I temi della settimana per le borse
È stata la Cina a condizionare l’andamento delle Borse nel corso della settimana. Le proteste di piazza contro le misure restrittive imposte dal Governo per il contenimento della pandemia hanno fatto scalpore e hanno spaventato i mercati alla fine di novembre. Poi, però, c’è stata la svolta: per la prima volta le Autorità cinesi hanno ammesso che la guerra al virus può entrare in una nuova fase e l’allentamento di alcune misure in alcune regioni importanti del Paese, anche per la presenza di fabbriche essenziali per la realizzazione di prodotti esportati in tutto il mondo, ha riacceso la speranza sui mercati internazionali. A sostenere questa speranza ci sono anche alcuni interventi a sostegno dell’economia varati proprio da Pechino, in particolar modo relativi al settore immobiliare. Su questo sono intervenuti altri due elementi. Primo: alcuni dati migliori delle attese arrivati dall’Europa, sia in termini di lieve rallentamento della corsa dell’inflazione, sia in termini di miglioramento del clima di fiducia tra i consumatori. Secondo: le parole dei vertici della Banca centrale americana che sono sembrate sgombrare il campo definitivamente dal rischio di sorprese negative in termini di rialzo dei tassi d’interesse – ci saranno, ma saranno progressivamente meno rilevanti di quelli del 2022. Tutto questo ha permesso ai listini di chiudere la settimana su valori mediamente positivi, sebbene senza eccessivi slanci, complice l’allarme lanciato dal Fondo monetario internazionale sulla sempre maggiore possibilità che nel corso del 2023 la crescita economica mondiale possa risultare inferiore al 2%. Confermiamo le nostre strategie d’investimento – per scoprire quella adatta a te vai su www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia.
Bene la tecnologia…
Le parole “accomodanti” dei vertici della Banca centrale europea e un primo accenno di rallentamento della corsa dell’inflazione in Europa non potevano che provocare un generale ripiegamento dei rendimenti dei titoli di Stato sul mercato, a tutto favore delle azioni del settore tecnologico (per esempio, l’indice americano del Nasdaq ha guadagno il 2,1%), che soffrono particolarmente in un contesto di tassi d’interesse in rialzo. Bilancio meno brillante per le azioni Apple (147,81 Usd; Isin US0378331005) che hanno ceduto lo 0,2% dopo che il gruppo ha indicato che le consegne di iPhone (52% delle vendite totali) saranno inferiori alle attese nel trimestre in corso, a causa di disservizi fin qui registrati nell’impianto d’assemblaggio a Zhengzhou, in Cina (vedi le restrizioni pandemiche di cui parlavamo all’inizio). Non è comunque il caso di allarmarsi: le consegne saranno, in gran parte, semplicemente rinviate al prossimo trimestre e pochi tra i suoi fedeli clienti dovrebbero passare alla concorrenza. Inoltre, per ridurre la sua dipendenza dalla Cina, sempre più problematica, Apple conta di diversificare di più la produzione a favore dell’India dove, secondo alcune fonti, da qui al 2025 dovrebbe produrre il 25% degli iPhone (3% attuale).
In settimana dalla Cina sono arrivati ulteriori segnali di fragilità dell’economia per effetto delle misure pandemiche, per questo l’apertura a una nuova politica ha dato fiato alle azioni cinesi. Meno brillanti, invece, le azioni giapponesi: l’economia sta risentendo del rallentamento cinese, con dati sulla produzione industriale peggiori delle attese.
… e le materie prime
La speranza di una ripartenza dell’economia cinese non poteva che sostenere il settore delle materie prime, che ha archiviato la settimana in rialzo del 4%. Nel campo energetico, buon rimbalzo anche per il prezzo del petrolio, con quello di qualità brent che ha guadagnato l’1,9%. Le azioni delle compagnie petrolifere, però, non si sono particolarmente rianimate, chiudendo mediamente in calo dello 0,6%. Il mercato ha leggermente premiato le azioni Shell (27,64 euro; Isin GB00BP6MXD84) dopo la decisione del gruppo di acquisire la danese Nature Energy, attiva nel biogas. In effetti, Shell produce l’equivalente di 2,8 milioni di idrocarburi al giorno contro i 3.000 barili equivalenti della società danese, quindi l’impatto è limitato. È, comunque, un piccolo passo in ottica di diversificazione: le azioni Shell hanno chiuso in rialzo dello 0,4% e se le hai in portafoglio puoi mantenerle.
Settimana molto positiva anche per il settore auto, con Umicore (35,52 euro; Isin BE0974320526) che potrebbe estendere anche al mercato canadese la collaborazione con Volkswagen per la fornitura di catodi per batterie elettriche. Le azioni Umicore sono salite del 3,6% e, se le hai in mano, puoi mantenerle.
A proposito di acquisizioni, nel settore farmaceutico Sanofi (85,77 euro; Isin FR0000120578) sarebbe in trattativa per acquisire l’irlandese Horizon Therapeutics, specializzata in malattie rare e autoimmuni. Sarebbe l’acquisizione più grande degli ultimi 10 anni. Le azioni Sanofi hanno perso il 2%, un calo che pare eccessivo: acquista.
Dal 7 dicembre le azioni Atlantia (22,94 euro; Isin IT0003506190) non saranno più scambiate a Piazza Affari. Se non avevi aderito all’offerta d’acquisto, le tue azioni saranno comunque acquistate “di forza” a 23 euro dal 9 dicembre.
La nota stonata della settimana
In un clima generalmente positivo non sono mancate, comunque, delle note stonate. Una, in particolare, ha fatto rumore in Italia: Telecom Italia (0,21 euro; Isin IT0003497168), le cui azioni hanno perso il 7,1%. L’offerta che doveva arrivare da parte della Cassa depositi e prestiti (Cdp) per fondere la rete di Telecom Italia e di Open fiber (Cdp è azionista di entrambe) non è arrivata. Inoltre, la possibilità di un’offerta d’acquisto per rilevare tutta Telecom Italia è stata smentita da fonti governative. Ora i tempi s’allungano e l’incertezza aumenta: in questa situazione, un acquisto speculativo sul titolo non ha più senso. Se lo hai già fatto, però, puoi mantenere le azioni; stesso consiglio per chi investe in ottica di lungo periodo.