Meta Platform (169,58 usd; Isin US30303M1027), la “casa madre” di Facebook, per la prima volta nella sua storia ha registrato un calo dei ricavi, a 28,8 miliardi. Certo la flessione è solo dell’1% e peraltro è in linea con le attese, ma è un ulteriore segnale che conferma il rallentamento del mercato della pubblicità online. Rallentamento che, a nostro avviso, non è ancora terminato e potrebbe, anzi, amplificarsi nei prossimi trimestri, viste le prospettive economiche incerte che frenano la voglia di spendere degli inserzionisti, tanto che il gruppo stesso si mostra molto prudente. Di conseguenza, riduciamo le nostre stime sull’utile per azione a 10,7 usd per quest’anno e 12 usd per il 2023. Se al livello attuale il prezzo del titolo non è eccessivamente elevato (15 volte l’utile stimato per il 2022), preferiamo mantenere una posizione prudenziale. Mantieni.
Non è un panorama privo di nubi nemmeno per Alphabet (113,06 Usd, Isin US02079K3059), la “casa madre” di Google. Anche i ricavi di questo colosso sono, infatti, in rallentamento, seppur in linea con le previsioni. Il risultato è un +13%, a cui ha sì contribuito la pubblicità online ma che ha avuto un supporto importante anche dall’attività cloud, che ha visto il fatturato balzare del 36% a 6,3 miliardi di Usd (9% delle vendite totali). Sul fronte della redditività, il rialzo dei costi, compresi la ricerca e sviluppo (+28%), ha contribuito a una contrazione del margine di redditività al 27,9% (contro 31,3% nel 2° trimestre 2021). In ogni caso il gruppo, forte della sua posizione dominante e del suo “effetto-rete” che permette di monetizzare al meglio i dati dei suoi utilizzatori, ha le carte in regola per farci confermare le nostre previsioni sull’utile per azione a 5,75 Usd per il 2022 e 6,25 Usd per il 2023. Mantieni.