Gli indicatori di solidità delle banche italiane sono migliorati. Solidità e profittabilità, tuttavia, non sono la stessa cosa. Pensa a Monte Paschi: il gruppo si aggiudica 2 stelle di solidità e la capogruppo se ne aggiudica 3 (e c’è in corso un aumento di capitale che dovrebbe ulteriormente rafforzarla), ma solo 2 volte negli ultimi 5 anni il gruppo ha chiuso i bilanci in utile. Considerando le sole banche quotate in Borsa, la redditività dei mezzi propri bancari è passata da circa il 9% di inizio 2018 allo 0% di inizio 2021 (era intorno al 14% a inizio 2007). Ora, le azioni riflettono anche le prospettive reddituali di una banca e, quindi, non sorprende che le azioni bancarie italiane non abbiano brillato: nel grafico qui sotto vedi che dall’inizio del 2014 le azioni bancarie italiane hanno perso quasi la metà del loro valore, mentre sia il resto della Borsa italiana, sia le altre azioni mondiali hanno guadagnato. A cosa è stato dovuto questo peggioramento della redditività? Due sono stati gli elementi essenziali: primo, il peso dei crediti non rimborsati – elevato per le banche italiane rispetto ad altre – secondo, i bassi tassi d’interesse che hanno ridotto i margini di guadagno sulle concessioni di mutui e prestiti. Ora che i tassi d’interesse stanno risalendo e le banche hanno ridotto il peso dei crediti deteriorati sui crediti concessi alla clientela, è il momento di tornare a puntare sulle banche italiane? Abbiamo dei dubbi: i venti di recessione economica, infatti, rischiano comunque di pesare sugli introiti bancari (meno prestiti concessi e aumento di quelli non rimborsati). Inoltre, se è vero che gli indicatori di convenienza dei titoli bancari sono bassi rispetto a quelli medi delle altre azioni mondiali, ciò non è comunque garanzia di possibili rendimenti interessanti: per esempio, il rapporto tra prezzi di Borsa e utili è oggi su valori simili di quelli del marzo 2019. Da allora le azioni bancarie italiane hanno reso solo circa il 2% contro il 32% delle azioni mondiali (dati in euro e dividendi inclusi). Non comprare azioni bancarie italiane: c’è di meglio.
I dati relativi alla redditività bancaria sono forniti da Refinitiv Datastream e sono riferiti all’indice Italy-ds banks. I dati considerati sono quelli del ROE (fine primo trimestre), il rapporto tra utili complessivamente realizzati e valore dei mezzi propri patrimoniali delle banche.
Stando a uno studio di KPMG, il Texas ratio dei principali gruppi bancari italiani – semplificando, rappresenta quanto i crediti deteriorati pesano sul patrimonio bancario – è sceso da circa l’89% del 2011 al 28% del 2021.
Uno dei motivi che potrebbe dare brio alle azioni delle banche italiane è la prospettiva di “matrimoni” o di acquisizioni da parte di gruppi esteri. Il nuovo Governo potrebbe non essere particolarmente favorevole a ipotesi di quest’ultimo tipo, quindi non vale la pena acquistare ora l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (161,84 euro, Isin IE00BYMB4Q22) – riassume l’andamento delle principali banche italiane. Solo gli speculatori che lo hanno già possono, al più, mantenerlo.
Un investimento appassito
La linea in blu rappresenta l’andamento delle azioni bancarie italiane negli ultimi anni, la linea verde quello di tutte le azioni italiane, la linea arancio delle azioni mondiali. Dati in euro e dividendi inclusi.