Col cuore in gola

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Gli elementi di preoccupazione e quelli di speranza
Diversi dati giunti in settimana hanno riacceso i timori su un rallentamento dell’economia globale – e questo significa potenziali minori utili per le aziende quotate in Borsa e, quindi, un minor valore delle loro azioni. A preoccupare sono stati soprattutto i dati arrivati dalla Cina: l’andamento dell’attività manifatturiera è peggiorato, mentre le esportazioni sono cresciute a un tasso più che dimezzato rispetto a quello di un anno fa, e i lockdown in diverse zone del Paese certo non aiutano. Anche l’Europa ha mostrato segnali di debolezza: sia i dati sulle vendite al dettaglio, sia quelli sull’andamento delle attività legate ai servizi si sono dimostrati peggiori delle attese. In questo caso, a pesare sulle prospettive future, c’è anche la crisi energetica che potrebbe ulteriormente rallentare le attività economiche nel Vecchio Continente. In questa situazione, quali sono stati gli elementi che hanno permesso alle Borse di mantenere comunque motivi di speranza? Primo: le autorità politiche stanno cercando di varare misure per alleviare il peso dei rincari energetici su imprese e famiglie e anche in Cina si parla con sempre più insistenza di un piano di stimoli straordinari a sostegno dell’economia. Secondo: c’è la sensazione di un rallentamento economico in arrivo, ma quest’ultimo potrebbe essere tutto sommato moderato – negli Stati Uniti, per esempio, l’economia continua a dar segnali di forza (vedi crescita dell’attività non manifatturiera) nonostante i rialzi dei tassi d’interesse già effettuati. Si tratta, però, di una speranza fragile e crediamo che il nervosismo delle Borse possa continuare nelle prossime settimane. Confermiamo le strategie d’investimento, come puoi leggere nel nostro commento mensile a Fondi & Etf.
La Borsa britannica ha tutto sommato retto bene nonostante il Paese in settimana abbia perso la sua Regina e abbia visto la nomina di una nuova Premier. Quest’ultima ha già annunciato un ampio piano di sostegno a famiglie e imprese. La Borsa britannica continua a essere presente nelle nostre strategie d’investimento.
Le banche col rialzo dei tassi
Abbiamo parlato dei rialzi dei tassi d’interesse già effettuati dalla Banca centrale americana, ma questi potrebbero non essere terminati. Anche in Europa il vento è cambiato: la Banca centrale europea in settimana ha varato un brusco rialzo dei tassi d’interesse, ha ammesso di aver sottovalutato il rialzo dell’inflazione e ha lasciato intendere che proseguirà su questa strada. I mercati, però, non si sono spaventati: un po’ perché la notizia era attesa, un po’ perché ritengono che l’impatto sull’economia alla fine possa non essere drammatico. Questo spiega perché, per una volta, i titoli del settore bancario hanno preso solo “il buono” di queste manovre – i loro margini di guadagno con tassi d’interesse in rialzo migliorano – senza scontare i timori per una minore concessione di mutui e prestiti legati al rallentamento economico: le azioni delle banche Usa hanno mediamente guadagnato il 4,6%, quelle europee il 3,9%, mentre le banche italiane sono salite in media del 3,8%. L’esito delle prossime elezioni politiche potrebbe, però, far rialzare i rendimenti dei titoli di Stato, penalizzando i titoli bancari di casa nostra. Inoltre, anche da Unicredit (10,37 euro, Isin IT0005239360; +3,8%, vendi) è arrivato un richiamo al rischio di aumento dei crediti non onorati nei prossimi mesi se non si agirà per cercare di contenere gli effetti della guerra in Ucraina. Non avere titoli delle banche italiane in mano.
Nel settore bancario, male Mps (0,31 euro; Isin IT0005218752): ha ceduto il 4% dopo alcune indiscrezioni sul fatto che alcune banche del consorzio che dovrebbe garantire il successo dell’aumento di capitale avrebbero chiesto di rimandare l’operazione al 2023. Nel fine settimana, però, altri gruppi si sarebbero mostrati interessati all’aumento, determinando un +18% nelle prime ore di lunedì 12. Ci aspettiamo molte oscillazioni e il consiglio non cambia: vendi.
Il punto sui settori
Tra gli altri settori che si sono distinti in settimana c’è quello delle utility (le società che forniscono luce, acqua, gas…; +1,4% in media quelle europee), trainato dalle Engie (12,78 euro; Isin FR0010208488) che hanno guadagnato il 5% reagendo positivamente alle notizie sul “tetto” al prezzo del gas previsto dalle autorità europee, che si situerebbe su valori superiori al previsto, garantendo al gruppo una redditività sufficiente per continuare anche a investire nello sviluppo delle energie rinnovabili. Le azioni restano convenienti e meritano un acquisto. Nonostante le notizie dalla Cina, è andato molto bene il settore delle materie prime (+4,7%), anche se le azioni ArcelorMittal (22,94 euro; Isin LU1598757687) hanno perso l’1,2% dopo che il gruppo ha annunciato una riduzione della produzione nei suoi altiforni in Germania, Spagna e Polonia in seguito al calo della domanda di acciaio e all’aumento dei prezzi dell’energia. Dopo un buon 1° semestre, i prossimi mesi si annunciano più difficili per ArcelorMittal, che dovrà far fronte anche a dei prezzi di vendita in calo. Limitati a mantenere le azioni che già hai. Il settore delle società che realizzano computer e software informatici ha chiuso la settimana in rialzo dello 3,2%, nonostante il rialzo limitato (+1%) di Apple (157,37 Usd; Isin US0378331005): il gruppo ha svelato le sue ultime novità, tra cui il nuovo iPhone 14 e una nuova linea di Apple Watch. Pur non trattandosi, in effetti, di novità eclatanti, questi nuovi prodotti dovrebbero comunque riuscire a soddisfare il numero, sempre crescente, di appassionati del marchio della mela. I prezzi di vendita (almeno negli Usa) sono in linea con quelli delle versioni precedenti, segno che il gruppo punta a salvaguardare le proprie quote di mercato. Se hai le azioni, mantienile.
Buono anche l’andamento del settore auto, che ha chiuso in rialzo del 4,5%. Volkswagen (185,05 euro, Isin DE0007664005; +0,2%) ha annunciato la quotazione di Porsche AG: alla fine il controllo di quest’ultima dovrebbe essere ancora più concentrato nelle mani di Porsche VZ (67,32 euro, Isin DE000PAH0038; -7,1%). Mancano, però, tutta una serie di dettagli per valutare l’operazione: stiamo all’erta e ti daremo aggiornamenti, seguici. Per ora ti consigliamo di limitati a mantenere sia Volkswagen, sia Porsche VZ.
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