Cose mai viste

Grafico e nonete
Grafico e nonete
Il peggior primo semestre in quasi 50 anni
In settimana è tornata la paura di una forte contrazione della crescita economica e, secondo i vertici della Banca mondiale, sarà difficile per alcuni Paesi evitare una recessione. Del resto le notizie giunte non sono state confortanti: in Giappone si è registrata un’ulteriore frenata della crescita dell’attività manifatturiera, mentre sia negli Usa, sia nella zona euro, la fiducia dei consumatori è scesa, con il dato americano che si è portato ai minimi degli ultimi 16 mesi. Il tutto mentre l’inflazione continua a mordere (in Spagna è salita oltre il 10%) e con le Banche centrali che, dopo aver sottovalutato il problema, cercano ora di arginarlo con un brusco rialzo dei tassi d’interesse. L’azione di politica monetaria, però, come ammesso dagli stessi vertici della Banca centrale americana, potrebbe rivelarsi un percorso doloroso, con contraccolpi negativi sul mercato del lavoro. In questo contesto non sorprende che il rimbalzo delle Borse sia durato poco: i listini mondiali hanno chiuso il peggior primo semestre in quasi 50 anni. Certo, si arrivava comunque da semestri brillanti, pensiamo soprattutto a tutta la seconda parte del 2020, ma questo la dice lunga sul periodo eccezionale che stiamo vivendo, tra pandemia e ritorno della guerra in Europa. In questa situazione non escludiamo ulteriori oscillazioni nelle prossime settimane, complice qualche speranza che è arrivata dalla Cina – minori casi di Covid-19 e ripresa dell’attività manifatturiera nel Paese.
New York condizionata dai tecnologici
Tra le azioni che hanno sofferto di più in settimana ci sono quelle del settore tecnologico: in particolar modo, i titoli delle società che realizzano microchip hanno perso, in media, l’8,8%, portando il calo da inizio anno al 38%. Questo non toglie, comunque, che mediamente le azioni del settore viaggino, ancora, su valori di circa il 27% superiori a quelli precedenti allo scoppio della pandemia (fine 2019) – altro esempio del periodo straordinario che stiamo vivendo. La Borsa di New York dipende molto dall’andamento dei titoli tecnologici e questo spiega il bilancio negativo, nonostante un rimbalzo nell’ultima seduta. Le azioni Intel (36,34 Usd; Isin US4581401001) non potevano che risentire di questo clima negativo per il suo settore e hanno perso in settimana il 5,9% (-29% da inizio anno). A nostro parere si tratta di una penalizzazione eccessiva: il gruppo va avanti con gli investimenti e sigla nuovi contratti (presentati i nuovi laptop di Huawei sempre con chip di Intel). Ci aspettiamo buoni risultati nel lungo periodo e, quindi, riteniamo che Intel valga ancora un acquisto.
Nel settore tecnologico calo del 7,8% per Alphabet (2.174,75 Usd; Isin US02079K3059) nonostante l’annuncio di uno split azionario (non cambia il valore del titolo, ma di solito è bene accolto): dal 15 luglio, per ogni azione “vecchia” detenuta, si avranno 20 nuove azioni, ognuna delle quali varrà, però, 20 volte di meno. Mantieni.
Milano appesantita dalle banche
Gli scenari di recessione non possono che pesare sui titoli bancari e, in particolare, su quelli europei che hanno chiuso la settimana con un calo medio del 4,7% e hanno portato il bilancio dall’inizio dell’anno a -23% (sono anche tra i pochi titoli che viaggiano ancora, in media, circa il 24% sotto i valori precedenti allo scoppio della pandemia). Milano è una Borsa su cui il peso del settore bancario è rilevante e questo spiega il -3,5% registrato da Piazza Affari in settimana. A condizionare i titoli bancari c’è stato l’intervento della Banca centrale europea, che ha detto che potrebbe chiedere alle banche di inserire nei loro piani di sviluppo la possibilità di dover operare in uno scenario di recessione e, quindi, di utilizzare questa nuova base di calcolo per l’approvazione dei dividendi. In parole povere, la Banca centrale sta invitando alla prudenza nella distribuzione dei dividendi: è solo l’ultimo degli esempi che hanno fatto sì che le banche non possano essere più considerate quelle “vacche da mungere” di tanti anni fa. Confermiamo il consiglio: non acquistare azioni di banche italiane.
Al contrario di quelle europee, molte banche americane, dopo aver superato i “test” della Banca centrale Usa, hanno deciso in settimana di alzare i dividendi da pagare ai propri azionisti. Tra queste c’è Bank of America (31,56 Usd; Isin US0605051046; -2,3% nel corso della settimana) che ha portato il dividendo per il 3° trimestre da 0,21 a 0,22 Usd per azione. Questo non basta a compensare le incertezze che gravano sulla crescita Usa, col peggioramento in corso del mercato immobiliare (meno mutui). Limitati a mantenere.
Il nodo dell’energia
A determinare questa situazione di crisi c’è la corsa dei prezzi dell’energia. Il prezzo del petrolio di qualità brent, nonostante l’accordo di alcuni Paesi per aumentare l’attività delle trivelle, rimane sopra i 110 dollari al barile (-1,3% in settimana), mentre il prezzo del gas in Europa si è impennato nuovamente verso i massimi storici dopo che la Russia ha deciso di nazionalizzare una società in cui partecipavano anche investitori stranieri, tra cui Shell (24,55 euro; Isin GB00BP6MXD84). Il gruppo aveva già deciso di abbandonare quel progetto, quindi le azioni hanno comunque chiuso la settimana in rialzo dello 0,9%. Se le hai in portafoglio, puoi mantenerle.
Nel settore energetico, da segnalare il +122% delle azioni Saipem (2,77 euro; Isin IT0005495657): sembra un dato clamoroso, ma la ricchezza di chi era azionista Saipem prima dell’aumento di capitale si è drasticamente ridotta. Avremo modo di parlarne prossimamente. Vendi le Saipem e non ti far ingolosire da questi rialzi.
Cambiamenti nei consigli |
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DE’ LONGHI 17,63euro Isin IT0003115950 |
V ➜ M |
FERRARI 177,65euro Isin NL0011585146 |
V ➜ M |
M: mantieni; V: vendi |
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