Prezzo al momento dell'analisi (41,08 euro al 4/8/22)
Il 1° semestre ha visto i ricavi salire del 31,4% sul 1° semestre 2021, grazie alle acquisizioni senza cui sarebbero saliti del 16,5%. L’utile industriale prima della quota parte dei costi pluriennali è cresciuto del 25% (sfrutta l’espansione del perimetro della società e non tiene conto dei danni subiti in un incendio in uno stabilimento in Romania, se no avremmo avuto un +14,4%). L’utile netto del semestre passa da 1,189 euro per azione a 1,304. Da qui a fine anno conta di arrivare alla soglia psicologica dei 2 miliardi di fatturato. Sono dati che ci fanno alzare le nostre attese di utile 2022 da 2,2 a 2,4 euro per azione (da 2,4 a 2,5 il dato 2023 e da 2,6 a 2,7 il dato 2024).
Se guardiamo ai consueti dati di mercato, i cosiddetti "multipli" come il rapporto prezzo/utili e il rapporto prezzo/valore contabile e li confrontiamo con le medie di mercato vediamo che il titolo prezza sopra le medie mondiali, ma quasi in linea con il settore o non molto sopra. La qualità degli utili (vedi qui per sapere che cosa intendiamo con questo termine, ma anche per saperne di più su tutta la nostra metodologia) è comunque buona e il momentum è neutro. Tutto questo ne fa al più un titolo correttamente valutato. Tuttavia ci sono alcune considerazioni da fare. Se si guarda al passato in cui il titolo è sempre stato o corretto o caro, i valori attuali sono abbastanza in linea con le medie storiche e sotto quelli degli ultimi due anni. Il motivo risiede probabilmente nel fatto che se si guarda alle quotazioni raggiunte in passato (anche oltre 65 euro nell'autunno scorso) Interpump ai prezzi attuali risulta calata molto.
Dal canto suo un punto di forza di Interpump, cosa che ha contribuito a renderlo un titolo caro, è che è una società che fattura molto all'estero e ciò la rende meno soggetta ai problemi del Bel Paese. Nel primo semestre su 1 miliardo e 26 milioni di euro di fatturato solo 170 milioni sono stati realizzati in Italia, 366 nel resto d'Europa, 297 in Nord America, 107 in Estremo Oriente e Oceania e ancora 85 nel resto del mondo. Per quanto non siamo ottimisti sull'economia europea che ha un peso rilevante nei suoi conti resta il fatto che tra le società italiane spicca per respiro internazionale. In 10 anni non ha mai chiuso in perdita, ha sempre dato dividendi, e comunque il payout (cioè l'importo dei dividendi sugli utili) è intorno al 15%, cioè la società tende molto a tenersi gli utili che poi reinveste.
Tutte queste considerazioni ci fanno pensare che anche se si tratta di un titolo correttamente valutato, il fatto che sia lontano dai massimi costituise una occasione per investirci. Pertanto il consiglio passa da mantieni a acquista.