L’allarme sulla crescita economica
Come ti abbiamo detto più volte, le Borse sono un riflesso della salute economica delle società che vi sono quotate. Per questo, quando in settimana sia la Banca mondiale, sia il Fondo monetario internazionale hanno ridotto le stime sulla crescita della ricchezza mondiale nel corso di quest’anno, le Borse si sono un po’ spaventate – se c’è meno ricchezza ci sono meno consumi e meno investimenti che posso far crescere gli utili aziendali. È vero, però, anche che non stiamo parlando di una contrazione della ricchezza, ma solo di una crescita un po’ meno sostenuta di quanto inizialmente previsto e che una delle locomotive globali, gli Usa, potrebbe essere meno impattata da questa contrazione: questo ha permesso alle Borse di non farsi travolgere dai timori e di vivere alcune giornate positive. La tensione, però, è ritornata sul finire della settimana con le dichiarazioni dei vertici della Banca centrale Usa, secondo cui il picco dell’inflazione non è stato raggiunto: la risalita dei tassi d’interesse potrebbe essere ancora rafforzata, col rischio che faccia deragliare anche la crescita economica Usa.
Il Fondo monetario internazionale ha ridotto le stime di crescita per l’economia globale nel 2022 da +4,4% a +3,6%. La Banca mondiale, invece, le ha riviste da +4,1% a +3,2%. Le motivazioni sono legate ai lockdown in Cina per le nuove ondate di Covid-19 e agli effetti della guerra.
Le speranze dai risultati trimestrali…
A sostenere in qualche modo la speranza del mercato sono stati alcuni segnali rassicuranti presenti in alcuni conti societari. Negli Usa, per esempio, Bank of America (38,91 Usd; Isin US0605051046) ha mostrato nel complesso risultati migliori di quelli dei suoi concorrenti, in particolare con ricavi in crescita nella banca al dettaglio e ha espresso ottimismo sull’andamento della concessione dei prestiti nel trimestre in corso. Insomma, un po’ come se quel rallentamento economico temuto ancora non ci fosse o fosse più contenuto del previsto. Se hai le azioni, mantienile. In Europa, invece, è stata ASML Holding (584 euro; Isin NL0010273215) a fornire qualche spunto di ottimismo: come previsto, nel primo trimestre ha registrato ricavi e utili in calo (per alcuni effetti contabili), ma ha anche confermato di attendersi una crescita dei ricavi di circa il 20% nel trimestre in corso - gli ordini ricevuti nel 1° trimestre sono aumentati di ben il 47% rispetto al 1° trimestre 2021. Il gruppo potrebbe rivedere ulteriormente al rialzo anche le stime di crescita a più lungo termine: noi per prudenza confermiamo le nostre, ma confermiamo anche il consiglio. Acquista.
In un settore automobilistico gravato dalle notizie legate ai ritardi sulle catene di approvvigionamento – per il nono mese di fila in Europa è stato registrato un calo delle immatricolazioni – il mercato si è esaltato per i risultati di Tesla (1.008,78 Usd; Isin US88160R1014) nel primo trimestre, caratterizzati da consegne sopra le attese. Abbiamo, però, dubbi sul resto dell’anno: se hai il titolo, vendilo.
… e le note stonate
Non tutte le indicazioni giunte dalle società, però, sono state rassicuranti. La più rilevante nota stonata è stata quella di Netflix (218,22 Usd; Isin US64110L1061): la società non solo ha presentato il primo calo di abbonati in poco più di 10 anni, ma ha anche preannunciato che si aspetta di perdere ancor più abbonati nel corso del trimestre in corso. È vero, il calo è dovuto anche alla sospensione dei servizi in Russia, ma anche non tenendone conto i risultati sono comunque largamente inferiori alle attese di mercato. Le azioni sono crollate, ma pur viaggiando su valori ormai inferiori di quasi il 70% rispetto ai massimi di novembre 2021, a nostro parere, non valgono comunque un acquisto. Il tracollo delle Netflix ha fatto temere che il mercato dei servizi di intrattenimento in streaming sia arrivato un po’ a saturazione e il mercato ha, quindi, punito altri soggetti importanti del settore, come Walt Disney (121,66 Usd; Isin US2546871060): in questo caso, però, le attività sono più diversificate, quindi puoi acquistare queste azioni.
A contrappunto della delusione giunta da una società “giovane” come Netflix, c’è stata la sorpresa derivante da un colosso “storico” come IBM (139,85 Usd; Isin US4592001014): i risultati del primo trimestre hanno mostrato la bontà della strategia che punta a orientare il gruppo verso i servizi del cloud e dell’intelligenza artificiale. Mantieni le IBM.
La ritrovata passione per i viaggi?
In generale i risultati di Netflix hanno portato il mercato a vendere quelle azioni dello “stai a casa”, che tanto avevano beneficiato nei momenti più duri della pandemia, e a orientarsi sui titoli della “ritrovata normalità”, come quelli legati ai viaggi. In particolare, a dare pepe al settore c’è stata Autogrill (7,16 euro; Isin IT0001137345): il colosso della ristorazione negli aeroporti e sulle autostrade ha ammesso di avere “interlocuzioni” con altri operatori del settore per favorire il proprio sviluppo. Detto in altri termini, non ha smentito le indiscrezioni che la vogliono in trattativa per un “matrimonio” con il colosso svizzero dei duty free Dufry (40,86 franchi svizzeri; Isin CH0023405456). Non sarebbe una novità – qualche anno fa Dufry ha acquisito le attività legate ai duty free che erano di Autogrill – ma stando alle indiscrezioni l’operazione non verrebbe regolata in contanti, ma con “carta”, ovvero Dufry comprerebbe Autogrill pagando gli azionisti con azioni Dufry. Pur tenendo conto del possibile ampliamento del perimetro del gruppo, ai prezzi attuali e considerate tutte le difficoltà a breve termine – tra il rialzo del costo dei carburanti per gli aerei e i lockdown ancora presenti in Cina – le azioni Dufry non hanno indicatori di convenienza particolarmente interessanti. Non ha senso, dunque, acquistare o tenere le Autogrill per poi ritrovarsi in mano azioni Dufry al più correttamente valutate. Per questo, non modifichiamo il consiglio su Autogrill: vendi.
Tra gli altri “matrimoni” di cui si è parlato in settimana c’è stato quello possibile tra Leonardo (10,11 euro; Isin IT0003856405) e Fincantieri (0,62 euro; Isin IT0001415246). Se guardiamo alla redditività – intesa come utile industriale, al netto degli oneri pluriennali, sui ricavi – Leonardo non ha molto da guadagnare da un’operazione del genere, ma la crescita delle spese militari ci porta comunque a consigliarti di mantenere le azioni. Non speculare, invece, sulle azioni Fincantieri: lo Stato è il principale azionista di entrambe, quindi non ha interesse a spendere tanto per un eventuale matrimonio.
@Bruno Non necessariamente una società che chiude un bilancio in utile ottiene un buon andamento delle sue azioni in Borsa: magari i risultati sono inferiori alle attese o le prospettive sono peggiorate e così il titolo scende. Allo stesso tempo, non è detto che una società in perdita non possa vedere il prezzo delle azioni crescere in Borsa.
@Mauro Martedì 19 aprile le azioni Unicredit hanno staccato un dividendo pari a 0,538 euro lordi per azione – il pagamento è partito il 21 aprile. Il prezzo del titolo in Borsa risente dello stacco del dividendo: ufficialmente le Unicredit hanno chiuso la giornata di martedì in calo del 3,3%, ma se tieni conto del dividendo, sono salite (al lordo) del 2,3%.
@Rino Comprare un’azione sui minimi e venderla sui massimi è impresa praticamente impossibile, tanto che uno dei classici “adagi” in Borsa è “vendi e pentiti”. Allo stesso modo, non è detto che un titolo che è già salito tanto sia necessariamente da vendere, così come non per forza un’azione che è già scesa tanto è sicuramente da acquistare.
Prezzi al 21/4/22