Prezzo al momento dell'analisi: 0,25 euro alla chiusura di ieri mercoledì 6 luglio 2022, 0,256 alle 17 di giovedì 7 luglio
Il piano prevede la creazione di nuova società (NetCo) che ingloberebbe la rete fissa e le attività all’ingrosso (Sparkle), con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo nella rete in fibra. Dall’altra parte ci sarebbe, invece, l’attività di servizi con ServiceCo, che a sua volta conterrebbe tre entità: Tim Enterprise, Tim Consumer e Tim Brasil. Secondo le previsioni del management, NetCo (quindi la parte “rete”) dovrebbe passare dai 5,3 miliardi di ricavi del 2021 (un terzo dei 15,5 miliardi di ricavi del gruppo) a 5,4 miliardi nel 2030, ma con una redditività più elevata che porterebbe l’utile industriale dai 2 miliardi del 2021 (su 5 miliardi per l’intero gruppo) a 2,7 miliardi nel 2030. Dal lato dei servizi, Tim Enterprise comprenderà le attività relative ai data center, ad esempio verso la pubblica amministrazione e i grandi clienti; i ricavi sono visti crescere da 3 a 5 miliardi tra il 2021 e il 2030, mentre l’utile industriale dovrebbe raddoppiare da 0,9 a 1,7 miliardi. Tim Consumer, che comprenderà le attività commerciali fisso e mobile verso clienti al dettaglio e piccole/medie imprese, paga la sfida della concorrenza e vede le previsioni sui ricavi passare dai 6,8 miliardi del 2021 a 6,5 miliardi nel 2030, ma l’utile industriale dovrebbe salire da 1,2 a 1,4 miliardi. Infine c’è Tim Brasil, per la quale è prevista un’accelerazione dei ricavi soprattutto dopo l’acquisizione del concorrente Oi. Il mercato ha accolto bene le notizie su questa scissione, che dovrebbe essere effettiva dal 2023, e anche noi giudichiamo positivamente le previsioni del gruppo, ottimiste ma a nostro avviso credibili. Non mancano, tuttavia, i punti ancora da chiarire, in particolare per la parte relativa alla rete (NetCo). L’eventuale fusione con Open Fiber (per la quale occorre la firma di Cassa Depositi e Prestiti) e la successiva vendita restano la scelta prioritaria per il gruppo, e in effetti potrebbe essere quella più redditizia per il gruppo, ma non è detto che si concretizzi. La separazione annunciata oggi è solo un primo passo in questa direzione, ma gli stessi vertici del gruppo non escludono di dover ricorrere a un “piano B”. Per questo motivo, il nostro consiglio per chi investe in ottica di lungo termine resta invariato (mantieni). Vediamo, tuttavia, uno spazio per una speculazione sul buon esito dell’operazione, consci del fatto che se dovesse insorgere qualche ostacolo il titolo potrebbe risentirne.