Prezzo al momento dell'analisi (28/07/2022): 11,09 euro
Nonostante il contesto di forte incertezza sui mercati, soprattutto per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, Eni riesce a chiudere i primi sei mesi dell’anno con ricavi più che raddoppiati a 63 miliardi: un risultato frutto principalmente dell’effetto prezzi che ha caratterizzato i conti un po’ di tutto il settore. E proprio come per le altre società del settore, il rincaro si fa sentire anche sul fronte dei costi degli acquisti fatti da Eni, anch’essi più che raddoppiati. Ciò nonostante, nel complesso la capacità del gruppo di tenere sotto controllo le spese ha superato le nostre aspettative, e di conseguenza anche l’utile industriale (11,3 miliardi, contro 3,8 miliardi nei primi sei mesi del 2021) è migliore del previsto. Infine, l’utile netto si attesta a 7,4 miliardi (2,09 euro per azione), tra 6 e 7 volte l’utile del 1° semestre 2021.
La capacità del gruppo di diversificare l’approvvigionamento per sganciarsi dalla dipendenza russa (sono recenti gli accordi in Algeria, Congo ed Egitto) sembra dare i suoi frutti, tanto che il management si mostra ottimista alzando le stime su alcuni indicatori sull’andamento dell’attività nella seconda parte del 2022. A nostro avviso, tuttavia, le forti incognite sull’economia italiana nei prossimi mesi invitano alla prudenza. A questo si aggiunge anche qualche altra incertezza legata alla partecipazione in Saipem, con le banche intenzionate a vendere parte della loro quota, e i dubbi sulla quotazione di Plenitude, per ora rimandata (anche se il management si mostra ottimista anche su questo punto).
Alziamo le stime sull’utile per azione 2022 e 2023 rispettivamente a 3,17 e 2,6 euro per azione, ma il consiglio rimane invariato: mantieni.