Qualche mese fa ti avevamo parlato di Vetropack (37,2 franchi svizzeri al 22/8; Isin CH0530235594), una società svizzera attiva nel settore del vetro (con stabilimenti in diversi Paesi del centro/ est Europa, tra cui anche l'Italia) quotata sulla Borsa di Zurigo e ti avevamo anche detto che il calo delle quotazioni rispetto ai massimi di oltre 60 franchi svizzeri di circa un anno fa offriva una buona occasione per entrare su questo titolo che aveva dei buoni multipli di Borsa. E questo nonostante avesse già preannunciato che il 2022 sarebbe stato un anno difficile per via della guerra in Ucraina dove la società ha uno stabilimento che ha dovuto sospendere la sua attività.
Oggi Vetropack ha pubblicato i dati relativi al primo semestre del 2022 e ha confermato, a grandi linee, le prospettive che vi avevamo annunciato con qualche importante dettaglio. I ricavi sono cresciuti del 9% e l’utile industriale dopo aver spesato la quota parte dei costi pluriennali (il cosiddetto Ebit) è cresciuto del 3,6%. Purtroppo i risultati finali mostrano una perdita di 0,49 franchi per azione legata ai danni di guerra subiti dallo stabilimento in Ucraina che ammontano a 2,35 franchi per azione. Ovviamente si tratta di un costo una tantum.
Per il resto la società nel primo semestre ha dovuto affrontare l’aumento dei costi dell’energia che impattano sulla produzione del vetro, ma l’elevata domanda ha permesso di ribaltare buona parte di questi costi sui prezzi (come si vede dalla crescita dell’Ebit che abbiamo visto prima). Questo ragionamento diviene più chiaro se confrontiamo l’aumento del fatturato visto prima (+9%, ma sarebbe stato +14% se non ci avesse messo lo zampino il mercato dei cambi) a fronte di 2,69 miliardi di imballaggi in vetro venduti in calo dai 2,89 dell’anno precedente per via dello stop dello stabilimento in Ucraina. Insomma, meno pezzi, ma a maggior prezzo.
La società vede, però, un indebolimento del mercato degli imballaggi in arrivo per i prossimi mesi, quindi un contesto più difficile. Pertanto prevede un aumento del fatturato, ma margini di redditività sotto pressione e, anche per via di alcuni costi straordinari, un risultato decisamente inferiore a quello del 2021.
Visto che il 2021 si è chiuso con un utile per azione di 3,22 franchi svizzeri, le stime del mercato che vi avevamo citato la volta scorsa (nel frattempo sono cambiate) pari a 2,25 euro di utile nel 2022, 3,2 nel 2023, 3,6 nel 2024 ci paiono tutto sommato compatibili con lo scenario attuale. Di fatto se guardiamo ai cosiddetti multipli la società è, ai prezzi attuali, tra il corretto e il conveniente come lo era nella nostra analisi di maggio, mentre il momentum neutro e la qualità buona non sono mutati.
In questo scenario il calo di prezzo di un paio di euro rispetto alla nostra analisi di maggio ci conferma nell’idea che può essere un investimento da tentare per il lungo periodo e senza dimenticare che restano comunque dei rischi. Il primo è legato alla guerra e allo stabilimento ucraino, il secondo è legato al prezzo dell’energia che continua a salire e che la società potrebbe non riuscire più a scaricare sugli acquirenti con facilità se il rincaro dell’energia portasse a una contrazione dell’economia europea. Resta il fatto che, con uno sguardo più di lungo periodo, il vetro come forma di imballaggio sembra vivere un buon momento nel cuore dei consumatori. E questa è una buona prospettiva.