Borse in netto recupero

Settimana borse
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Nuove chiusure in Cina
Quello della pandemia sembrava un tema dimenticato, almeno sui mercati, ma in settimana è tornato ad aleggiare: il tutto è legato alla nuova crescita dei contagi in alcune zone della Cina, che ha portato le autorità del Paese a varare delle misure di contenimento molto severe, come il lockdown in tutta la zona di Shenzhen (vicino a Hong Kong). Non è un problema da poco: è uno dei distretti tecnologici più rilevanti e questo spiega la brusca frenata registrata dalle azioni cinesi all’inizio settimana (-5,7% per l’indice Hang Seng nella sola giornata di lunedì 14 marzo) che, poi, si è riversata su diversi titoli del settore tecnologico a New York – il listino Nasdaq ha chiuso la giornata di lunedì 14 marzo in calo di poco più del 2%, trascinato dal 2,7% della azioni Apple (163,98 Usd; Isin US0378331005) che proprio in quella zona ha una fabbrica importante. Poi, però, c’è stato un brillante recupero: non solo qualche fabbrica ha iniziato parzialmente a riaprire, ma le autorità cinesi hanno dichiarato che vareranno un piano di sostegno all’economia volto sia a contrastare gli effetti dei lockdown, sia a sostenere l’andamento dei titoli cinesi in Borsa. Insomma, un “doping” eccezionale: funzionerà? Staremo a vedere, ma nel frattempo il mercato si è cullato sulla speranza, portando i principali titoli cinesi non solo a recuperare i cali d’inizio settimana, ma anche a chiudere la stessa in attivo del 12,4%. Anche le Apple (mantieni) hanno alla fine chiuso la settimana in progresso del 6% e il Nasdaq ha guadagnato l’8,2%, non spaventato dal rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale Usa (per i dettagli vedi pagina 11).
Guerra ed energia
Le chiusure di attività in Cina hanno, però, due risvolti importanti. Il primo riguarda l’energia: un possibile calo della domanda di petrolio e gas da parte della Cina non poteva che influenzare in modo negativo il prezzo del greggio, con quello di qualità brent che ha chiuso le prime due sedute della settimana in calo del 12%. A determinare questo calo anche le notizie sui flussi di gas dalla Russia verso l’Europa, che sono risultati tutto sommato normali (almeno nel tratto che non riguarda l’Ucraina), e la possibile accelerazione sul fatto che l’Iran possa tornare a vendere il suo petrolio sul mercato, aumentando, quindi, l’offerta in un momento in cui la crescita economica potrebbe, invece, rallentare. La direzione del greggio si è, però, invertita sul finire della settimana: dapprima in seguito al “doping” cinese, poi perché sono sembrate scemare le possibilità di un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina. Il prezzo del petrolio brent ha, così, chiuso la nervosa settimana in calo del 4,4% a 107,8 dollari al barile, mentre le azioni del settore petrolifero, complice il generale buon andamento delle Borse, hanno guadagnato in media il 4,2%. Al più mantieni le azioni del settore che hai.
A proposito di forniture di gas dalla Russia, BASF (54,62 euro; Isin DE000BASF111) detiene ancora il 67% di Wintershall Dea, società che ha partecipato al finanziamento del controverso gasdotto Nord Stream 2 in fallimento. BASF la vuole quotare in Borsa, ma l’altro socio è riluttante perché ora spunterebbe un prezzo basso. Nel frattempo le BASF hanno fatto in settimana +1,2% e restano da mantenere.
Ritardi negli approvvigionamenti e crescita economica
L’altro aspetto è che le fabbriche cinesi riforniscono diverse aziende in giro per il mondo: nel settore dei microchip c’erano già parecchi colli di bottiglia e ora con i lockdown rischiano di acuirsi. Se a questo aggiungi gli impianti produttivi fermi in Ucraina, si capisce che le ripercussioni potrebbero essere pesanti. Non per nulla Bmw (76,68 euro; Isin DE0005190003) ha dovuto ridurre la stima di redditività per la divisione auto (85% del fatturato) a un valore compreso tra il 7% e il 9% contro il 10,3% nel 2021. Anche per le vendite, prudenzialmente, si attende valori solo in linea con quelli dell’anno scorso. Le azioni hanno retto agli annunci e hanno chiuso in rialzo del 4,9%. Il consiglio, però, resta prudente: mantieni. I rischi, del resto, sono dietro l’angolo: la fiducia degli esperti economici tedeschi è crollata e c’è chi ritiene che le prospettive di crescita per l’Europa saranno ancora ridotte. Tutto questo non può che far male alle banche che sono la “cinghia di trasmissione” dell’economia; per questo, il recupero che i titoli bancari europei hanno registrato in settimana (+8,1%, anche in scia al buon andamento delle azioni bancarie Usa per il rialzo dei tassi d’interesse) ci sembra prematuro. Non acquistare azioni del settore bancario europeo e vendi le azioni delle banche italiane. Nel settore assicurativo italiano, invece, puoi mantenere Generali (18,78 euro; Isin IT0000062072), che ha chiuso in rialzo del 9,3%, riportandosi su valori precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina. Due gli eventi che hanno caratterizzato il titolo: da un lato i risultati finali del 2021, dall’altro la presentazione della lista dei candidati alla guida del gruppo da parte di uno degli azionisti “ribelli”. I conti, però, sono stati solo di poco superiori alle nostre attese e la lista “ribelle” non sembra al momento avere chiare possibilità di spuntarla su quella degli attuali vertici – e quindi potrebbero non esserci grandi operazioni straordinarie in vista per il gruppo. Per questo non acquistare, nemmeno in ottica speculativa, ma limitati a mantenere Generali.
La compagnia Shell (23,04 euro; Isin GB00BP6MXD84) non solo ha già venduto la quota nel gasdotto Nord Stream 2, ma ha anche deciso di cessare gli acquisti di petrolio dalla Russia e di chiudere le sue stazioni di servizio in questo Paese. Il costo di questa scelta è tutto da verificare, ma la Russia pesava non troppo sulle sue attività. Le azioni hanno fatto -1,5% ma restano da mantenere.
Tra le azioni delle banche europee che puoi ancora mantenere ci sono le BBVA (5,28 euro; Isin ES0113211835): pur risentendo del rischio di stagflazione (inflazione in ripresa e recessione o crescita stagnante) in Europa, il gruppo è poco esposto ai Paesi dell’Est, mentre in Messico, che ha buone prospettive, realizza la metà del suo fatturato. Le azioni hanno chiuso in rialzo del 5,7% e sono correttamente valutate.
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