Gli impatti economici diretti ed indiretti
Il Qatar è il primo Paese del Medio Oriente che ospita i Mondiali di calcio: è anche il più piccolo, in anni recenti, ad ospitare la competizione. Si stima che grazie all’attrattiva di questo evento potrebbero arrivare nel Paese poco più di 1 milione di visitatori, quasi un terzo della popolazione residente. Le autorità si attendono un ritorno economico di circa 18 miliardi di dollari e il Fondo monetario internazionale si aspetta che la competizione possa spingere la crescita della ricchezza del Paese al 3,7%. Questi, però, sono i dati relativi solo al Paese ospitante, ma i riflessi economici sono anche per i Paesi dove si segue la competizione. In particolare, in Inghilterra, già l’anno scorso, durante il Campionato europeo di calcio, la presenza dei tifosi che hanno seguito la competizione nei pub è stata di circa 4 volte superiore alla presenza che era stata registrata durante la Coppa del Mondo del 2018. L’Inghilterra è una delle candidate, stando agli allibratori, ad arrivare avanti nella competizione; quindi, il fenomeno della forte presenza ai pub potrebbe ripetersi. Esistono delle catene di pub quotate in Borsa: vale la pena acquistare azioni di queste società?
Il mondiale più controverso
Non ci siamo certo dimenticati che il Mondiale in Qatar è anche quello più controverso, soprattutto per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Si tratta di un tema che non solo è sempre più rilevante anche nel mondo degli investimenti, ma che noi abbiamo particolarmente a cuore: su www.altroconsumo.it/investi abbiamo un’intera sezione dedicata agli investimenti sostenibili, anche da un punto di vista sociale (rispetto dei diritti umani, ma anche delle diversità…). Seguici perché nel prossimo numero torneremo a occuparci anche qui sulla rivista di questo argomento.
I buoni motivi per andare al pub in compagnia…
Secondo noi si può fare una scommessa sulle azioni Marston’s (37,32 pence; Isin GB00B1JQDM80): la società è britannica, gestisce una rete di circa 1.500 pub sparsi sul territorio nazionale e le sue azioni si acquistano sulla Borsa di Londra. Gli ultimi anni non sono stati semplici: prima le chiusure forzate per la pandemia, poi, quando si incominciava a intravedere un recupero per le riaperture post-pandemiche, è arrivata la mazzata dell’incremento dell’inflazione e dei costi energetici, che ha pesato sulla redditività. Non per nulla il gruppo ha chiuso sia l’anno fiscale 2020 (termina i primi giorni di ottobre), sia il 2021 con una perdita già a livello industriale (i ricavi non coprono i costi di materie prime e lavoratori) e le azioni hanno perso circa il 71% dall’inizio del 2020 rispetto a un calo di circa il 5% della Borsa di Londra (circa +5% tenendo conto dei dividendi) sullo stesso periodo. Oggi viaggiano ancora poco sopra i minimi toccati dopo lo scoppio della pandemia e, a questi prezzi e con le prospettive attuali, un acquisto si può fare. Il gruppo, infatti, nell’anno fiscale 2022 (terminato il 1° ottobre) ha già quasi riacciuffato i volumi di vendita precedenti alla pandemia (a perimetro aziendale costante) nonostante tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 ci fossero state restrizioni per la diffusione della variante Omicron. Ora, il Mondiale potrebbe dare una bella spinta ai ricavi, complice anche il rafforzamento del gruppo in Galles, che torna dopo tantissimi anni a una fase finale dei Mondiali. Per quanto riguarda i costi, il gruppo ha bloccato il prezzo del gas fino al 2025 e anche si è protetta da oscillazioni del prezzo dell’energia fino alla prima metà del 2023. Le prospettive reddituali sono tali che, ai prezzi attuali, gli indicatori di convenienza del titolo sono migliori di quelli medi storici e, in alcuni casi, anche di quelli medi del settore. Questo potrebbe, inoltre, solleticare gli appetiti di gruppi finanziari che già in passato avevano provato a lanciare un’offerta d’acquisto sul gruppo (a prezzi ben più alti di quelli attuali, poi non andata a buon fine).
Le azioni Marston’s sono state particolarmente ballerine: prima il brusco calo a seguito dello scoppio della pandemia, poi il rimbalzo legato alla creazione di una società in comune con Carlsberg per quanto riguarda la produzione di birra e la scia delle riaperture, poi il tracollo nel 2022 con la corsa dei prezzi e l’intensificarsi degli scenari di recessione (solo dall’inizio del 2022 il titolo ha perso il 51,5%). Non è per stomaci deboli.
… e quelli per evitare una sbronza
Ci sono, però, anche dei rischi. Il primo è legato alla corsa dei prezzi delle materie prime: sebbene meno di un tempo, la società si occupa anche di produzione di birra, la cui redditività si è ridotta per la corsa delle materie prime. Il secondo è legato ai livelli di inflazione elevati e a uno scenario di recessione che incombe sul Regno Unito: alcuni consumatori hanno, sì, dichiarato che potrebbero recarsi al pub a guardare le partite, ma anche che potrebbero spendere molto meno di un tempo. Se la recessione dovesse durare a lungo il fenomeno di una minore spesa ai pub potrebbe protrarsi a lungo, con conseguenze negative sui bilanci. Il terzo è legato proprio al cambio di abitudini dei consumatori post-pandemia: il Mondiale è il primo che si tiene in inverno e questo aumenta le incognite sulla frequentazione dei consumatori ai pub – oltre all’incognita sull’andamento della squadra inglese nel torneo (fosse eliminata presto, gli effetti potrebbero essere negativi). Per tutte queste ragioni l’acquisto è riservato solo agli speculatori e non agli investitori prudenti. Ricorda, inoltre, che non ci aspettiamo grandi movimenti delle azioni proprio durante i giorni del Mondiale: la scommessa è più sui risultati mostrati dal gruppo da qui a qualche mese.
Le valutazioni sono state fatte su dati forniti da Refinitiv.
Ricorda che per l’acquisto di azioni britanniche si paga una tassa al Re pari allo 0,5% del controvalore dell’investimento (in inglese si chiama stamp duty).