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Analisi

Che ne è stato delle regole sul Pos

un mese fa - lunedì 30 gennaio 2023
Come è andata a finire con le regole riguardo i pagamenti elettronici e quali sono gli impatti delle novità per Nexi?
schermo

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Riguardo ai pagamenti elettronici, due erano le novità che il Governo aveva provato a inserire nella legge di bilancio 2023: la prima era l’annullamento delle sanzioni per chi non accettava pagamenti con il Pos fino a 60 euro, la seconda era l’innalzamento del tetto all’uso del contante da 1.000 a 5.000 euro. Sul primo punto il Governo ha fatto marcia indietro e ha cancellato la norma: resta l’obbligo di accettare pagamenti digitali (bancomat, carta di credito o app) di qualsiasi importo, anche minimo, e restano le sanzioni previste per chi si rifiutasse di accettare tali pagamenti digitali (30 euro a cui sommare il 4% del valore della transazione per cui è stato rifiutato il pagamento). Sul secondo punto, invece, il limite all’utilizzo del contante è passato a 5.000 euro. Tutto ciò che risvolti ha sulla società di gestione dei pagamenti elettronici Nexi (8,13 euro; Isin IT0005366767)?

L’andamento delle azioni del settore dei servizi di pagamento è stato molto ballerino nel corso degli ultimi due mesi: dopo una discesa brusca nel corso del mese di dicembre, c’è stato un rimbalzo in questi primi giorni dell’anno, complice la speranza di una contrazione economica meno severa del previsto nel 2023.

sospiro di sollievo in un contesto ancora nuvoloso

Secondo noi, le novità per Nexi sono positive: lo scontrino medio pagato tramite i servizi della società è storicamente di poco superiore ai 60 euro; l’innalzamento del tetto al contante a 5.000 euro non impatta troppo sui conti di Nexi, mentre il mantenimento delle sanzioni per il rifiuto dei pagamenti digitali non può che giocare a favore dei suoi introiti. Non per nulla, dal nostro secondo consiglio d’acquisto speculativo di fine dicembre (vedi n° 1490) le azioni Nexi han guadagnato il 10,5% contro un progresso del 5,1% delle altre azioni del settore dei servizi finanziari (in euro e dividendi inclusi) e del 12,1% della Borsa di Milano. Dal primo consiglio di fine novembre (vedi n° 1487), però, il risultato è meno buono: le azioni Nexi hanno registrato una perdita del 5%; più contenuta rispetto a quella di altre società del settore come Worldline (41,37 euro, Isin FR0011981968; -10,9%, non acquistare) e Adyen (1.376 euro, Isin NL0012969182; -7,9%, non acquistare), ma è comunque un risultato non brillante se si pensa che sullo stesso periodo, per esempio, la Borsa di Milano ha guadagnato il 7,4%.

Quando porzioni di debito arrivano in scadenza, spesso vengono rifinanziate con ulteriori linee di credito. In uno scenario di rialzo dei tassi d’interesse c’è il rischio che il costo degli oneri finanziari possa salire e pesare sui bilanci.

E il certificate su Nexi?

A dicembre (vedi n° 1490) avevamo suggerito anche una scommessa sul certificate Cash Collect con effetto memoria Autocallable 22/07/2025 (96 euro; Isin DE000HB8KNR8), legato alle azioni Nexi: era un modo alternativo all’investimento diretto sull’azione per cercare di limitare un po’ il rischio della scommessa. Da allora, complice il buon andamento di Nexi, il certificate è salito del 3,3% a cui, però, devi sommare i 2 euro per certificate pagati come “cedola” a gennaio – fatto che porta il guadagno a circa il 5,5%. Non sorprende che il risultato sia lievemente inferiore a quello ottenuto direttamente puntando sulle azioni Nexi sullo stesso periodo (+10,5%), viste le “tutele” che il certificate offre. Se hai già comprato il certificate puoi ancora mantenerlo, se non l’hai acquistato non lo acquistare ora – il potenziale di guadagno se compri ora, da qui al 20 aprile, scadenza possibile del certificate, è del 6,25% lordo, mentre per chi ha acquistato a dicembre, al 20 aprile sfiora il 12% (a fronte di un solo mese in più d’investimento).

gli elementi di inquietudine…

Due sono i motivi di questo andamento non entusiasmante. Primo: il timore di una recessione in Europa che condizionerebbe le spese di beni voluttuari (sono quelle che maggiormente si pagano in modo digitale) mentre alcune spese irrinunciabili, come quelle per le bollette, vengono spesso pagate con addebito diretto sul conto corrente. Secondo: il contesto di generale rialzo dei tassi che penalizza, in generale, i titoli del settore tecnologico – e qui, per quanto applicato ai servizi finanziari, stiamo parlando comunque di fornitori di infrastrutture tecnologiche. Ricorda, inoltre, che Nexi, complici le acquisizioni fatte nel corso degli anni, è abbastanza indebitata: in un contesto di rialzo dei tassi d’interesse, non è una situazione ideale.

… e quelli a favore di una scommessa (rischiosa)

Resta il fatto che Nexi opera in un mercato, come quello italiano (opera anche all’estero, ma l’Italia è molto rilevante), che è tra quelli più “indietro” in Europa nella diffusione dei pagamenti digitali: ci sono ampie prospettive di crescita. Ci aspettiamo che, nelle prossime settimane, il gruppo possa presentare aspettative di crescita dei ricavi per il 2023 comprese tra il 7% e il 9%, nonostante il contesto economico generale difficile. Si tratterebbe di prospettive, a nostro parere, ancora sottovalutate dal mercato: gli indicatori di convenienza del titolo risultano generalmente migliori per Nexi rispetto a quelli dei diretti concorrenti – per esempio, il rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi nel 2023 è pari a 14 per Nexi, contro il 16,8 di Worldline e il 55,7 di Adyen (pensa all’indicatore come al prezzo al chilo delle mele, più è basso, più sono convenienti). Per questo, a nostro parere, una scommessa sulle azioni Nexi ci può ancora stare. Attenzione: non è per gli investitori prudenti. Permangono, infatti, degli elementi di rischio (già citato, per esempio, il rischio di contrazione delle spese dei consumatori), tra cui ancora quello regolatorio a livello italiano. Se il Governo ha fatto marcia indietro sulla “franchigia” dei 60 euro, ha comunque inserito nella legge di bilancio una norma che prevede l’istituzione di un tavolo tra esercenti e gestori dei pagamenti digitali (circuiti inclusi) per la definizioni di commissioni trasparenti e proporzionali al valore delle singole transazioni. Entro fine marzo deve essere trovato un accordo per ridurre le commissioni di incasso sui pagamenti digitali entro i 30 euro per esercenti e professionisti i cui ricavi non siano superiori ai 400.000 euro, pena il pagamento da parte dei gestori dei pagamenti digitali (Nexi inclusa) di una sanzione, per il 2023, pari al 50% degli utili derivanti dalle commissioni di incasso per pagamenti entro i 30 euro. Lo riteniamo un rischio regolatorio abbastanza limitato (Nexi, per esempio, sta già offrendo il rimborso delle commissioni per i pagamenti entro 10 euro), ma è da tenere presente perché potrebbe contribuire a condizionare l’andamento del titolo nei prossimi mesi. La scommessa si fa con un’ottica di medio/lungo periodo. Nelle prossime settimane continueremo a occuparci di come è finita con un altro tema particolarmente caldo previsto nella legge di bilancio: l’affrancamento sulle quote dei fondi comuni d’investimento. Continua a seguirci! n

IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELLA JUVENTUS IN BORSA

 Calo settimanale del 7,9% per le azioni Juventus (0,302 euro; Isin Isin IT0000336518) dopo che la giustizia sportiva ha comminato 15 punti di penalizzazione alla squadra nella classifica di Serie A e inflitto pene ad alcuni dirigenti della società. La contestazione riguarda l’emersione di plusvalenze, guadagni contabili legati alla cessione e all’acquisto dei giocatori, per imbellettare i bilanci della società. La Juventus ha preannunciato che farà ricorso, ma le incognite sono molto elevate e le strade della giustizia ordinaria e della giustizia sportiva potrebbero intrecciarsi in futuro. L’indagine della procura di Torino potrebbe far emergere ulteriori elementi critici. Anche se la Juventus riuscisse a qualificarsi per delle competizioni europee, la Uefa potrebbe decidere la sospensione unilaterale della squadra da tali competizioni e questo significherebbe minori introiti e, quindi, un peggioramento della situazione dei bilanci. Tutto questo senza considerare che molti giocatori potrebbero decidere di lasciare la squadra a fine stagione: il che potrebbe pesare sui risultati sportivi e sugli introiti (anche di tifosi allo stadio) e, quindi, avere conseguenze negative sui prezzi di Borsa dell’azione. Per tutti questi motivi, non possiamo che confermarti il consiglio che già ti avevamo dato nella nostra ultima analisi del novembre scorso: non acquistare le azioni Juventus, nemmeno in chiave speculativa. Il consiglio vale anche per tutte le azioni delle altre società di calcio: oltre a una situazione di bilancio mediamente poco rosea – in generale le società del settore, anche quelle blasonate estere, spesso non sono in utile – l’indagine sulla Juventus potrebbe far emergere irregolarità a livello di plusvalenze anche in altre squadre o, in ogni caso, generare una stretta ulteriore della Uefa sul cosiddetto “fair play finanziario”. Le incertezze sono troppo elevate e le azioni del settore sono mediamente care: stanne alla larga. 

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