I tanti motivi di preoccupazione
Diverse le ragioni che hanno pesato sull’umore delle Borse in settimana. Primo: negli Usa i dati sull’inflazione sono stati superiori alle attese. Questo ha fatto temere che la Banca centrale possa procedere con un rialzo dei tassi d’interesse ancora più forte del previsto, aumentando così i costi di finanziamento per famiglie e imprese. Secondo: in Europa i flussi di gas dalla Russia continuano a ridursi e il timore di un autunno molto difficile diventa sempre più forte. Terzo: in Cina sono risaliti i contagi e questo ha portato a nuove chiusure di attività, che rischiano di aggravare ulteriormente le difficoltà logistiche in giro per il mondo. Insomma, uno scenario non certo rassicurante per la crescita economica globale, a cui si è aggiunto il timore per la crisi di governo in Italia, che ha portato le Borse a chiudere, in media, negativamente la settimana. A contenere i cali, comunque, non c’è stata solo la speranza che la crisi italiana possa essere passeggera, ma la sensazione che la domanda da parte dei consumatori stia comunque reggendo: lo dimostrano i dati sulle vendite al dettaglio superiori alle attese negli Stati Uniti, la corsa ai viaggi estivi (ne parliamo più diffusamente nella pagine seguenti, in Detto tra Noi), nonostante il rincaro dei prezzi dei biglietti, e il boom delle vendite nell’evento “prime day” di Amazon (113,55 Usd; Isin US0231351067), che la società definisce quello di maggior successo nella storia nonostante il rincaro generale dei prezzi – le azioni Amazon hanno comunque chiuso la settimana con un calo dell’1,7% e non sono adatte per gli investitori prudenti (solo chi le aveva acquistate in passato in ottica speculativa, mantenga quelle che ancora ha).
Ecco i risultati della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro): Australia: -1,1%; -1,2%; Canada: -3,4%; -3,1%; Cina: -8,6%; -7,7%; Corea: -0,8%; -1,9%; Eurozona: -0,8%; -0,8%; Giappone: +1%; +0,1%; Indonesia: -1,3%; -0,5%; Messico: -1,1%; -1,1%; Regno Unito: -0,5%; -1,1%; Svezia: -3,4%; -2,2%; Stati Uniti: -0,9%; invariata; Svizzera: -0,3%; +0,4%.
La mazzata per le banche europee
Tra i titoli peggiori della settimana ci sono quelli del settore bancario europeo. Il governo spagnolo ha deciso, infatti, di introdurre una tassazione straordinaria per quest’anno e per il prossimo anno sui grandi enti finanziari, ritenendo inaccettabile che si arricchiscano con il previsto aumento dei tassi d’interesse in una situazione di difficoltà per i cittadini. Sarà una mossa imitata da altri governi? A questo aggiungici il fatto che a pesare sulle azioni europee del settore c’è anche una situazione economica più complessa di altre per comprendere perché tali azioni abbiano chiuso la settimana mediamente in calo del 5,7%. Alti e bassi, invece, per le azioni delle banche americane: i primi annunci trimestrali sono stati deludenti, scontando l’andamento negativo delle Borse nei mesi scorsi, ma poi il tenore delle comunicazioni è migliorato, ridando fiato a queste azioni che hanno mediamente chiuso in rialzo dello 0,4%. Come vedi qui, al momento tra le azioni bancarie che seguiamo costantemente non ce n’è nessuna consigliata all’acquisto (al più, alcune sono da mantenere).
La crisi politica in Italia non poteva che pesare sulle azioni bancarie di casa nostra: l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (138,89 euro, Isin IE00BYMB4Q22), ha perso il 9,3%– solo chi vuole scommettere su un’accelerazione dei matrimoni tra banche lo mantenga. La Borsa di Milano è molto influenzata dai titoli bancari e questo spiega perché ha chiuso la settimana in calo del 3,9%.
Settore petrolifero in difficoltà
Il governo spagnolo, però, non si è fermato al settore bancario e ha imposto tassazioni straordinarie anche per il settore petrolifero, una mossa che anche in questo caso potrebbe essere imitata da altri Paesi. Questo, assieme al calo del prezzo del greggio (-5,5% il brent, ha chiuso poco sopra i 100 dollari al barile) dopo le notizie sulla diffusione dei contagi in Cina, ha pesato sui titoli delle compagnie petrolifere, che hanno chiuso la settimana con un calo medio del 3,1%. Fa rumore il -77% in una sola settimana delle Saipem (0,82 euro; Isin IT0005495657), ma noi ti avevamo già preannunciato che ci sarebbe stato un ripiegamento (vedi n° 1471): non solo le azioni sono ridiscese verso i valori precedenti all’aumento di capitale – era inevitabile – ma sono poi sprofondate perché le banche sono state costrette a sottoscrivere circa il 30% del capitale del gruppo e, come ti avevamo preannunciato, non hanno intenzione di tenersele tutte in mano. Con l’avvio della distribuzione dei titoli sono partite anche le vendite e il risultato è stato il tracollo del titolo anche sotto il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni (1,103 euro). Il consiglio non cambia, vendi.
Se il prezzo del petrolio è calato, i prezzi del gas, soprattutto in Europa, restano elevati. Enagas (18,70 euro; Isin ES0130960018), che aveva provato negli scorsi anni a crescere in America, ora ha come priorità l’Europa: sta valutando la creazione di tre nuovi gasdotti per migliorare l'interconnessione tra la Spagna (il più grande punto di ingresso per il gas via nave nell'Unione europea) e il resto d'Europa. Per ora, però, sono solo progetti e sarà necessario il sostegno delle autorità europee. Le azioni hanno perso il 4,9% ma puoi mantenerle.
Sprazzi di sereno per la tecnologia
Per il settore tecnologico la settimana era partita male, con le autorità cinesi tornate a colpire i colossi del settore accusandoli di violare le norme antitrust del Paese. Poi, però, sempre dall’Asia sono arrivate notizie più rassicuranti, grazie al principale produttore di semiconduttori di Taiwan (e del mondo) che non solo ha mostrato risultati superiori alle attese, ma ha rivisto al rialzo le aspettative per i prossimi mesi. Le azioni delle società dei microchip hanno chiuso con un rialzo medio del 2,2% e in questo clima si spiega la tenuta (rispetto al resto di Wall Street) delle Intel (38,62 Usd; Isin US4581401001): hanno fatto +1,7% e meritano un acquisto.
Tra i settori che hanno retto in settimana, quello farmaceutico (invariato). Tra i peggiori, quello delle materie prime (-6,1%).
@Arturo Ci risulta che Fineco abbia inviato comunicazione del ritiro dalla Borsa di Milano, da dopo il 27 luglio, sia delle Air Liquide (127,02 euro; Isin FR0000120073), sia delle Schneider Electric (117,56 euro; Isin FR0000121972). Se, però, tu le avevi comprate a Parigi non hai problemi: le azioni restano lì regolarmente quotate e scambiate.
@Fabrizio Se hai comprato Air Liquide o Schneider Electric a Milano potresti avere due problemi. Primo, non vedere la valorizzazione del tuo pacchetto azionario. Secondo, avere difficoltà a vendere. Devi sentire la tua banca per capire se ti consentirà la trattazione su Parigi (non tutte potrebbero farlo) o se conviene venderle ora e ricomprarle a Parigi.
@Graziano L’annuncio del ritiro di Air Liquide e Schneider Electric da Milano non sorprende: per questo consigliamo di comprare sempre le azioni sul loro listino domestico (Parigi, qui). Se la tua banca non te lo fa fare online hai solo due strade: o fai l’operazione tramite sportello/telefono (con più costi) o cerchi un’altra piattaforma di trading.
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