Rinnovo dell’accordo, ma senza esclusiva
Il punto di partenza delle voci che hanno messo in allerta gli investitori è la proroga dell’accordo firmato lo scorso luglio tra Tim e Cdp Equity (società a cui partecipano la Cdp, ma anche il fondo KKR e Macquarie) per il progetto di integrazione della rete di Tim con quella del concorrente Open Fiber (controllato da Cdp). L’accordo, che era in scadenza a fine ottobre, è stato prorogato fino al 30 novembre, ma con un’importante differenza: le trattative non sono più in esclusiva.
Un nuovo scenario
Quello dell’esclusiva non è affatto un dettaglio da poco: è una decisione importante, che cambia di fatto lo scenario. Da un lato è vero che la proroga concede più tempo a CdP, KKR e Macquarie per trattare, ma dall’altro apre la porta a eventuali altre offerte. Il che non significa necessariamente che la rete finisca ad altri operatori, ma come minimo accentua il “pressing” sul prezzo: uno dei principali scogli su cui, finora, si sono arenate le trattative, vista la distanza tra quanto è disposta a sborsare Cdp e quanto invece vorrebbe Vivendi, azionista di Tim – la differenza è nell’ordine del 40%.
Tante direzioni
Le strade possibili, a questo punto, sono tante.
In passato, per esempio, lo stesso fondo KKR era al centro di scenari che lo vedevano lanciare un’Opa sull’intera Tim – operazione, di fatto, mai decollata.
La scorsa estate, invece, si era parlato anche della possibilità che la Cdp lanciasse un’Opa su Telecom Italia, fondendo poi la sua rete con quella di Open Fiber e rivendendo il resto di Tim sul mercato – ma l’idea di accollarsi la mole di debiti di Tim sembra non entusiasmare troppo Cdp, anche per il rischio che l’Europa imponga di inglobarli nel computo del debito pubblico.
In tutto questo, poi, non è da sottovalutare il ruolo che potrà avere il cambio di Governo, visto che l’attuale maggioranza, durante la campagna elettorale, aveva più volte espresso l’idea di mantenere l’italianità della rete – non a caso, ai mercati non è sfuggita la visita di questi giorni dell’amministratore delegato di Tim ai vertici politici italiani.
Che fare?
In questo ventaglio di possibilità, come hai potuto vedere, non sono escluse le ipotesi di un’offerta pubblica di acquisto sul titolo, e il mercato ha già cominciato a scommetterci. Dai minimi di 0,17 euro di metà ottobre, il titolo Telecom Italia (Isin IT0003497168) ha raggiunto quota 0,22 euro, con un rialzo di quasi il 30%, e solo da inizio settimana, quando ancora quotava 0,1965 euro per azione, il rialzo è del 12%.
Noi riteniamo quello dell’Opa uno scenario possibile, ma non necessariamente il più probabile, come dimostrano anche i tanti “falsi allarmi” in passato. Pensiamo tuttavia che l’attenzione possa comunque, Opa o non Opa, continuare a sostenere il titolo. Se in ottica di lungo periodo il consiglio non cambia (limitati a mantenere, visto anche l’elevato indebitamento), in ottica speculativa c’è secondo noi spazio per una scommessa. Attenzione, però: già in passato ti abbiamo consigliato una speculazione sul titolo, se già hai seguito questo consiglio limitati a mantenere le azioni che già hai per non far pesare troppo questo titolo sul totale dei tuoi investimenti. Se invece, in passato, non hai speculato sul titolo Telecom Italia, puoi fare una scommessa ora.