un contesto all’apparenza favorevole…
Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, in Italia nella prima metà del 2022 il valore dei pagamenti digitali è cresciuto del 22% sullo stesso periodo del 2021: praticamente il doppio del tasso medio negli anni precedenti alla pandemia. L’Italia ha uno dei tassi di crescita dei pagamenti elettronici più rapidi in Europa e si stima che per la fine del 2022 le transazioni elettroniche possano salire al 40% del totale, una quota vicina a quella dei pagamenti in contanti. In questo contesto, Nexi (8,562 euro; Isin IT0005366767), colosso dei pagamenti digitali, che deriva ancora oltre la metà del giro d’affari proprio dal mercato italiano, dovrebbe sguazzare e invece le sue azioni sono andate male: nel 2022 hanno lasciato sul terreno il 39% contro un calo di Piazza Affari del 9,6%. Perché?
… ma con diverse ombre all’orizzonte
Primo: Nexi ha registrato una crescita nei primi 9 mesi dell’anno (+8% i ricavi e +16,5% l’utile industriale), ma il mercato si aspettava di più, specie tenendo conto della progressiva eliminazione delle misure restrittive – a differenza di altri concorrenti Nexi è molto legata alle transazioni nei negozi “fisici”. Secondo: Nexi ha fatto acquisizioni in Italia e all’estero, e questo ha portato il debito a crescere velocemente: in un momento di rialzo dei tassi d’interesse non è il massimo, tanto più che a giugno un quarto dei debiti era a tasso variabile. Terzo: uno scenario di recessione in Europa non è favorevole alle spese dei consumatori, a discapito delle commissioni incassabili. Infine, il mercato non ha gradito la notizia della vendita a sorpresa della quota in mano a Intesa Sanpaolo (vedi n° 1486).
lo spazio per una scommessa
Intesa Sanpaolo ha confermato che l’accordo commerciale con Nexi non è messo in discussione. Inoltre, la società ha presentato un piano di crescita che, se fosse centrato, vedrebbe crescere l’utile del 20% medio da annuo da qui al 2025. Considerando lo spazio di crescita che c’è ancora in Italia per i pagamenti digitali – siamo terzultimi in Europa – siamo moderatamente ottimisti. Infine, gli indicatori di convenienza del titolo sono migliori di quelli dei concorrenti. Una scommessa, dunque, si può fare. L’acquisto di Nexi è, però, parecchio rischioso per tre motivi. Primo: come già detto il debito è elevato e se il gruppo non dovesse generare la liquidità necessaria per le future acquisizioni, potrebbe salire ancora. Secondo: lo Stato, tramite la Cassa depositi e prestiti, ha una fetta non trascurabile di azioni e ha poteri per bloccare eventuali scalate di operatori esteri; fatto che limita spunti speculativi di questo tipo. Terzo: la concorrenza di operatori esteri aumenta e se anche colossi del calibro di Google o Apple dovessero sviluppare un proprio ecosistema finanziario, per il gruppo sarebbero dolori. La scommessa, dunque, si fa con un’ottica di medio-lungo periodo.
La fine di alcuni incentivi, come il cashback, non ha intaccato la voglia di pagamenti digitali, soprattutto con smartphone: +185% nei primi sei mesi 2022 per Nexi, rispetto a un anno prima, delle transazioni con telefonino in negozio. L’innalzamento del tetto al contante o l’annullamento delle sanzioni per pagamenti sotto i 60 euro previsti in legge di bilancio non sono positivi, ma dovrebbero aver impatti limitati (lo scontrino medio di Nexi è di 64 euro).
In passato avevamo già suggerito una scommessa su Nexi, chiusa a settembre 2020. Da allora le azioni Nexi hanno perso il 50%. È un calo che segue il -40% di Worldline (46,42 euro, Isin FR0011981968; non acquistare), concorrente francese di Nexi – a riprova del periodo complesso per il settore in Europa.
Il rapporto tra prezzo delle azioni e utile atteso per il 2024 è 12 per Nexi contro il 15,65 di Worldline. Il rapporto tra prezzo e valore contabile è di 0,82 per Nexi contro 1,12 di Worldline – considera questi indicatori come dei prezzi al chilo, più sono bassi, più sono un indizio del fatto che l’azione possa essere sottovalutata dal mercato.