Buoni propositi per l’anno nuovo

2022: un anno difficile
2022: un anno difficile
Tre sono stati i fenomeni che hanno sorpreso, in negativo, le Borse nel corso del 2022 e che ne hanno determinato un andamento in calo. Primo: la guerra in Ucraina, che ha determinato il rialzo dei prezzi dell’energia. Secondo: la corsa dell’inflazione, pur escludendo la componente energetica, più sostenuta del previsto, un fenomeno determinato anche dalle restrizioni pandemiche in Asia che hanno provocato problemi sulle catene d’approvvigionamento. Terzo: un’azione di rialzo dei tassi d’interesse da parte delle Banche centrali più sostenuto di quanto non ci si aspettasse. Dopo anni di politiche di “aiuto” alle Borse, queste ultime non potevano che pagare dazio dal cambio di passo. Per questa ragione, all’inizio di ottobre il ribasso medio delle Borse mondiali (dividendi esclusi) era arrivato a toccare circa il 25% rispetto ai valori di inizio anno. Poi, però, i mercati sembrano aver ritrovato un po’ di ottimismo. Anche in questo caso i motivi sono stati tre. Primo: una politica più morbida varata dalla Cina in termini di misure restrittive pandemiche dopo che il Paese ha visto nel corso dell’anno tutti i dati sulla crescita della ricchezza raffreddarsi molto – proprio l’allentamento delle misure ha però causato, a fine anno, un nuovo allarme Covid nel Paese. Secondo: i bilanci societari dei primi nove mesi dell’anno che, per molte società, hanno mostrato una capacità di resilienza che ha sorpreso positivamente. Terzo: qualche piccolo segnale di raffreddamento della corsa dell’inflazione. Sono stati, comunque, motivi di speranza non sufficienti a raddrizzare il bilancio: come vedi nel grafico “Un anno difficile”, pur tenendo conto dei dividendi e dell’andamento dei cambi, il ribasso finale delle Borse è in doppia cifra – circa l’11%.
Sempre nel grafico puoi vedere che ci sono state anche delle azioni che si sono comportate bene in questo anno difficile: sono quelle del settore energetico, complice il rialzo dei prezzi del petrolio e del gas in seguito alla guerra in Ucraina. Sul finire dell’anno, però, c’è stato un ripiegamento, sui timori legati alla minore domanda di energia da parte di alcuni Paesi occidentali. Ai prezzi attuali del greggio le società sono nelle condizioni di continuare a generare ampia liquidità da “girare” agli azionisti sotto forma di dividendi: ma tale prospettive sono già, a nostro parere, mediamente scontate dai prezzi delle azioni del settore in Borsa. Per questo, in generale, ti consigliamo di limitarti a mantenere le azioni delle società petrolifere. Altre azioni che hanno saputo reggere bene sono quelle della farmacia: oltre ad aver beneficiato della domanda legata alla pandemia, che ha sostenuto l’acquisto di test diagnostici e vaccini, c’è la tendenza tradizionale di queste azioni a sapere reggere meglio di altre quando ci sono dubbi e timori sulla crescita economica. Non tutte le azioni del settore, però, hanno chiuso bene l’anno: Roche GS (290,50 franchi svizzeri; Isin CH0012032048) hanno, per esempio, pagato dazio (ribasso di circa il 23% in un anno) per effetto di alcune attività di ricerca che non hanno prodotto i risultati sperati. Riteniamo, però, che la penalizzazione inflitta a queste azioni sia stata eccessiva: secondo noi, meritano un acquisto in un’ottica di lungo periodo.
Se ci hai seguito nel corso dell’anno, non ti sorprenderà trovare tra i titoli peggiori dell’anno quelli del settore tecnologico: i tassi d’interesse elevati condizionano le prospettive di crescita di alcune società del settore e il mercato ha preferito passare all’incasso dopo un 2021 brillante. Questo non vuole dire, tuttavia, che nel settore non ci possano essere dei titoli su cui vale la pena investire. Per esempio, le azioni Microsoft (239,82 Usd; Isin US5949181045) presentano delle prospettive di crescita, complice la forza nelle attività cloud e il coinvolgimento nella creazione del metaverso, su cui, secondo noi, vale la pena puntare. Le azioni Microsoft meritano un acquisto. Tra le altre azioni che si sono comportate peggio quest’anno ci sono quelle del settore automobilistico, gravate dai ritardi nelle consegne, dal rallentamento della domanda che si è registrata in Cina e dagli investimenti per l’evoluzione verso il settore elettrico.
Il 2023 sarà un anno difficile per le Borse o le speranze che si sono intraviste sul finire dell’anno aiuteranno la ripresa? Come sempre, tutto dipenderà dalle sorprese: se la corsa dell’inflazione dovesse rallentare bruscamente e l’economia mondiale dovesse reggere – limitata contrazione economica o scampato pericolo di recessione – allora le Borse potrebbero tornare a salire. Noi, come sempre, seguiremo da vicino l’evolversi della situazione e adegueremo prontamente le nostre strategie d’investimento.
Australia: -5,4%; -6%
Canada: -9,2%; -9,8%
Cina: -18%; -12,6%
Corea: -24,9%; -24,8%
Giappone: -9,4%; -15,7%
Indonesia: +7,2%; +4,5%
Messico: -9%; +1,8%
Regno Unito: +0,9%; -4,5%
Svezia: -15,6%; -21,8%
Stati Uniti: -19,4%; -14,2%
Svizzera: -16,7%; -12,6%
Anno non brillante per le azioni del settore bancario: le svalutazioni per le attività in Russia e i timori di un rallentamento economico hanno compensato le attese per ricavi maggiori determinati dall’aumento dei tassi d’interesse. Lo stop al “doping” da parte della Banca centrale europea rischia di pesare soprattutto sui titoli bancari italiani. Non acquistare.
Siamo convinti che le auto impiegheranno sempre più microchip e diventeranno sempre più intelligenti: una prospettiva di cui Melexis (81 euro; Isin BE0165385973), che realizza componenti tecnologiche soprattutto per le auto, può approfittare. Il titolo ha risentito della debolezza dei settori d’appartenenza nel 2022, ma, secondo noi, merita un acquisto.
La linea in grassetto rappresenta l’andamento medio delle Borse mondiali, quella sottile rappresenta l’andamento medio delle azioni tecnologiche, mentre quella di peso intermedio l’andamento delle azioni dell’energia. Gli indici utilizzati per la costruzione del grafico sono quelli forniti da Refinitiv Datastream. I dati sono in euro e tengono conto dei dividendi pagati nell’anno.
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