Il prezzo del gas in Europa (si usa in finanza come riferimento quello sul mercato di Amsterdam) viaggiava all’inizio del 2022 poco sotto gli 80 euro per megawattora. Poi, il giorno della prima invasione russa in Ucraina (febbraio 2022), è schizzato a poco sopra i 135 euro per megawattora e da allora ha registrato di verse oscillazioni, registrando un picco massimo di 330 euro per megawattora alla fine di agosto. Alla fine di novembre 2022 viaggiava poco sotto i 140 euro per megawattora, quindi poco sopra i valori dello scoppio della guerra in Ucraina, ma da allora ha registrato una brusca discesa che l’ha portato a perdere circa il 51% del proprio valore – alla chiusura del 13 gennaio 2023 viaggiava sui 63 euro. Perché questo calo?
Le ragioni del recente calo del prezzo del gas
Il motivo principale va cercato nelle temperature straordinariamente miti che si sono registrate in buona parte dell’Europa nel corso delle ultime settimane. Questo, assieme a una maggiore disciplina dei consumi applicata anche da parte del settore produttivo, ha fatto sì che le riserve di gas alla fine di dicembre fossero piene per poco meno dell’84% della loro capacità, un valore non solo superiore all’obiettivo dell’80% che l’Europa si è fissata con l’avvio della guerra in Ucraina, ma anche superiore rispetto alla media di riempimento tra il 2017 e il 2021. Maggiori stoccaggi allontanano lo scenario di “crisi energetica” e allentano la pressione sulla domanda di gas, determinandone, dunque, un calo del prezzo sul mercato. A questo aggiungici l’accordo tra i Paesi europei per evitare che il prezzo si innalzi sopra una certa soglia e, soprattutto, i timori di una recessione economica nel Vecchio Continente – una contrazione della ricchezza comporta un minor consumo di energia – per comprendere il motivo del calo del prezzo del gas nel corso delle ultime settimane. Si è tornati in una fase di normalità e le fiammate come quelle conosciute negli scorsi mesi sono da archiviare?
Le incognite per il futuro
Lo scenario è carico di incognite e ci sono diversi elementi che potrebbero far tornare a salire il prezzo del gas. Primo: anche in caso di un’auspicata fine del conflitto in Ucraina, difficilmente l’Europa potrà tornare a dipendere dalle forniture di gas russo. Questo significa che bisognerà continuare a cercare altri fornitori e se, per caso, ci fossero interruzioni da parte di questi ultimi – a seguito degli scandali legati alla corruzione i rapporti tra Europa e Qatar, uno dei principali esportatori di gas al mondo, sono diventati più tesi e lo stato arabo ha minacciato ritorsioni proprio sulle forniture di gas – il prezzo del gas potrebbe tornare a impennarsi. Secondo: negli ultimi giorni ha cominciato a diffondersi la speranza che la recessione possa essere debole o che non ci sia proprio. Questo, ovviamente, determinerebbe una domanda di energia maggiore di quanto attualmente previsto e potrebbe determinare un aumento dei prezzi del gas. Terzo: un possibile rallentamento dei piani di diversificazione delle fonti energetiche – il Giappone sembra incontrare difficoltà nel far progredire velocemente il proprio piano di rilancio della creazione di energia da fonti nucleari – potrebbe costringere a domandare più gas di quanto attualmente previsto, con conseguente incremento dei prezzi della materia prima.
Il punto sui consigli d’investimento
Per questi motivi, ci aspettiamo possibili forti oscillazioni del prezzo del gas naturale nei prossimi mesi. In tale situazione consigliamo di non comprare prodotti, come Etc o Etn, che puntano direttamente sul prezzo della materia prima (presentano dei costi legati al rinnovo degli strumenti finanziari in cui investono), soprattutto se sono “a leva”. Che fare, invece, con le azioni delle società legate al gas naturale? In passato ti abbiamo consigliamo una scommessa su due società. La prima è Cheniere Energy (156,51 Usd; Isin US16411R2085), uno dei più grandi esportatori di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Le azioni fino a fine novembre viaggiavano sui massimi storici, poi, complice la contrazione dei prezzi del gas, hanno ripiegato. A favore di una scommessa sul titolo c’è il fatto che gli Stati Uniti dovrebbero restare uno dei fornitori principali di gas per l’Europa – nel corso del 2022 le importazioni di gas naturale liquefatto dagli Usa hanno rappresentato circa il 40% di tutte le importazioni di tale gas per l’Europa – e, quindi, i volumi di attività del gruppo dovrebbero restare elevati. Questo significa prospettive di ampia liquidità che il gruppo ha già usato per ridurre il suo debito nel corso degli scorsi mesi e che dovrebbe essere dedicata in futuro anche agli investimenti e a far crescere i dividendi (al momento il rendimento non è granché, circa l’1% annuo lordo). A rendere una scommessa meno interessante c’è il fatto che il gruppo lavora già vicino al massimo della capacità disponibile e per vedere il frutto degli investimenti in capacità produttiva ci vorrà del tempo. Inoltre, il gruppo ha chiuso anche il terzo trimestre con una perdita di bilancio, deludendo le attese per un ritorno all’utile. Per tutti questi motivi riteniamo che se hai già acquistato in passato le azioni Cheniere puoi mantenerle, ma non è il caso di acquistarle ora. La seconda scommessa era sulle azioni Flex Lng (312,8 corone norvegesi; Isin BMG359472021), società di trasporto marittimo del gas naturale liquefatto. Anche i noli marittimi hanno ripiegato nel corso delle ultime settimane e questo ha determinato il calo del titolo, che fino a fine novembre era sui massimi storici. Anche in questo caso ci sono due aspetti da considerare. Da un lato, l’Europa sta rafforzando le infrastrutture per la rigassificazione e questo significa che continuerà a puntare sulle importazioni via nave di gas (che venga dagli Usa o dal Qatar per Flex Lng poco conta). Tutto questo è un bene per la società. Dall’alto c’è il fatto che la società ha la flotta già bloccata con contratti per tutto il 2023 e anche per parte del 2024: un fattore importante per la stabilità dell’attività, ma che mostra come la società stia già lavorando al massimo della potenzialità, in attesa di ampliamenti della flotta. Per quest’ultima ragione consigliamo anche per le Flex Lng di limitarti a mantenere le azioni che già hai. Se non le hai in portafoglio, non è il caso di acquistarle ora.
Le azioni Cheniere Energy sono state consigliate in chiave speculativa nella nostra analisi di luglio (vedi n° 1470). Da allora, nonostante il calo delle scorse settimane, sono ancora in guadagno del 18,6% (+14,3% in euro e dividendi inclusi, contro un progresso dell’1,6% delle altre azioni del settore energetico).
Le azioni Flex Lng sono state consigliate speculativamente sia nella nostra analisi di luglio (vedi n° 1470), sia in quella di fine agosto (vedi n° 1474 e 1475). Dal primo consiglio il guadagno è del 22,3% (+25,9% in euro e dividendi inclusi), mentre dal secondo la perdita è di circa il 6% (-9,2% in euro e dividendi inclusi, allineato al -9,4% delle altre azioni del settore energetico).
Le fonti energetiche “verdi” sono parte centrale del piano di affrancamento energetico dalla Russia. Per conoscere le opportunità di investimento azionarie nel settore vai su www.altroconsumo.it/investi/investire/investimenti-sostenibili.