Petrolio: crisi di breve durata?

Grafico e barili
Grafico e barili
La previsione di un nuovo record per la domanda di petrolio può sembrare sorprendente in un momento in cui le economie europee stentano a crescere, e anche sugli Usa incombe un rischio recessione, ma la domanda globale di idrocarburi, di petrolio in particolare, è, in crescita. Anche se l'economia globale richiede meno idrocarburi in proporzione al Pil (Prodotto interno lordo), la popolazione mondiale e il Pil dell'intero pianeta sono in crescita, e di conseguenza aumenta la domanda energetica.
La ripresa dell’economia in Cina - rafforzata a febbraio, con la forte accelerazione dell'attività in tutti i rami dell'economia – giustifica, solo in parte, questa previsione. La Cina è una vera e propria locomotiva per molti Paesi emergenti: l’aumento di richiesta di materie prime che sta creando finirà per sostenere la domanda globale di petrolio, spinta anche dalla ripresa del trasporto aereo e dall'accelerazione del commercio mondiale.
All’inizio del 2023 le azioni del settore petrolifero sono state vittime di ondate di vendite per incassarne i guadagni.
Un'offerta già sotto stress
Per ora, i mercati sono ben riforniti: i prezzi elevati registrati nel 2022 hanno spinto i produttori di idrocarburi a aumentare la produzione. L’abbondanza delle forniture provoca però un calo dei prezzi degli idrocarburi, rendendo meno interessanti nuovi investimenti nel settore. Senza contare che l'aumento dei tassi di interesse rende più costoso il finanziamento di qualsiasi nuova operazione.
Inoltre, le sanzioni contro la Russia le impediscono di mantenere la propria produzione ai livelli precedenti la guerra in Ucraina e, non avendo molti sbocchi per il suo petrolio, il Paese esporta i suoi prodotti a prezzi ben al di sotto di quelli di mercato. Non per nulla Mosca, nel tentativo di sostenere i suoi prezzi di vendita, ha deciso di ridurre del 5% la produzione.
Nell'immediato, gli altri grandi produttori - come Stati Uniti, Arabia Saudita, Canada, Norvegia e Brasile – cercheranno di produrre il massimo possibile per compensare il calo della produzione russa, ma il settore degli idrocarburi ha grandi difficoltà a ottenere i finanziamenti necessari per nuovi progetti, tanto che questa mancanza di investimenti, destinata a perdurare, finirà prima o poi per limitarne la capacità produttiva.
Nei prossimi anni potremmo assistere a dei picchi dei prezzi del petrolio con conseguenti impatti sull'inflazione.
Buone le aspettative sulle società che seguiamo
Le prospettive per il 2023 restano positive, sempre che i prezzi del brent superino la soglia dei 90 Usd al barile, scenario che ci sembra il più probabile. Forte dei suoi buoni risultati 2022, l’americana Chevron (153,20 usd, US1667641005, mantieni) ha appena annunciato un rafforzamento del piano di acquisto di azioni proprie e un aumento della produzione di petrolio del 3% annuo fino al 2027 grazie a maggiori investimenti negli Stati Uniti. La sua connazionale Exxon Mobil (101,62 usd, US30231G1022, mantieni) continua a investire pesantemente in Guyana. La britannica BP (486,80 p., GB0007980591, mantieni) cerca di ridurre la sua sottovalutazione in Borsa rispetto ai concorrenti americani rallentando la sua transizione energetica e riducendo la sua produzione di petrolio e gas solo del 25% (contro il 40% precedentemente annunciato) nel 2030 rispetto al 2019. La francese TotalEnergies (53,27 euro, FR0000120271, mantieni), forte di un solido bilancio, conferma la sua strategia verso le energie a basse emissioni di carbonio, tanto che non esita ad acquisire gruppi del settore come Eren, e aumenta, al contempo, il dividendo e gli acquisti di azioni proprie.
Il settore petrolifero europeo - nel mirino dei legislatori che minacciano tasse sui guadagni e cercano di ostacolarne i nuovi investimenti - punta di più nella transizione energetica, ma è meno valorizzato in Borsa (6,3 il rapporto prezzo/utili) rispetto a quello statunitense (dove questo rapporto è 10). In generale il settore petrolifero con un rapporto medio prezzo/utili pari a 9,5 non è caro e le sue azioni meritano un posto in portafoglio.
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