Alla guida della DAF

DAF
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La DAF nasce come società olandese, ma da metà degli anni ’90 diventa di proprietà dell’americana Paccar (69,9 Usd; Isin US6937181088), oggi specializzata sul settore dei veicoli commerciali: oltre quelli a marchio DAF, vende i marchi Kenworth e Peterbilt; inoltre, è operativa nei ricambi e nel finanziamento/leasing per acquistare gli stessi veicoli commerciali. Opera principalmente in Nord America (60% delle vendite con il 30% della quota di mercato di autocarri oltre le 16 tonnellate), ma ha una presenza rilevante anche in Europa (26% delle vendite) e Australia (24% di quota di mercato).
Paccar viene fondata nel 1905 come società attiva nelle attrezzature per l’industria ferroviaria e forestale. I suoi primi camion sono del 1934 e via via si è specializzata sulla produzione di autocarri pesanti di fascia alta. Tra i principali concorrenti ci sono Daimler, Volvo e Traton.
Tre i punti di forza. Primo: quasi ovunque la flotta di veicoli commerciali in circolazione sta invecchiando. Paccar lavora sull’innovazione (soprattutto per i camion più grandi), in particolare in termini di efficienza energetica. Questo garantisce buone prospettive di mercato e tiene elevata la sua reputazione, fatto che le consente di aumentare i prezzi, compensando la salita dei costi. Secondo: le due attività “ricambi” e “servizi finanziari” cominciano ad avere un peso rilevante sull’attività del gruppo, passando dal 35% del 2002 al 53% del totale nel 2022. Questo è molto rilevante perché, in caso di recessione, le minori vendite sui veicoli commerciali potrebbero essere “tamponate” dalle maggiori vendite di ricambi. Terzo: le prospettive di mercato sono favorite anche dal piano di rilancio dell’economia Usa deciso dall’attuale amministrazione americana, centrato sui grandi progetti infrastrutturali – sosterrà per diversi anni la domanda di autocarri di grandi dimensioni nei cantieri del Paese. Esistono, però, anche delle criticità. Primo: la gestione del gruppo è piuttosto conservativa. Significa che mira all’eccellenza in prodotti su cui è già presente da tempo, ma investe meno nello sviluppo di progetti alternativi come quelli dei veicoli elettrici o a idrogeno. Secondo: non è praticamente presente in India e Cina, nonostante il potenziale economico di questi Paesi. Terzo: pur con gli “airbag” visti in precedenza, si tratta di una società pienamente esposta al rischio di rallentamento economico negli Usa.
Paccar ha chiuso il 2022 con ricavi e utile per azione in crescita, rispettivamente, del 22% del 62% rispetto al 2021. Grazie alla spinta arrivata dell’attività “ricambi”, negli ultimi 20 anni ha registrato una crescita media annua del 9% per i ricavi e del 13% per gli utili.
Le società asiatiche mostrano una preferenza a relazionarsi con le realtà europee del settore: per questo Paccar teme che gli investimenti in Asia possano rendere meno del previsto.
Alla luce di queste caratteristiche, abbiamo effettuato una stima sull’evoluzione dei conti del gruppo nei prossimi anni e, pur prevedendo per il 2024 utili inferiori a quelli del 2022 e del 2023, nel complesso ai prezzi attuali le azioni Paccar, a nostro parere, valgono un investimento. In prima battuta, la qualità dei conti del gruppo risulta migliore rispetto a quella dei concorrenti sul mercato – in particolare, la redditività dei capitali investiti nel gruppo negli anni tra il 2017 e il 2021 (non includiamo il 2022 in quanto i bilanci potrebbero non essere definitivi per tutte le società del settore) è stato di circa il 20%, un valore quasi doppio rispetto a quello medio dei concorrenti. Secondo: nonostante la salita delle azioni registrata negli ultimi anni, diversi indicatori di convenienza del titolo risultano ancora migliori rispetto a quelli medi storici. Terzo: anche nel confronto con gli indicatori di convenienza di altri titoli del settore, quelli di Paccar non escono male – per esempio, il rapporto tra il valore complessivo aziendale (mezzi propri + debiti) e l’utile industriale atteso al 2024 è pari a 9,7 per Paccar contro il 12,3 di CNH Industrial (13,34 euro, Isin NL0010545661; vendi). Insomma, Paccar è un’eccellenza del suo settore, negli ultimi trimestri ha saputo battere costantemente le attese del mercato e riesce a finanziare investimenti e dividendi senza ricorrere all’indebitamento. Certo, se ci sarà un forte rallentamento economico negli Usa le azioni ne risentiranno, ma si tratterà comunque di scivolate destinate a essere riassorbite nel tempo. Puoi acquistare le azioni in ottica di lungo periodo. Da questa settimana saranno da noi costantemente seguite quindi troverai ogni giorno il consiglio aggiornato sul sito www.altroconsumo.it/investi.
Le azioni Paccar si comprano sul listino americano del Nasdaq, di solito facilmente raggiungibile tramite i servizi di trading online delle banche italiane.
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