Prezzo di riferimento al momento dell'analisi (31/01/23): 17,88 euro
Consiglio: vendi
Per quanto aiutati dalla ridefinizione di alcuni contratti con la Banca centrale europea e da alcuni vantaggi fiscali, i conti dell’ultimo trimestre di Unicredit hanno mostrato una resilienza della banca e del contesto economico generale inaspettata.
In particolare, colpiscono due dati. Primo: la contrazione dei ricavi commissionali, pur in un anno difficile per le Borse, si è attestata per Unicredit a solo il 4,5%, venendo ampiamente compensata dal già previsto aumento dei ricavi “da interessi” (tradizionale attività di concessione dei prestiti). Secondo: nonostante la corsa dell’inflazione, i crediti in difficoltà sono scesi e questo ha determinato la necessità di minori accantonamenti (costi) sul bilancio. Di conseguenza non solo l’utile per azione (3,12 euro per azione), ma anche la remunerazione per gli azionisti (dividendo e acquisti azioni proprie) sono stati superiori alle attese.
Sono dati che sembrano confermare l’ottimismo generale sulla tenuta dell’economia che si è diffuso in questo avvio d’anno sulle Borse e anche le previsioni di Unicredit per il 2023 sono improntate a un moderato ottimismo.
Noi abbiamo rivisto le nostre stime sui conti del gruppo al rialzo e confermiamo che il titolo risulta, come già nei mesi scorsi, correttamente valutato.
Restiamo, però, convinti di una necessaria prudenza sul consiglio, soprattutto alla luce delle manovre della Banca centrale europea e degli effetti sul valore dei nostri titoli di Stato – Unicredit ne ha tanti in pancia e la Banca centrale europea dovrebbe ridurre gli acquisti nei prossimi mesi, con conseguenti potenziali rischi di contrazione del loro valore. Questo, unito al rischio ancora esistente di recessione (per quanto moderato) ci porta a confermare il giudizio prudente: vendi.
Valutando l'investimento in un'ottica di più lungo periodo (ultimi cinque anni), il risultato offerto dalle azioni Unicredit, nonostante il rimbalzo recente, resta comunque peggiore di quello di Piazza Affari, che a sua volta si è comportata peggio delle altre Borse mondiali e che resta al di fuori delle nostre strategie d'investimento.