I poteri forti in azione

Grafico e monete
Grafico e monete
La stretta monetaria
Per la terza volta la Banca centrale americana ha alzato i tassi d’interesse dello 0,75%. Non è, però, tanto questo che ha determinato la reazione negativa delle Borse, ma la prospettiva di rialzi più consistenti del previsto alla fine del 2022 e che questa tendenza persista nel corso del 2023. L’obiettivo è ridurre la corsa dell’inflazione, ma la contropartita potrebbe essere quella di generare una recessione economica. Ma non c’è solo la Banca centrale americana: anche altre Banche centrali sembrano procedere spedite sulla strada del rialzo dei tassi d’interesse – in particolare ha sorpreso la mossa di quella svedese (vedi pagina 11). Si tratta di uno scenario che rende, ovviamente, nervosi i mercati e se a questo ci aggiungi la minaccia di una escalation del conflitto in Ucraina risulta semplice capire perché le Borse abbiano mediamente chiuso la settimana in calo. Ci sono, però, due aspetti che rendono il bilancio per te meno negativo. Primo: il rialzo dei tassi ha contribuito a rafforzare il dollaro Usa, al punto che se il bilancio in biglietti verdi della Borsa di New York presenta a fine settimana un calo del 4,7%, per te che investi in euro il bilancio è decisamente meno pesate (-1,5% contro un calo del 4,3% registrato dalle Borse dell’eurozona). Secondo: la zona del Sud-est asiatico per la prima volta, dopo quasi 30 anni, potrebbe registrare tassi di crescita superiori a quello della Cina. Una forza, questa, che ha permesso alla Borsa indonesiana di chiudere una difficile settimana in rialzo dello 0,5% (+3,3% in euro). Cosa significa? Che la diversificazione è arma formidabile per affrontare questi momenti difficili: le nostre strategie di investimento sono confermate (www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia).
Nubi sulla tecnologia, con sprazzi di sole
I titoli tecnologici sono tra quelli che maggiormente soffrono per un rialzo dei tassi d’interesse e non per nulla anche questa settimana le azioni del settore tecnologico sono state tra le peggiori, con quelle specializzate nella realizzazione di software e pc in calo medio del 4,6% (il calo da inizio anno è ormai di circa il 38%).
A salvarsi in questa situazione è Apple (150,43 Usd; Isin US0378331005), le cui azioni hanno limitato il calo allo 0,2% dopo l’annuncio dell’aumento dei prezzi sul suo Apple store in Europa in Asia. Il mercato sembra ritenere credibile che questo non determini una contrazione dei volumi di attività e che, quindi, la manovra faccia bene ai conti. Noi siamo solo moderatamente ottimisti e consigliamo, al più, di mantenere le azioni Apple.
Tra le altre azioni che risentono in modo negativo del rialzo dei tassi d’interesse ci sono quelle del settore immobiliare. Questo spiega, per esempio, il calo del 9% delle azioni della belga Atenor (44,6 euro; Isin BE0003837540). Ci sembra, però, una punizione eccessiva e per ora confermiamo il consiglio. Acquista.
Nel settore tecnologico le azioni Microsoft (237,92 Usd; Isin US5949181045) hanno perso il 2,8% nonostante il gruppo abbia annunciato un aumento del 10% del suo dividendo trimestrale. Piccolo segnale positivo, anche se il dividendo non è la principale attrattiva del titolo. Acquista.
Delusioni dal settore bancario
Sebbene il rialzo dei tassi d’interesse sia un fattore che favorisce i margini di guadagno della tradizionale attività di concessione di prestiti e mutui delle banche, le azioni degli istituti di credito non hanno brillato in settimana: i titoli bancari americani hanno chiuso in calo del 6,5%, mentre le azioni bancarie europee hanno mediamente lasciato sul terreno il 7,4%. Del resto, la recessione non solo rischia di far ridurre gli investimenti della clientela nei prodotti finanziari venduti dalle banche, ma anche di comprimere il volume dei prestiti e dei mutui erogati e di determinare un aumento di quelli non onorati. Anche in questo caso, però, non sono mancate delle note positive. In particolare, una è stata rappresentata da Unicredit (10,80 euro; Isin IT0005239360) salite dello 0,8% dopo che la banca non solo ha lasciato trapelare ottimismo sull’ottenimento di risultati migliori del previsto nel 2022 e 2023, ma anche lasciata aperta la porta a possibili matrimoni in Europa (Germania in particolare). Non basta a farci cambiare il consiglio e preferiamo restare prudenti: vendi. Calo, invece, del 4,8% per le azioni della spagnola Santander (2,52 euro; Isin ES0113900J37), nonostante le diverse manifestazioni d’interesse per le sue attività legate alle carte di credito. In questo caso, ti consigliamo di mantenere queste azioni.
Calo del 12,4% per le azioni Mps (0,3052 euro alla chiusura del 23 settembre; Isin IT0005218752). Il 26 settembre è diventato operativo il raggruppamento azionario: il prezzo del titolo è stato moltiplicato per 100, ma se avevi 100 azioni ora ne hai solo 1. Il codice Isin è ora IT0005508921 e all’apertura del 26 settembre il calo teorico (non riusciva a fare scambi) è di circa il 16% sulla chiusura di venerdì.
La crisi delle utility
Tra le azioni peggiori della settimana ci sono state le utility europee (-7,3%) dopo la notizia che la Germania nazionalizzerà la società Uniper, in crisi nera per la riduzione dei flussi di gas dalla Russia. È la seconda volta che succede dopo il caso di Edf in Francia e il mercato teme che, nonostante i rialzi delle bollette, ci possano essere altre sorprese negative. Edp (4,724 euro; Isin PTEDP0AM0009) ha perso il 5% nonostante le notizie sull’avanzamento dei progetti nell’idrogeno e in generale nelle energie alternative. I conti del primo semestre erano stati migliori delle attese (sebbene comunque in calo) e, a nostro parere, le prospettive del gruppo sono correttamente valutate agli attuali prezzi di Borsa. Mantieni.Attendi, stiamo caricando il contenuto