Prezzo al momento dell'analisi (chiusura di oggi 22/06/2023): 0,259 euro
Come era ormai nelle attese del mercato, visti i pareri dei consulenti, i vertici di Telecom Italia hanno dato la loro “preferenza” all’offerta del fondo Usa, ma le incognite non sono affatto terminate, e infatti il titolo (grassetto, base 100; la linea sottile è la Borsa) ne ha sofferto. Limitati a mantenere.
Due gli aspetti che, secondo i consulenti, rendevano più appetibile l’offerta di KKR (23 miliardi di euro) per acquisire NetCo, la società in cui Telecom Italia farà confluire la sua rete. Non solo l’aspetto economico, ma anche minori difficoltà sul fronte antitrust, visto che KKR è attualmente poco presente in Italia (ha “solo” il 37,5% della rete secondaria Fibercop) mentre nella cordata avversaria Macquarie è azionista al 40% di Open Fiber e Cdp possiede l’altro 60%. L’esito di tutto questo è che i vertici di Telecom hanno concesso a KKR l’esclusiva nelle trattative fino a fine settembre. E ora? Secondo le ipotesi più accreditate, il futuro potrebbe essere disegnato in questo modo: KKR acquista NetCo per la sua totalità o con la partecipazione di altri soggetti (tra cui potrebbe esserci la stessa Telecom, che oggi ha il 100% di NetCo e potrebbe mantenerne una quota). Poi, dopo un ammodernamento della rete e quindi un aumento del suo valore, KKR potrebbe uscire dall’investimento con la quotazione di NetCo in Borsa, mentre una quota della società potrebbe restare nelle mani del Governo (un po’ come già accade con altre società semi-pubbliche, ad esempio Terna). Ma allora, perché il titolo Telecom non ne ha beneficiato? Perché le incognite sono, a dir poco, numerose. La principale è il ruolo di Vivendi, azionista di Telecom Italia con il 23,75% del capitale: da tempo i francesi si oppongono a questa offerta, giudicandola insufficiente e attribuendo alla rete un valore di 30 miliardi. Con quasi un quarto del capitale, potrebbero dare del filo da torcere all’assemblea degli azionisti che dovrà approvare l’operazione: non a caso, la battaglia legale si sta svolgendo anche sul fatto che l’assemblea debba essere ordinaria, come vogliono i vertici di Telecom, o straordinaria, come vuole Vivendi perché in questo caso la maggioranza richiesta è più alta, e quindi il suo "potere di veto” è più forte). La seconda incognita riguarda le trattative di Cdp con Macquarie per lo “spezzatino” di Open Fiber, specialmente se Cdp volesse avere un ruolo non minimale nell’azionariato di NetCo. Insomma la situazione resta più che mai intricata, e questo spiega la cautela del mercato, a cui ci associamo: limitati a mantenere i titoli che già hai, senza speculare acquistandolo ora.