Avanti nella tempesta

Analisi
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Gli impatti della guerra sull’economia
Tanti i temi su cui i mercati si sono arrovellati in settimana. Il primo, ovviamente, è quello della guerra: il risultato positivo di diversi listini si spiega da un lato con la persistente speranza che si possa arrivare ad un accordo per porre fine al conflitto in tempi rapidi (ma intanto è passata un’altra settimana di devastazione), dall’altro con la sensazione che sì, alla fine una ripercussione sulla crescita economica ci sarà, ma solo sui Paesi europei – negli Usa i dati sulle richieste di sussidio alla disoccupazione sono scesi ai minimi dal 1969 – e comunque non tale da portare a una recessione nel Vecchio Continente. E questa sensazione è stata un po’ confermata sia dalle parole dei vertici della Banca centrale europea, secondo cui non ci sono per ora segnali di un rischio di stagflazione (crescita ferma e inflazione galoppante), sia dai dati sull’attività manifatturiera in Germania, in calo, ma comunque meno di quanto si temesse. La situazione è, comunque, delicata e può evolvere velocemente: per il momento confermiamo la composizione delle nostre strategie di portafoglio cui ispirarti per investire al meglio i tuoi risparmi – vai su www.altroconsumo.it/investi/portafogli per i dettagli.
L’andamento dei tassi d’interesse
Se l’Europa dovesse soffrire più degli Usa, la politica monetaria della Banca centrale europea e di quella Usa potrebbero iniziare a divergere: se la prima sembra essere cauta col rialzo dei tassi d’interesse (ma c’è chi li invoca), la seconda apre a rialzi consistenti nelle prossime riunioni. Il rialzo dei tassi in genere dovrebbe favorire le banche e questo spiega un po’ il rialzo medio del 3,1% registrato anche dalle azioni del settore bancario nell’eurozona. Secondo noi, però, meglio essere prudenti: come detto, il rialzo dei tassi in Europa potrebbe essere molto moderato e, inoltre, si rischia comunque un rallentamento della crescita economica che potrebbe pesare sulle banche (meno richieste di prestiti e mutui e aumento dei prestiti non rimborsati). Per questo ti consigliamo di non comprare azioni del settore bancario europeo. Ha retto anche il settore assicurativo, sostenuto dal +3,4% fatto segnare dalle azioni Generali (19,42 euro; Isin IT0000062072): la battaglia per la nuova guida del gruppo entra nel vivo con la presentazione del piano “alternativo” dei soci “ribelli”. Il piano alternativo punta molto sulle acquisizioni di larga scala, punta il dito contro una crescita inferiore a quella dei concorrenti negli ultimi anni e promette una crescita dell’utile per azione del 14% medio annuo da qui al 2024, contro la crescita compresa tra il 6% e l’8% prevista dagli attuali vertici. Chi la spunterà? Noi in passato (vedi n° 1340 e n° 1342) ti avevamo suggerito una scommessa su una Generali proiettata in una dimensione ancor più europea con matrimoni con altre realtà. Ora la prospettiva potrebbe concretizzarsi, ma sulla vittoria di questa cordata “concorrente” ci sono dubbi e nel frattempo la stretta del Governo italiano su società strategiche come Generali si è rafforzata – potrebbe comunque bocciare “matrimoni” sgraditi. Per questo, limitati a mantenere le tue azioni Generali in attesa dell’assemblea del 29 aprile.
La speranza di un rialzo dei tassi d’interesse, per quanto lento, anche in Europa ha fatto guadagnare il 6,7% alle azioni BCP (0,16 euro; Isin PTBCP0AM0015): il gruppo già nell’ultimo trimestre del 2021 aveva registrato un aumento del margine di interesse (differenza tra gli interessi incassati sui crediti e quelli pagati sui depositi), oltre che dei profitti commissionali. Il consiglio resta, comunque, prudente. Mantieni.
Le materie prime
L’altro tema che fornisce grattacapi ai mercati è l’impatto del rialzo delle materie prime: complice la possibilità di uno stop agli acquisti di petrolio russo anche da parte di tutti i Paesi dell’Unione europea e un peggioramento del conflitto tra Arabia Saudita e Yemen, il prezzo del greggio è tornato a impennarsi (+11,3% quello brent). Le azioni delle compagnie petrolifere hanno fatto in media +8%, ma limitati a mantenere quelle che già hai. Anche i prezzi dell’acciaio stanno dimostrando una buona tenuta e questo spiega il rialzo del 10% registrato in settimana dalle azioni ArcelorMittal (31,22 euro; Isin LU1598757687). Le azioni si stanno riportando verso i massimi di gennaio, ma secondo noi valgono ancora un acquisto da effettuare con un’ottica d’investimento di lungo periodo.
Nel settore dell’energia settimana contrastata per Saipem (1,07 euro; Isin IT0005252140): prima è salita sulla disponibilità espressa da due grandi azionisti a sostenere il suo piano di rafforzamento (vedi https://www.altroconsumo.it/investi/investire/azioni/analisi/2022/03/saipem-in-rialzo-che-fare), poi è ricrollata dopo che la società ha rivisto il piano strategico e ha deciso di procedere verso un aumento di capitale di 2 miliardi. Il bilancio settimanale si limita a un +1,6% e il nostro consiglio non cambia: vendi.
Il covid-19
Come già ti abbiamo detto nel numero scorso, c’è anche un altro elemento di incertezza che grava ancora sui mercati, legato al rialzo dei contagi da Covid-19 in Cina, ma anche in alcuni Paesi europei. Per ora, però, soprattutto negli Usa il rischio viene percepito come remoto e la stessa Abbott (118,95 Usd; Isin US0028241000), che ha chiuso un 2021 brillante proprio grazie ai test per il Covid-19, si è mostrata molto prudente con gli obiettivi per il 2022 proprio perché la domanda di test per il Covid-19 potrebbe diminuire drasticamente. Le azioni hanno perso il 2,9%, ma puoi mantenerle. Novartis (80,71 franchi svizzeri, Isin CH0012005267; -0,1% in settimana) è invece rimasta fuori dalle attività legate al Covid-19 e potrà beneficiare del ritorno alla normalità anche da un punto di vista delle visite mediche (cancellate per la pandemia). Gli obiettivi di crescita sono superiori a quelli per il 2021 e secondo noi le azioni restano convenienti. Acquista.
A sostenere la Borsa Usa in settimana c’è stato il settore tecnologico, trainato dal +9,2% delle azioni Intel (51,83 Usd; Isin US4581401001): il gruppo è impegnato nella costruzione di fabbriche per la realizzazione di microchip e potrebbe strappare un contratto importante con Nvidia. Nonostante la salita, Intel merita ancora un acquisto.
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