L’inflazione (e non solo) colpisce il vino

Vino
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A poco più di due mesi di distanza, vedi Investi 1516, torniamo a fare il punto sul settore del vino, su cui ti avevamo consigliato di puntare per scommettere sulla ripresa dei consumi mondiali post pandemia. Lo facciamo in occasione dell’inizio della vendemmia 2023, che inizia dopo un’estate difficile non solo per le condizioni climatiche, ma anche per la mancata riprese dei consumi, dovuta principalmente all’aumento dei prezzi. Pur facendo parte della tradizione enogastronomica europea, il vino non è più considerato una presenza indispensabile a tavola, ma viene considerato quasi un bene voluttuario: la vendemmia 2023 parte, almeno in Italia, stando agli operatori del settore, con le cantine ancora piene di bottiglie della vendemmia 2022. Una situazione, quella dello stallo delle vendite che ha colpito per lo più i vini rossi e, identicamente, diversi Paesi europei (Francia in primis, seguita da Spagna e Portogallo), ma non ha risparmiato anche i vini bianchi, e, in misura minore, le bollicine (approfondiremo questo concetto nei prossimi numeri).
Augurarsi una vendemmia scarsa quantitativamente può sembrare davvero un paradosso. Tuttavia, la vendemmia 2023 parte, secondo gli operatori di settore, con un invenduto importante del 2022, ancora depositato nelle cantine. Una situazione, non positiva, comune un po’ a tutti i Paesi europei e che si accompagna alla contrazione dei prezzi praticati dai produttori, ansiosi di non perdere quote di mercato applicando prezzi troppo alti. Una vendemmia non troppo abbondante aiuterebbe a non peggiorare la situazione degli invenduti.
In questo panorama poco confortante per le vendite di vino, il gruppo svedese Viva Wine (34,1 sek; Isin SE0017084361) ha chiuso il 1° semestre 2023 con dati discreti, che mostrano una crescita nei ricavi (+3,2% nei primi sei mesi, +4,8% nel secondo trimestre, confermandosi come primo rivenditore di vini nei Paesi scandinavi (il canale di vendita tradizionale copre ancora oltre l’80% delle vendite, ma il canale online Viva e.com, piuttosto recente, sta contribuendo a incrementare le vendite). Purtroppo, l’aumento dei costi (in particolare per le materie prime), l’effetto cambio negativo, dovuto alle fluttuazioni della corona svedese e norvegese, che, nel periodo, e la volontà di Viva Wine di contenere il rialzo dei prezzi dei prodotti, hanno perso terreno rispetto all’euro, hanno inciso negativamente sui risultati del gruppo, che ha chiuso comunque in positivo il semestre, ma con un utile in calo di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Già da tempo il gruppo svedese sta cercando di espandere il proprio mercato, con l’acquisizione della piattaforma tedesca Vicampo, all’Europa centrale. Il gruppo punta a rendere pienamente operativo il tutto prima del periodo natalizio, tradizionalmente favorevole alle vendite. Le previsioni per l’intero 2023 restano all’insegna della prudenza: a metà giugno ti abbiamo consigliato di mantenere i titoli in tuo possesso, senza incrementarne la quota. Ti rinnoviamo qui il consiglio.
Per il momento, la tanto attesa ripresa dei consumi di vino nei Paesi extra-europei non c’è stata. Anzi, la perdurante incertezza ha avuto come effetto un’ulteriore contrazione dei consumi.
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