In cerca di direzione

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Nebbia fitta
Per capire il nervosismo che ha caratterizzato le Borse basta guardare l’andamento del listino americano Nasdaq, che racchiude tanti titoli del settore tecnologico: sostanzialmente piatto nella prima seduta della settimana, in rialzo dell’1,6% nelle successive due sedute, in calo del 2,5% il giovedì, ripresa dello 0,6% nell’ultima seduta. L’andamento si spiega con i dubbi sull’andamento dei tassi d’interesse, in particolare negli Usa, e sulla crescita economica. Nella prima parte della settimana i vertici della Banca centrale Usa avevano rassicurato il mercato: pur dichiarando di guardare con attenzione alla crescita dei prezzi e di essere disposti a intervenire per frenarla, non avevano fornito novità sostanziali rispetto alle attese. Nella parte finale della settimana, invece, le dichiarazioni di alcuni esponenti della stessa Banca centrale hanno fatto temere un intervento più deciso del previsto in termini di rialzo dei tassi d’interesse. Che conseguenze potrebbe avere questa manovra sulla crescita economica? Il mercato si interroga anche perché in settimana il Fondo monetario internazionale ha lanciato un allarme su possibili rallentamenti della crescita globale nel corso di quest’anno proprio per effetto del rialzo dei tassi e della diffusione della variante Omicron. In questa situazione non sorprende che l’umore del mercato continui a cambiare rapidamente: vedremo se l’avvio della stagione dei conti trimestrali societari negli Usa aiuterà il mercato a dissipare alcuni dubbi.
Fermento nel settore bancario
Le prime a rivelare come sono andate i conti nel corso dell’ultimo trimestre del 2021 sono state alcune grandi banche americane: anche in questo caso i risultati annunciati sono stati molto variegati ed è davvero troppo presto per dire in generale come andrà la stagione dei conti americani. In ogni caso, complici alcuni risultati brillanti e altri decisamente meno, le azioni delle banche americane hanno chiuso la settimana con una perdita media dello 0,5%, allineandosi all’andamento generale del listino americano. Al contrario, in Europa i titoli bancari si sono molto ben comportati guadagnando in media il 2%. A sostenerli le voci su possibili operazioni di fusione e acquisizione, anche se in media le azioni italiane del settore si sono comportate peggio delle colleghe europee. In primo luogo, Carige (0,778 euro; Isin IT0005428195) ha ripiegato del 12,1% dopo che è stato deciso di riaprire le trattative affinché la banca sia rilevata da Bper (1,96 euro; Isin IT0000066123): questo ha fatto sfumare le attese di un’offerta più sostanziosa degli 0,8 euro per azione che offre Bper per le azioni Carige in mano ai piccoli risparmiatori (vedi per dettagli il n° 1442). In seconda battuta Unicredit (13,54 euro; Isin IT0005239360) ha lasciato sul terreno il 5% dopo le indiscrezioni sul fatto che stia puntando ad acquisire una banca in Russia – il mercato teme possibili ulteriori sanzioni nei confronti del Paese e sperava, piuttosto, in un interessamento verso una banca italiana o dell’Europa occidentale. Per le ragioni espresse sul n° 1443 ti sconsigliamo di avere in mano azioni bancarie italiane: se le hai e sei un buon padre di famiglia vendile, comprese quelle citate in questo paragrafo.
L’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (193,63 euro; Isin IE00BYMB4Q22), che racchiude l’andamento dei principali titoli bancari quotati in Borsa, ha chiuso la settimana in rialzo dell’1%. Lo avevamo consigliato in passato agli speculatori per scommettere su fusioni tra banche italiane: se hai ancora delle quote, mantienile.
La spinta cinese per le materie prime
In questa incertezza la Cina sembra non volere rischiare rallentamenti ulteriori della sua crescita economica e le autorità sembrano, quindi, intenzionate a varare un piano di sostegno all’economia. Questo ha fatto bene ai prezzi delle materie prime in generale, di cui la Cina è grande consumatrice, e ai titoli delle società che quelle materie prime estraggono e vendono (mediamente hanno guadagnato lo 0,9%). Le azioni ArcelorMittal (32,44 euro; Isin LU1598757687) hanno chiuso la settimana in progresso del 6,3% sulla scia dell’attesa di una ripresa dei prezzi dell’acciaio nel corso del 2022 dopo il lieve ribasso delle settimane scorse. Nonostante il rialzo settimanale, secondo noi le azioni ArcelorMittal meritano ancora un acquisto. Nel settore dell’acciaio, però, non sono comunque mancate note stonate: in particolare, le azioni dell’americana Schnitzer Steel (42,73 Usd; Isin US8068821060) hanno registrato un tracollo del 12,4% dopo la pubblicazione per 1° trimestre 2021/22 (l’anno fiscale termina il 31/8) di risultati un po’ inferiori alle aspettative. Sono, però, dovuti a interruzioni della catena di approvvigionamento e, a nostro parere, non è il caso di correre a vendere. Se hai le azioni, mantienile. Anche il prezzo del petrolio ha continuato a salire – quello di qualità brent ha chiuso la settimana a poco più di 84 dollari al barile, +2,9% settimanale – favorendo azioni come Saipem (2 euro; Isin IT0005252140): queste ultime hanno guadagnato il 2,3% anche grazie a due nuovi contratti in Australia e Guyana. Mantieni.
Nel settore petrolifero, le azioni TotalEnergies (49,54 euro; Isin FR0000120271) hanno guadagnato in settimana il 6,6%: il gruppo ha confermato gli investimenti programmati nelle energie rinnovabili e nel settore elettrico – dai 3 miliardi di dollari Usa nel 2021, a 3,5 miliardi di dollari. Sono previste anche piccole e medie acquisizioni. Se hai queste azioni, puoi ancora mantenerle.
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