Una piccola speranza finale
La settimana si era aperta con una raffica di notizie negative in merito alle prospettive di crescita economica globale: in Cina le misure di contenimento per evitare la diffusione del virus hanno determinato un tracollo delle spese per i consumi e della produzione industriale, nella zona di New York l’attività manifatturiera sta continuando a contrarsi (contro attese di una ripresa) e in Europa la Commissione europea ha tagliato le stime di crescita e innalzato quelle sulla corsa dell’inflazione. In tutto questo, le Banche centrali sembrano intenzionate a intervenire con progressivi rialzi dei tassi d’interesse per frenare la corsa dei prezzi, ma questo, rendendo mutui e prestiti più cari, potrebbe finire per impattare ancora di più sul rallentamento economico: non per nulla, dal Fondo monetario internazionale si è lanciato l’allarme sul fatto che stia diventando sempre più difficile, per le Banche centrali, ridurre l’inflazione senza causare recessioni. E proprio la paura di una recessione anche negli Usa non poteva che rendere le Borse poco brillanti – se le aziende non hanno buone prospettive di generazione di utili, il loro valore scende e, di conseguenza, scende il loro prezzo in Borsa. Solo sul finale della settimana, l’azione della Banca centrale cinese per ridurre il costo dei mutui e ridare fiato al mercato immobiliare ha fornito un po’ di speranza ai mercati, galvanizzando soprattutto le azioni legate alle materie prime (+4,5% in media alla fine della settimana). Il nervosismo, però, resta elevato: ci attendiamo Borse ancora ballerine nelle prossime settimane.
La delusione della grande distribuzione
Tra i titoli peggiori della settimana ci sono stati quelli della grande distribuzione americana, come WalMart (119,2 Usd; Isin US9311421039) che ha chiuso con un calo di ben il 19,5% (se hai queste azioni limitati a mantenerle). Alcune di queste società hanno iniziato a rilevare una minore spesa da parte di alcune categorie di consumatori, ma, soprattutto, in generale hanno mostrato come la corsa dei prezzi dell’energia e delle materie prime stia impattando sugli utili societari più del previsto.
Ovviamente il calo si è esteso anche alle società europee del settore, con, in particolare, le azioni Ahold Delhaize (24,96 euro; Isin NL0011794037) che hanno lasciato sul terreno il 7,1%. Certo, anche questo gruppo lotta contro l’aumento dei costi, ma l’andamento delle vendite nel primo trimestre dell’anno è stato migliore del previsto, soprattutto nel mercato americano, mentre il suo negozio online Bol.com ha conquistato quote di mercato e ha visto le sue vendite scendere meno di quelle medie del settore. Per questo, a nostro parere, le azioni Ahold Delhaize meritano ancora un acquisto.
Nel settore assicurativo calo del 5,8% per le azioni Zurich Insurance (432,2 franchi; Isin CH0011075394) nonostante il gruppo abbia registrato buoni risultati nel primo trimestre e abbia confermato gli obiettivi annuali. Mantieni.
Il recupero delle utility
Come detto, a distinguersi sono stati, invece, i titoli legati alla materie prime. Il prezzo del petrolio, però, non si è mosso molto (quello di qualità brent ha segnato un +0,9%), ma le azioni delle compagnie petrolifere sono salite comunque del 2,3%. Meglio ancora sono andate le azioni delle utility, le società che producono e vendono l’elettricità e il gas per la tua casa, con quelle europee che hanno fatto in media +5,9% grazie al +11,3% di Engie (12,64 euro; Isin FR0010208488). Del resto, nel 1° trimestre Engie ha beneficiato dell’impennata dei prezzi di gas ed elettricità vedendo crescere i ricavi di ben l'85% (a 25,6 miliardi di euro) e l’utile industriale del 74% (a 3,5 miliardi di euro). Sono dati che hanno superato anche le previsioni più ottimistiche. Visti questi buoni risultati e stimando che i prezzi dell'energia possano rimanere su livelli elevati, il gruppo ha alzato nettamente gli obiettivi annuali, prevedendo ora un utile (senza l’effetto negativo da 1 miliardo di euro in seguito all'abbandono del progetto Nord Stream 2) compreso tra 3,8 e 4,4 miliardi di euro (e non più tra 3,1-3,3 miliardi). È una mossa che dimostra come Engie si ritenga pronta a far fronte anche a possibili interruzioni nella fornitura di gas russo, da cui cerca di ridurre la dipendenza. Anche noi alziamo le stime sull’utile per azione 2022 (da 1,35 a 1,50 euro) e 2023 (da 1,40 a 1,60 euro) e cambiamo il consiglio: acquista.
Nel settore petrolifero, buon rialzo del 3,4% per Exxon Mobil (91,86 Usd; Isin US30231G1022), che ormai viaggia verso i massimi storici. Del resto, nel primo trimestre, il gruppo ha generato liquidità così abbondante che non solo ha potuto finanziare gli investimenti, ma ha anche pagato dividendi, acquistato azioni proprie e ridotto in modo consistente il debito. La strategia di concentrarsi più sulla produzione di idrocarburi, per sfruttare i loro prezzi elevati, che sulle rinnovabili sta al momento dando frutti: ma sarà sempre così? Al più, mantieni queste azioni (se le avevi in ottica speculativa, pensa di venderne una metà).
Cambiamenti nei consigli |
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ENGIE 12,64euro Isin FR0010208488 |
M ➜ A |
A: acquista; M: mantieni |