Senza tregua

Settimana Borse
Settimana Borse
La reazione delle Borse
È stata una settimana pesante per le Borse, sofferenti fin dall’inizio per l’imposizione di sanzioni pesanti nei confronti di alcune società russe: la guerra non solo non si è arrestata, ma si è sviluppata in modo catastrofico, arrivando persino a coinvolgere le centrali nucleari presenti in Ucraina. Non solo: se all’inizio si pensava che le sanzioni potessero in qualche modo salvaguardare il flusso di energia in arrivo dalla Russia, nelle ultime ore è emerso che in realtà così non sta avvenendo. Tutto questo ha fatto ulteriormente risalire i prezzi dell’energia: il carovita in Europa già a febbraio – i dati sono emersi solo in questi giorni – era su livelli record, ma cosa accadrà con la crisi e con gli ultimi sviluppi? Oltre alla tragedia umanitaria, il contraccolpo a livello economico, in Europa, rischia di essere pesante e questo spiega i ribassi dei listini europei (-10,4%, in media, in Eurozona) che hanno aperto anche la settimana in corso con dei ribassi molto pesanti. C’è, però, anche chi è andato bene: da un lato c’è l’Australia (+1,6%), economia che dipende molto dalle esportazioni di materie prime e che, quindi, ha risentito dell’ulteriore rialzo dei loro prezzi, dall’altro c’è New York, che ha limitato il calo all’1,3% (+1,7% per te in euro), complici alcuni dati sulla salute dell’economia Usa e le dichiarazioni dei vertici della Banca centrale americana sul prossimo rialzo dei tassi d’interesse (ci sarà, ma almeno a breve non sarà così robusto come si temeva poco prima dello scoppio del conflitto). Riportare la Borsa americana in tutte le nostre “torte” di portafoglio si è dimostrata una scelta azzeccata: ti confermiamo le nostre strategie d’investimento.
Tra le Borse non consigliate segnaliamo il tracollo di quella di Milano (-12,8%) e la crisi di quella russa, sospesa per tutta la settimana e con un tracollo del rublo di un ulteriore 30% – i titoli russi sono stati sospesi anche da altri listini e non si sa quando sarà possibile tornare a contrattarli.
Riflessi sul settore energetico e delle utility
A proposito di flussi energetici non salvaguardati come si sperava, si è stimato che già in settimana il 70% del petrolio russo fosse non negoziabile anche per effetto delle sanzioni. Questo, assieme alla decisione di altri grandi Paesi produttori di greggio di non aumentare il ritmo delle trivelle, ha portato il prezzo del petrolio di qualità brent a chiudere la settimana poco sopra i 118 dollari al barile (+20,7% settimanale). Ne hanno beneficiato i titoli delle compagnie petrolifere, saliti in media in settimana del 3,7%. Tra questi segnaliamo il +13% delle azioni Chevron (158,65 Usd; Isin US1667641005): il gruppo ha deciso di investire la maggiore liquidità legata all’aumento del prezzo del greggio sia per acquistare azioni proprie (sostiene il prezzo delle azioni), sia per accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili. È sui massimi storici: se sei un investitore di lungo periodo, puoi mantenere le azioni. Se sei uno speculatore, con orizzonte d’investimento limitato, puoi approfittare della corsa per vendere metà delle azioni. Non sono andati bene i titoli del settore utility – le società che ti vendono luce, gas e acqua. Quelle europee, in particolare, hanno perso in media il 10,1% per effetto del -25,6% registrato dalle azioni Engie (10,73 euro; Isin FR0010208488) dopo le voci sul fallimento della società incaricata del progetto del gasdotto Nord Stream 2: Engie non solo è azionista al 9% di tale società, ma ne è anche creditrice tramite un prestito da 1 miliardo di euro. Il rischio per Engie è di vedere 1,5 miliardi in fumo, ma tenuto conto della liquidità in cassa (quasi 14 miliardi a fine 2021) e della liquidità generata delle attività (quasi 10 miliardi a fine 2021) l’impatto secondo noi sarebbe limitato. Più rilevante, secondo noi, il rischio approvvigionamento emerso in settimana: il 20% del gas venduto da Engie viene dalla Russia e, sebbene il gruppo stia attivando altre forniture, l’operazione è difficile e costosa. Per questo, prudenzialmente, il consiglio passa a mantieni.
I titoli legati alle materie prime hanno chiuso la settimana con un calo medio del 2,1%. Le azioni ArcelorMittal (26,74 euro; Isin LU1598757687) hanno perso il 2,5% nonostante il gruppo possa conquistare una parte del mercato dell’acciaio al momento in mano alla Russia. Per questo, il consiglio non cambia: acquista.
Il timore di una crisi economica in Europa ha travolto anche le azioni Volkswagen (197,2 euro; Isin DE0007664005), calate del 18,4% dopo che, invece, avevano retto nel corso della settimana dello scoppio della guerra – c’è la possibilità che in seguito alla quotazione del marchio Porsche sia distribuito un dividendo straordinario. Puoi comunque mantenere le azioni.
La crisi delle banche
I titoli che in assoluto si sono comportati peggio in settimana sono quelli del settore bancario europeo: in media hanno ceduto il 18%. In particolare, l’indice che racchiude l’andamento dei principali titoli bancari italiani (Ftse Italia banche) ha ceduto ben il 23,5% in una sola settimana. Del resto si stima (fonte Reuters con dati a settembre 2021) che l’esposizione alla Russia delle sole banche italiane sia di poco più di 25 miliardi di dollari contro i circa 15 miliardi di esposizione per tutte le banche Usa. Nonostante il tracollo, però, non riteniamo sia ancora il caso di cambiare il consiglio sulle banche italiane: l’aumento dell’inflazione e il rallentamento economico rischiano di far aumentare i crediti deteriorati, con conseguenti perdite sui bilanci. Sconsigliamo, dunque, di avere in mano azioni di banche italiane.
Cambiamenti nei consigli |
|
ENGIE 10,73euro Isin FR0010208488 |
A ➜ M |
A: acquista; M: mantieni |
Attendi, stiamo caricando il contenuto