Omicron per ora non spaventa troppo i mercati
L’avvio dell’anno è stato caratterizzato da notizie che sembrano aver rassicurato il mercato sul fatto che l’impatto della variante Omicron possa non far deragliare la crescita economica. In primo luogo c’è stata una serie di dati macroeconomici positivi: per esempio quelli relativi all’andamento dell’attività manifatturiera in Europa, favorita da un lieve allentamento dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. In seconda battuta sono intervenute anche le rassicurazioni da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità sugli effetti negativi della nuova variante. Infine, ha contributo a consolidare la sensazione di un lento ritorno alla normalità anche la decisione dei principali Paesi produttori di greggio di non modificare il ritmo previsto di aumento dell’attività delle proprie trivelle – significa che non si aspettano grandi rallentamenti della crescita economica e, dunque, della domanda di energia. Insomma, nonostante il milione di contagi in un solo giorno registrato in settimana negli Usa, il mercato sembra mantenere la calma, anche se la possibilità che la Banca centrale americana possa accelerare sul piano di rialzo dei tassi d’interesse ha fatto un po’ sbandare le Borse sul finire della settimana – negli Usa, in effetti, i rendimenti dei titoli di Stato sul mercato, in settimana, sono saliti.
Gli impatti dell’attesa normalità: settore tecnologico…
A pagare questo atteso ritorno alla normalità in termini di politica monetaria e tassi d’interesse è stato il settore tecnologico, che, invece, aveva nettamente guadagnato durante i mesi più duri della pandemia: l’indice Nasdaq, che ha in pancia tanti titoli americani del settore, ha chiuso la settimana con un calo del 4,5%. Anche la Borsa di New York è largamente influenzata dall’andamento dei titoli tecnologici, quindi non sorprende che proprio il listino a stelle e strisce sia stato uno dei peggiori della settimana. Nel settore tecnologico non si è salvata nemmeno Apple (172,17 Usd; Isin US0378331005) che ha chiuso la settimana con un calo del 3% dopo che, invece, all’inizio della stessa era stata la prima società al mondo a superare in Borsa il valore di 3 miliardi di dollari – per intenderci, è all’incirca quanto tutta la ricchezza prodotta in un anno da alcuni Stati africani. Mantieni.
Gli alti e bassi del mercato si sono riflessi sulle azioni legate ai viaggi e allo svago, che dopo un avvio positivo hanno chiuso in calo dell’1,1%. Non ci sembra, però, ancora il caso di tornare a investire in generale sul settore tramite un fondo/Etf.
… e settore finanziario
Specularmente, le attese per un ritorno a un rialzo dei tassi d’interesse non potevano che far bene alle azioni bancarie, che hanno pagato molto negli scorsi anni i bassi tassi d’interesse. Le azioni bancarie americane, in particolare, hanno chiuso la settimana con un progresso del 9,1%, ma anche le azioni del settore europeo, nonostante la prospettiva di rialzo dei tassi ufficiali sia qui da noi al momento più debole, hanno archiviato un progresso del 5,4%. Tra queste ultime spicca il +6,1% fatto registrare dalle azioni BNP Paribas (64,5 euro; Isin FR0000131104): il mercato continua a premiare il gruppo dopo la decisione di vendere la sua banca commerciale negli Usa a un prezzo lievemente superiore a quanto non ci si aspettasse. Nonostante le azioni siano tornate a viaggiare sui massimi degli ultimi cinque anni, a nostro parere, valgono ancora un acquisto.
L’andamento delle principali banche italiane è stato peggiore di quello delle colleghe europee: l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (191,72 euro; Isin IE00BYMB4Q22) ha guadagnato il 3,8%. È sui massimi degli ultimi anni, ma se lo avevi comprato per scommettere su fusioni, puoi mantenerlo.
Accelerazioni e frenate nel settore auto
Particolarmente movimentato è stato il settore automobilistico (chiusura a +2,2%). In primo luogo va segnalato il balzo delle Tesla (1.026,96 Usd; Isin US88160R1014), con un +13,5% nella sola giornata del 3 gennaio, dopo che la società ha annunciato di aver consegnato quasi 310.000 auto nell’ultimo trimestre del 2021. È un risultato al di sopra delle attese del mercato e sorprendente in quanto il gruppo sembra non risentire dei rallentamenti nelle consegne che, invece, hanno caratterizzato il settore. L’entusiasmo, però, è durato poco: le azioni hanno poi ripiegato e hanno chiuso in calo del 2,8%. Ciò nonostante, ai prezzi attuali le prospettive reddituali di Tesla continuano a essere largamente sopravvalutate dal mercato: secondo noi, questo titolo molto rischioso e ballerino resta da vendere. Ancora più ballerino rispetto a quello di Tesla è stato l’andamento della debuttante Iveco (10,29 euro; Isin NL0015000LU4): l’azione è sbarcata il 3 gennaio in Borsa al prezzo di 11,26 euro, ha chiuso la prima giornata con un tonfo del 9,1%, nelle sedute seguenti ha recuperato terreno, ma ha ulteriormente ripiegato sul finire della settimana chiudendo a -8,6% dal debutto. Alla luce del progresso degli utili atteso nei prossimi anni, le azioni sono correttamente valutate. Se per caso le hai in mano, le puoi mantenere.
La relativa tranquillità del mercato nei confronti della variante Omicron si è tradotta in un andamento poco brillante per le azioni del settore farmaceutico (-2,2%): le Pfizer (55,72 Usd; Isin US7170811035) hanno perso il 5,6% nonostante il via libera al booster del vaccino negli Usa per l’età tra 12 e 15 anni. Le Merck (80,3 Usd; Isin US58933Y1055) hanno, invece, guadagnato il 4,8% dopo il via libera alla distribuzione della pillola cura-Covid anche in Italia. Le Pfizer restano da acquistare, Merck da mantenere.
@Giovanni Il consiglio sulle azioni Umicore (35,07 euro; Isin BE0974320526) è cambiato a metà novembre, a seguito di novità nella tipologia di batterie elettriche richieste dal mercato. Come detto, non ci spaventiamo, ma non è più il caso di acquistarle. Sul sito il consiglio sul titolo è aggiornato ogni giorno.
@Massimiliano Non ci piace fissare un “prezzo obiettivo di vendita” o una percentuale fissa dopo cui vendere un titolo. Un’azione può guadagnare il 50%, ma restare conveniente per diversi motivi, vuoi perché altre sono salite di più, vuoi perché ci sono stati sviluppi che hanno migliorato ulteriormente le prospettive di utili.
@Roberto Le azioni Canadian Solar (29,78 Usd; Isin CA1366351098) non hanno mai pagato un dividendo e non ci aspettiamo che lo facciano nei prossimi tempi. Non te ne dolere, questo non inficia il consiglio o le prospettive di crescita del titolo – pensa, per esempio, che anche Amazon nella sua storia non ha mai pagato dividendi.
Variazioni settimanali e prezzi alla chisura del 7/1/2022