banca ha mostrato ottimi risultati nel corso dell’anno e si è vista ridotta una multa dalle autorità francesi: potrà ora puntare ancora di più sulle gestioni patrimoniali negli Usa. La sua redditività è ancora inferiore rispetto a quella di alcuni concorrenti Usa, ma le azioni di ristrutturazione intraprese ci lasciano ben sperare per il futuro. Gli indicatori di convenienza sono ancora interessanti e il titolo è conveniente. Si acquistano sulla Borsa di Zurigo.
Consigliamo sempre di acquistare le azioni sul loro listino domestico per evitare problemi in caso di operazioni straordinarie come un aumento di capitale. Che fare se con la nostra banca non possiamo comprare online sulla Borsa francese o su quella di Zurigo? Ci sono due alternative. O si fa l’operazione tramite canali tradizionali (quindi allo sportello o al telefono), pagando però più commissioni, o si cerca un’altra banca che permetta l’acquisto via internet su quei listini.
LE DUE AZIONI CONSIGLIATE
Negli ultimi 5 anni sia le azioni Bnp Paribas (grassetto blu; base 100), sia le Ubs (linea sottile arancione) hanno offerto risultati lievemente migliori di quelli medi delle altre banche europee (linea di peso intermedio verde). Restano convenienti. I dati nel grafico tengono conto dei dividendi staccati dalle azioni nel corso del periodo considerato.
E LE BANCHE ITALIANE?
Oltre alle incognite sopra indicate, sui nostri istituti gravano due nubi in più. Primo: il rischio politico legato al futuro governo del Paese. Le banche italiane nel corso del 2021 hanno registrato valori record di BTp in pancia e se la “luna di miele” del governo coi mercati dovesse terminare, le banche sarebbero le prime a soffrire. Secondo: un peso dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti concessi superiore alla media europea (vedi pagina 10). Per questo la rischiosità è ancora superiore a quella media delle altre banche. C’è, però, un aspetto che potrebbe comunque dare pepe ai titoli di casa nostra: la prospettiva di fusioni tra i vari istituti. Anche se la maggiore operazione prevista nel 2021 è sfumata – l’acquisizione di Mps (0,90 euro; Isin IT0005218752) da parte di Unicredit (13,51 euro; Isin IT0005239360) – qualcosa si è comunque mosso. Clamorosa, proprio nei giorni scorsi, l’offerta di Bper (1,76 euro; Isin IT0000066123) per acquistare Banca Carige (0,75 euro; Isin IT0005428195), tornata da poco agli scambi dopo oltre due anni di sospensione per gravi difficoltà. Ma c’è stato il Crédit Agricole (12,49 euro; Isin FR0000045072) che ha completato la conquista del Credito Valtellinese lanciando un’offerta d’acquisto sulle azioni che ancora non possedeva, Unipol (4,71 euro; Isin IT0004810054) che ha rastrellato azioni della Popolare di Sondrio (3,71 euro; Isin IT0000784196) e Sparkasse (non quotata) che ha deciso di lanciare un’offerta pubblica d’acquisto sulle azioni Civibank (vedi qui sotto).
Le azioni Civibank (Isin IT0001014783) sono quotate su un listino, Hi-Mtf, su cui è molto difficile vendere (prezzo di riferimento 5,27 euro, ma alcune negoziazioni sono state chiuse a 6,2 euro) L’offerta d’acquisto di Sparkasse (a 6,50 euro per azione Civibank) potrebbe essere l’unica occasione per liberarsi alla svelta delle azioni Civibank. Se le hai, aderisci all’Opa (al momento dell’analisi non ancora lanciata).
In passato ti avevamo consigliato un acquisto speculativo sull’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (vedi primo paragrafo), che punta sulle principali azioni bancarie quotate a Milano, proprio per scommettere sui matrimoni. Il mercato già sconta in parte questa prospettiva, quindi limitati a mantenere le quote dell’Etp. Se non le hai non le acquistare ora e non acquistare le azioni citate in questo paragrafo.
Il possibile lancio di un’offerta pubblica di acquisto da parte di Bper ha fatto scattare le azioni di Banca Carige. Se le hai in mano approfitta per venderle subito: la banca al 30/9 era ancora in perdita e con un indicatore di solidità total capital ratio solo di pochissimo superiore ai minimi imposti dall’autorità.
UNA BORSA CONDIZIONATA DAI TITOLI BANCARI
L’andamento dei principali titoli bancari italiani (grassetto blu; base 100) influenza in modo rilevante la Borsa di Milano (linea sottile arancione): non per nulla gli andamenti delle banche e di Piazza Affari sono molto simili. Nel grafico abbiamo riportato l’andamento dell’Etp Wisdomtree Ftse mib banks e dell’indice Ftse mib della Borsa di Milano (dividendi inclusi) così come forniti da Refinitiv.